Operazione della Dia di Napoli. I beni nel mirino si trovano tra Campania e basso Lazio. Decisione del tribunale di Frosinone
La Dia di Napoli, su disposizione del Tribunale di Frosinone, ha confiscato beni per oltre 90 milioni di euro nel Lazio e in Campania a personaggi contigui al clan dei Casalesi. Si tratta della più grossa confisca ai danni delle organizzazioni camorristiche nel Lazio.
Fra i beni confiscati vi sono venti società, beni strumentali, immobili, mobili registrati, due ditte individuali, 26 fabbricati, 28 terreni, 19 veicoli tra cui tre Ferrari e 114 conti correnti, depositi e rapporti finanziari.
I beni si trovano a Castrocielo (Frosinone), Cassino (Frosinone), Campoli Appennino (Frosinone), Sora (Frosinone), Arce (Frosinone), Rocca di Mezzo (L'Aquila), Gaeta (Latina), Arpino (Frosinone) e a Roma.
I beni sono stati sequestrati a Gennaro De Angelis, che si è trasferito nel basso Lazio all’inizio degli anni ’70, diventando un punto di riferimento del clan dei Casalesi fino a diventarne "caporegime", dapprima nell'organizzazione di Antonio Bardellino e, successivamente alla scissione, nel gruppo camorristico capeggiato da Francesco Schiavone "Sandokan" con il quale è imparentato.
Secondo quanto emerso dalle attività della Dia, De Angelis, utilizzando la capacità di intimidazione legata all'appartenenza al clan, aveva formato un proprio ed indipendente gruppo criminale nella propria ”zona” d’influenza organizzando estorsioni, truffe, riciclaggio, ricettazione e, soprattutto, importazione da altri Paesi dell’Unione Europea di autovetture, in regime di evasione d'Iva, oltre a procurare armi per i Casalesi.
Per le capacità imprenditoriali e di intermediazione bancaria, De Angelis si era accreditato, in seno al clan, come “incaricato” dal boss "Sandokan" ad operare investimenti in Italia ed all'estero dei capitali accumulati dall'organizzazione criminale.
La Dia di Napoli, su disposizione del Tribunale di Frosinone, ha confiscato beni per oltre 90 milioni di euro nel Lazio e in Campania a personaggi contigui al clan dei Casalesi. Si tratta della più grossa confisca ai danni delle organizzazioni camorristiche nel Lazio.
Fra i beni confiscati vi sono venti società, beni strumentali, immobili, mobili registrati, due ditte individuali, 26 fabbricati, 28 terreni, 19 veicoli tra cui tre Ferrari e 114 conti correnti, depositi e rapporti finanziari.
I beni si trovano a Castrocielo (Frosinone), Cassino (Frosinone), Campoli Appennino (Frosinone), Sora (Frosinone), Arce (Frosinone), Rocca di Mezzo (L'Aquila), Gaeta (Latina), Arpino (Frosinone) e a Roma.
I beni sono stati sequestrati a Gennaro De Angelis, che si è trasferito nel basso Lazio all’inizio degli anni ’70, diventando un punto di riferimento del clan dei Casalesi fino a diventarne "caporegime", dapprima nell'organizzazione di Antonio Bardellino e, successivamente alla scissione, nel gruppo camorristico capeggiato da Francesco Schiavone "Sandokan" con il quale è imparentato.
Secondo quanto emerso dalle attività della Dia, De Angelis, utilizzando la capacità di intimidazione legata all'appartenenza al clan, aveva formato un proprio ed indipendente gruppo criminale nella propria ”zona” d’influenza organizzando estorsioni, truffe, riciclaggio, ricettazione e, soprattutto, importazione da altri Paesi dell’Unione Europea di autovetture, in regime di evasione d'Iva, oltre a procurare armi per i Casalesi.
Per le capacità imprenditoriali e di intermediazione bancaria, De Angelis si era accreditato, in seno al clan, come “incaricato” dal boss "Sandokan" ad operare investimenti in Italia ed all'estero dei capitali accumulati dall'organizzazione criminale.
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