Contestati acquisti ingiustificati per 30mila euro: anche abiti e Montblanc con la carta di credito della Provincia
Centoventotto spese ingiustificate fatte con la carta di credito aziendale per un ammontare superiore ai 30mila euro, uso improprio di due schede carburante, prelievi in contanti dalle casse aziendali per 21mila euro : sono i presunti abusi contestati a Carlo Pandolfi, direttore dell’Asub (la partecipata della Provincia che provvede alla manutenzione degli stabili della stessa amministrazione, a cominciare dagli istituti scolastici)dal commissario liquidatore Biagio Giliberti. Nell’elenco delle spese pazze figurano anche acquisti per migliaia di euro in negozi di abbigliamento e una cena a Parigi.
La raccomandata è partita l’8 gennaio e al dipendente sono stati dati, come previsto dalla norma, cinque giorni per le controdeduzioni che, però, fino al tardo pomeriggio di ieri, non erano ancora state recapitate. Il provvedimento arriva in una situazione di estrema tensione: la partecipata è in liquidazione e il suo futuro è incerto. Sono stati per primi i revisori dei conti in due successivi verbali del giugno e dell’ottobre del 2012 a segnalare le supposte anomalie che hanno dato il via a uno screening dettagliato necessario per mettere ordine nei conti dell’azienda. Intanto si lavora a un piano industriale che permetta alla partecipata di sopravvivere e ai dipendenti di conservare un posto di lavoro. I conti dell’azienda sono passati al setaccio e questo potrebbe far emergere anche nuove irregolarità.
Quello che è già stato evidenziato dall’indagine in corso è al limite del ridicolo. Qualche esempio. A giugno del 2007 la carta di credito consegnata dall’Asub a Pandolfi è stata utilizzata per acquistare un biglietto ferroviario da Napoli a Milano. Costo 305 euro. Nel settembre dello stesso anno sono stati pagati 89 euro alla farmacia Cannone, a dicembre sono stati spesi 400 euro da Tramontano, un affermato negozio di pelletteria e altri 500 da «Follie d’argento». Ai primi del 2008 risulta, invece, un acquisto per 320 euro presso «Genny calzature» mentre da Fnac vengono comprati due cordles per 259 euro. Nel 2009 il direttore si dedica alla moto e spende 100 euro alla «Casa dello scooter» per un oggetto non specificato. Qualche settimana dopo torna nello stesso negozio e per 135 euro compra una giacca traspirante e per 35 euro guanti e cappello.
E l’anno dopo cambia negozio per comprare un altro casco (139 euro). Qualche giorno prima è stato a Parigi dove ha investito al ristorante «La Chiberta» 239 euro per una cena. Nel 2010 spende 995 euro da Burberry e 1105 euro da Barbaro (altro negozio di abbigliamento), ma anche 147 euro presso un negozio di ferramenta del Circeo e 1550 euro per l’acquisto di sei penne Montblanc. Il 2011 è l’anno del Ipad: per accessori vengono sborsati 733 euro. E poi per tutti gli anni ci sono spese di ristoranti, viaggi e libri. Ma anche 8 euro per il caffè consumato sul treno.
Passiamo ai prelievi in denaro che vengono fatti dalle casse aziendali e ricadono sotto la voce «acconto spese». Avvengono con cadenza periodica e vengono giustificati attraverso l’emissione di fatture emesse dallo stesso Pandolfi nella sua qualità di dottore commercialista. E costituiscono un altro capitolo della contestazione inviata al direttore.
Il documento si conclude con i rilievi sulle schede carburante. Due. Utilizzate a volte anche in contemporanea in regioni diverse. L’Asub ha infatti una convenzione con la Consip per la fornitura di carburante. Al direttore vengono consegnate due tessere: una intestata nominalmente e l’altra anonima. Pandolfi nel prelevarla sostenne che la prima era fuori uso.
Ma dalle fatture emesse dalla società fornitrice risulta che tutte e due hanno sempre regolarmente funzionato e che sono stati fatti rifornimenti anche a Lodi, Torino, Rimini, Roma, Fabbro, Viterbo. Una stranezza visto che l’Asub opera esclusivamente nella Provincia di Napoli.
La raccomandata è partita l’8 gennaio e al dipendente sono stati dati, come previsto dalla norma, cinque giorni per le controdeduzioni che, però, fino al tardo pomeriggio di ieri, non erano ancora state recapitate. Il provvedimento arriva in una situazione di estrema tensione: la partecipata è in liquidazione e il suo futuro è incerto. Sono stati per primi i revisori dei conti in due successivi verbali del giugno e dell’ottobre del 2012 a segnalare le supposte anomalie che hanno dato il via a uno screening dettagliato necessario per mettere ordine nei conti dell’azienda. Intanto si lavora a un piano industriale che permetta alla partecipata di sopravvivere e ai dipendenti di conservare un posto di lavoro. I conti dell’azienda sono passati al setaccio e questo potrebbe far emergere anche nuove irregolarità.
Quello che è già stato evidenziato dall’indagine in corso è al limite del ridicolo. Qualche esempio. A giugno del 2007 la carta di credito consegnata dall’Asub a Pandolfi è stata utilizzata per acquistare un biglietto ferroviario da Napoli a Milano. Costo 305 euro. Nel settembre dello stesso anno sono stati pagati 89 euro alla farmacia Cannone, a dicembre sono stati spesi 400 euro da Tramontano, un affermato negozio di pelletteria e altri 500 da «Follie d’argento». Ai primi del 2008 risulta, invece, un acquisto per 320 euro presso «Genny calzature» mentre da Fnac vengono comprati due cordles per 259 euro. Nel 2009 il direttore si dedica alla moto e spende 100 euro alla «Casa dello scooter» per un oggetto non specificato. Qualche settimana dopo torna nello stesso negozio e per 135 euro compra una giacca traspirante e per 35 euro guanti e cappello.
E l’anno dopo cambia negozio per comprare un altro casco (139 euro). Qualche giorno prima è stato a Parigi dove ha investito al ristorante «La Chiberta» 239 euro per una cena. Nel 2010 spende 995 euro da Burberry e 1105 euro da Barbaro (altro negozio di abbigliamento), ma anche 147 euro presso un negozio di ferramenta del Circeo e 1550 euro per l’acquisto di sei penne Montblanc. Il 2011 è l’anno del Ipad: per accessori vengono sborsati 733 euro. E poi per tutti gli anni ci sono spese di ristoranti, viaggi e libri. Ma anche 8 euro per il caffè consumato sul treno.
Passiamo ai prelievi in denaro che vengono fatti dalle casse aziendali e ricadono sotto la voce «acconto spese». Avvengono con cadenza periodica e vengono giustificati attraverso l’emissione di fatture emesse dallo stesso Pandolfi nella sua qualità di dottore commercialista. E costituiscono un altro capitolo della contestazione inviata al direttore.
Il documento si conclude con i rilievi sulle schede carburante. Due. Utilizzate a volte anche in contemporanea in regioni diverse. L’Asub ha infatti una convenzione con la Consip per la fornitura di carburante. Al direttore vengono consegnate due tessere: una intestata nominalmente e l’altra anonima. Pandolfi nel prelevarla sostenne che la prima era fuori uso.
Ma dalle fatture emesse dalla società fornitrice risulta che tutte e due hanno sempre regolarmente funzionato e che sono stati fatti rifornimenti anche a Lodi, Torino, Rimini, Roma, Fabbro, Viterbo. Una stranezza visto che l’Asub opera esclusivamente nella Provincia di Napoli.
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