domenica 12 maggio 2013

Il pentito e l'asse mafiosa con il Canada: ecco come è nato il duplice omicidio di Bagheria

Giuseppe Salvatore Carbone, 43 anni, è il "soldato" di Cosa Nostra che ha svelato i segreti dell'operazione che ha portato all'eliminazione di "Joe Bravo" e del suo amico, Fernando Pimentel, entrambi legati alla famiglia di Vito Rizzuto, capomafia di Toronto

 


BAGHERIA. Aveva paura che un Rolex d’oro, appartenuto ad un boss mafioso ucciso, lo incastrasse. Non ha retto più la pressione e si è pentito. E’ entrato in caserma che era accusato “solo” di spaccio di droga, ci è rimasto con l’accusa di duplice omicidio. Giuseppe Salvatore Carbone, 43 anni, è il soldato della cosca di Bagheria che ha svelato l’intrigo di mafia siculo-canadese, indicando il luogo dove erano nascosti i cadaveri di “Joe Bravo”, ovvero lo spagnolo Juan Ramon Fernandez Paz, e del suo amico, il portoghese Fernando Pimentel, entrambi legati alla famiglia di Vito Rizzuto, capomafia di Toronto.
 
Il “pentimento” è arrivato mercoledì mattina all’alba, quando è stato arrestato nella retata contro il mandamento di Bagheria e già dentro l’auto dei carabinieri ha iniziato a parlare. Giuseppe Carbone faceva parte del gruppo di fuoco del mandamento, chiamato a svolgere una missione pericolosa per conto dei "cugini canadesi": doveva eliminare un tipo tostissimo come “Joe Bravo”, trafficante internazionale di droga, un armadio a due ante e istruttore di arti marziali. Come riporta l’edizione cartacea del Giornale di Sicilia, in edicola oggi, “Bravo” era un violento, sospettato di avere massacrato di botte la sua ex fidanzata ballerina.  Era il 9 aprile e da allora nessuno più ebbe notizie di “Joe Bravo” e del compare Pimentel. Sono scattati così i fermi dei fratelli Scaduto, ma le indagini non sono certo concluse. I due fermati sono indicati come gli esecutori materiali, resta da chiarire chi abbia dato l’ordine di morte.

Nessun commento:

Posta un commento