«Non sono i killer della pescheria»
Un annullamento delle due condanne depositato la scorsa notte in Cassazione, che non prevede il rinvio ad un'altra udienza. Le due assoluzioni vanno ritenute definitive. Dieci anni fa - era il 16 febbraio del 2003 - furono massacrati per errore Filippo Ciletti e Gennaro Manfredi, due impiegati della pescheria del rione Mercato, che non erano il vero obiettivo dei killer.
Riuscì infatti a sfuggire ai proiettili il titolare del negozio, grazie alla prontezza di riflessi e a un vetro blindato che proteggeva il vano interno dell'esercizio commerciale. Da allora furono arrestati i fratelli Luongo, ritenuti affiliati ai Reale-Rinaldi e condannati come esecutori materiali del duplice delitto in assise e in assise appello. Difesi dal penalista Saverio Senese, ieri i due imputati Luongo sono stati scagionati.
Decisivo un interrogatorio del pentito Giuseppe Misso jr (nipote omonimo dell'ex boss della Sanità), che spiegò un retroscena inedito: fu la camorra dei Mazzarella a spingere un testimone ad accusare i due Luongo, attraverso un riconoscimento informale poi finito a dibattimento. Un retroscena che venne rivelato a Misso jr da Edoardo Bove, ex boss di forcella, ucciso qualche anno fa in vico Sant'Agostino alla zecca: la camorra - ha spiegato il pentito - voleva sbarazzarsi di quei due, costruendo una finta prova da dare in pasto ai giudici.
di Leandro Del Gaudio
Assolti dopo dieci anni, ritenuti innocenti in extremis, al termine dell'ultimo snodo giudiziario. È stata la sesta sezione della corte di cassazione a scagionare i fratelli Luigi e Salvatore Luongo, condannati in primo e in secondo grado a ventinove anni ciascuno, come i killer che entrarono in azione in una pescheria del rione Mercato.Un annullamento delle due condanne depositato la scorsa notte in Cassazione, che non prevede il rinvio ad un'altra udienza. Le due assoluzioni vanno ritenute definitive. Dieci anni fa - era il 16 febbraio del 2003 - furono massacrati per errore Filippo Ciletti e Gennaro Manfredi, due impiegati della pescheria del rione Mercato, che non erano il vero obiettivo dei killer.
Riuscì infatti a sfuggire ai proiettili il titolare del negozio, grazie alla prontezza di riflessi e a un vetro blindato che proteggeva il vano interno dell'esercizio commerciale. Da allora furono arrestati i fratelli Luongo, ritenuti affiliati ai Reale-Rinaldi e condannati come esecutori materiali del duplice delitto in assise e in assise appello. Difesi dal penalista Saverio Senese, ieri i due imputati Luongo sono stati scagionati.
Decisivo un interrogatorio del pentito Giuseppe Misso jr (nipote omonimo dell'ex boss della Sanità), che spiegò un retroscena inedito: fu la camorra dei Mazzarella a spingere un testimone ad accusare i due Luongo, attraverso un riconoscimento informale poi finito a dibattimento. Un retroscena che venne rivelato a Misso jr da Edoardo Bove, ex boss di forcella, ucciso qualche anno fa in vico Sant'Agostino alla zecca: la camorra - ha spiegato il pentito - voleva sbarazzarsi di quei due, costruendo una finta prova da dare in pasto ai giudici.
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