9 anni al politico e 6 per l'ex giudice
Dura requisitoria per la richiesta di condanne nei confronti dei personaggi eccellenti nell'ambito del processo di Milano contro la presunta cosca Valle-Lampada. Per Giulio Lampada la proposta dell'accusa è di 15 anni di carcere. Complessivamente sono state sollecitate condanne tra i quattro e i quindici anni per i dodici imputati alla sbarra
MILANO - Il pm di Milano Paolo Storari ha chiesto la condanna del consigliere regionale calabrese del Pdl Francesco Morelli a nove anni di carcere (tre anni di libertà vigilata) e a sei anni per il giudice (sospeso dal Csm) Vincenzo Giglio, al termine della requisitoria nel processo con al centro alcuni esponenti del clan Valle–Lampada. Complessivamente sono state sollecitate condanne tra i quattro e i quindici anni di reclusione per i dodici imputati accusati di avere dato vita a un sistema d’infiltrazione delle 'ndrine nella magistratura e della politica.
La pena più alta chiesta dal rappresentante della pubblica accusa è stata quella a quindici anni di carcere (tre di libertà vigilata) per il presunto boss Giulio Lampada, definito dal pm «uno abituato a monetizzare i suoi rapporti istituzionali» e che «non compare mai in prima persona, ma usa tutti coloro che gli capitano intorno, Giglio, Morelli e Giusti (il magistrato Giancarlo Giusti condannato a quattro anni col rito abbreviato, ndr)». Dieci anni, tre di libertà vigilata, sono stati chiesti per l’altro presunto boss Leonardo Valle e cinque per Maria Valle.
La pena più alta chiesta dal rappresentante della pubblica accusa è stata quella a quindici anni di carcere (tre di libertà vigilata) per il presunto boss Giulio Lampada, definito dal pm «uno abituato a monetizzare i suoi rapporti istituzionali» e che «non compare mai in prima persona, ma usa tutti coloro che gli capitano intorno, Giglio, Morelli e Giusti (il magistrato Giancarlo Giusti condannato a quattro anni col rito abbreviato, ndr)». Dieci anni, tre di libertà vigilata, sono stati chiesti per l’altro presunto boss Leonardo Valle e cinque per Maria Valle.
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