Arrestati 20 esponenti dei Casalesi
Arrestati venti esponenti del clan Schiavone dei Casalesi per i reati di associazione mafiosa, estorsione, armi e riciclaggio di auto di grossa cilindrata.
L'operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha consentito di smantellare un gruppo di soggetti che esercitava un pressante controllo del territorio attraverso l'imposizione del metodo mafioso. Dalle indagini sono emerse numerose estorsioni ad imprenditori ed esercenti dell'agro aversano.
Le indagini, che hanno inoltre permesso di ricostruire un circuito di riciclaggio dei proventi illeciti attraverso il traffico di veicoli su circuiti nazionali ed esteri, hanno interessato anche imprenditori della provincia di Roma. Le autovetture provento di furto, venivano rimesse in circolazione sul territorio nazionale ed estero, previa modifiche dei numeri di matricola, falsificazione dei documenti di circolazione e delle targhe, facendo risultare la falsa provenienza dalla Germania.
I venti arrestati si presentavano dagli imprenditori e dai commercianti dell'agro aversano per riscuotere il pizzo nell'imminenza delle festitività di Natale, Pasqua e Ferragosto. Dalle vittime pretendevano somme di denaro che, dicevano, sarebbero state destinate ai carcerati. In molte occasioni, invece, dicevano di essere stati mandati «dagli amici di Casale di Principe» e che era giunto il momento «di mettersi a posto».
I proventi dell'attività estorsiva, estesa dal clan fino al basso Lazio, venivano poi riciclati attraverso l'immissione sul mercato di auto di grossa cilindrata ubate sia in Italia che all'estero. Le vetture finivano in concessionarie e autorivendite dopo la modifica dei numeri di matricola e dei documenti. Agli acquirenti venivano spacciate come automobili importate dalla Germania.
L'indagine ha smantellato il gruppo comandato dal 32enne Pietro Falcone, investito del ruolo di capozona da Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco alias Sandokan; Falcone era già stato arrestato a dicembre per le estorsioni alle televisioni locali cui venivano imposti cantanti neomelodici vicini alla cosca.
Oggi è finito in carcere l'altro elemento di spicco del clan Salvatore Orabona, 40 anni. I due, il 12 dicembre del 2008, scamparono ad un attentato da parte di Giuseppe Setola e del suo gruppo di sicari che spararono contro le loro abitazioni a Trentola Ducenta 107 colpi di kalashnikov. Divennero poi famose le registrazioni audio captate dopo gli agguati quando i killer dissero «ora andiamoci a prendere il caffè».
L'operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha consentito di smantellare un gruppo di soggetti che esercitava un pressante controllo del territorio attraverso l'imposizione del metodo mafioso. Dalle indagini sono emerse numerose estorsioni ad imprenditori ed esercenti dell'agro aversano.
Le indagini, che hanno inoltre permesso di ricostruire un circuito di riciclaggio dei proventi illeciti attraverso il traffico di veicoli su circuiti nazionali ed esteri, hanno interessato anche imprenditori della provincia di Roma. Le autovetture provento di furto, venivano rimesse in circolazione sul territorio nazionale ed estero, previa modifiche dei numeri di matricola, falsificazione dei documenti di circolazione e delle targhe, facendo risultare la falsa provenienza dalla Germania.
I venti arrestati si presentavano dagli imprenditori e dai commercianti dell'agro aversano per riscuotere il pizzo nell'imminenza delle festitività di Natale, Pasqua e Ferragosto. Dalle vittime pretendevano somme di denaro che, dicevano, sarebbero state destinate ai carcerati. In molte occasioni, invece, dicevano di essere stati mandati «dagli amici di Casale di Principe» e che era giunto il momento «di mettersi a posto».
I proventi dell'attività estorsiva, estesa dal clan fino al basso Lazio, venivano poi riciclati attraverso l'immissione sul mercato di auto di grossa cilindrata ubate sia in Italia che all'estero. Le vetture finivano in concessionarie e autorivendite dopo la modifica dei numeri di matricola e dei documenti. Agli acquirenti venivano spacciate come automobili importate dalla Germania.
L'indagine ha smantellato il gruppo comandato dal 32enne Pietro Falcone, investito del ruolo di capozona da Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco alias Sandokan; Falcone era già stato arrestato a dicembre per le estorsioni alle televisioni locali cui venivano imposti cantanti neomelodici vicini alla cosca.
Oggi è finito in carcere l'altro elemento di spicco del clan Salvatore Orabona, 40 anni. I due, il 12 dicembre del 2008, scamparono ad un attentato da parte di Giuseppe Setola e del suo gruppo di sicari che spararono contro le loro abitazioni a Trentola Ducenta 107 colpi di kalashnikov. Divennero poi famose le registrazioni audio captate dopo gli agguati quando i killer dissero «ora andiamoci a prendere il caffè».
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