venerdì 21 marzo 2014

Truffa alla regione Lombardia

Arrestato l’uomo degli appalti Expo

L’ex direttore generale di “Infrastrutture Lombarde” in manette con altri sette
Le accuse: associazione a delinquere, turbativa d’asta e truffa. Il Pd: chiarire


Appalti truccati in modo da essere aggiudicati sistematicamente a «una ristretta cerchia di professionisti» in spregio alle procedure previste dalla legge, ai principi di trasparenza e ai criteri del minor aggravio di spesa per gli enti pubblici. C’è questo alla base del sistema di illeciti che oggi ha decapitato i vertici di “Infrastrutture Lombarde” la controllata della Regione Lombardia per la realizzazione di opere come ospedali, scuole ma anche il nuovo Pirellone, incaricata di conferire consulenze e assistenze legali stragiudiziali e assistenza tecnica-amministrativa per lavori legati a Expo con investimenti previsti per 11 miliardi.

Nel pomeriggio gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano hanno portato in carcere Antonio Giulio Rognoni, il direttore generale, dimissionario, di Infrastrutture Lombarde (formalmente è ancora in carica) e amministratore della partecipata Costruzioni autostrade Lombarde, il capo dell’ufficio gare e appalti Pierpaolo Perez. Ai domiciliari invece sono finiti Maurizio Malandra, direttore amministrativo della società regionale, gli avvocati Carmen Leo, Fabrizio Magri’, Sergio De Sio, Giorgia Romitelli e un ingegnere Salvatore Primerano. Le richieste di custodia cautelare sono state firmate dal gip Andrea Ghinetti, su richiesta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dei pm Paola Pirotta e Antonio D’Alessio. Il giudice, inoltre, ha anche ordinato l’interdizione da attività direttive e alla professione di ingegnere per nove persone tra cui Giuseppe De Donno ai vertici della G-Risk (settore sicurezza), l’ex ufficiale del Ros, tra i protagonisti della cosiddetta trattativa Stato-Mafia. Le accuse, a vario titolo, vanno dall’associazione per delinquere alla truffa, dalla turbativa d’asta al falso.

Tra i vari appalti pilotati, oltre a quello da 210 milioni all’ospedale san Gerardo di Monza, per l’abbattimento di alcuni edifici a Pieve Emanuele (dal quale è nata l’indagine) e la riqualificazione dell’area, spuntano anche «i comportamenti di favore assicurati per lungo tempo - annota il gip - alla società Poliedrika srl delle sorelle Erica e Monica Dacco’», figlie del faccendiere in carcere per i casi San Raffaele e Maugeri. E poi ancora due gare che riguardano Expo (non coinvolta nell’indagine): una assegnata all’avvocato Leo per 1,2 milioni e l’altra al suo collega Magri’ in realtà dalla società Arexpo spa. Quanto poi alla realizzazione del palazzo Lombardia (il nuovo Pirellone) il gip parla di «clamoroso e spudorato conflitto di interessi».

Secondo la ricostruzione della Procura e fatta sua anche dal gip, Rognoni sarebbe stato il «capo e promotore» di un sistema in cui «si riscontra una ristretta cerchia di professionisti (...) clandestinamente ed indebitamente insediatisi da lungo tempo (i reati contestati partono dal 2008, ndr) all’interno dell’amministrazione con il compito di porsi senza sosta al servizio del direttore generale (..). Essi - scrive ancora il giudice - si adoperano con lo scopo di accaparrarsi il maggior numero di commesse pubbliche dando nel tempo vita ad un organismo parallelo costituito da consulenti esterni di esclusiva fiducia di quest’ultimo, a cui essi risultano legati da un rapporto fiduciario in grado di sostenersi a dispetto della regolarita». E in cambio Rognoni e Perez, come ha spiegato Robledo in conferenza stampa, avrebbero guadagnato «posizioni di rilievo all’interno della dirigenza della Regione» grazie a «un’amministrazione a sfondo domestico» delle gare. Anche per questo, come risulta dal provvedimento del gip Ghinetti, l’appalto per la Piastra dell’Expo sarebbe stato al centro di un tentato “trucco” per «tutelare l’immagine» politica della giunta allora guidata da Roberto Formigoni.

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