venerdì 21 marzo 2014

Strage nel Tarantino

Fatale un colpo al volto per il piccolo Domenico



TARANTO – Un colpo al viso per il piccolo Mimmo, almeno quattro per Cosimo Orlando, colpito al torace e all’addome. Un’esecuzione in piena regola, con i sicari che hanno sparato probabilmente senza scendere dall’auto e, soprattutto, senza preoccuparsi minimamente della presenza del bambino. Le prime risultanze dell’autopsia eseguita nel pomeriggio all’istituto legale dell’ospedale di Taranto da dottor Marcello Chironi, confermano quel che gli investigatori vanno ribadendo fin dal primo momento: quello sulla statale 106 a venti chilometri da Taranto, è stato un agguato di mafia.

La firma della criminalità organizzata sta proprio nelle modalità con cui sono stati 'finitì Cosimo Orlando e la sua compagna Carla Maria Fornari, la cui autopsia è stata però rimandata a domani pomeriggio, e nella decisione di non fermarsi neanche di fronte ad un bimbo di meno di tre anni. E poco cambia se i colpi che hanno raggiunto il piccolo Domenico erano in realtà destinati ad uno dei due adulti, come credono gli investigatori. Ed infatti anche formalmente l’inchiesta è passata dalla procura ordinaria di Taranto alla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, che in questi giorni aveva affiancato i colleghi tarantini nelle prime fasi dell’indagine.

Proprio nel capoluogo salentino si è tenuta oggi una riunione operativa presieduta dal capo della Dda Cataldo Motta e al quale hanno partecipato anche il capo del Ros Mario Parente e del Servizio centrale operativo della polizia Raffaele Grassi, oltre ai vertici di polizia e carabinieri di Taranto e Lecce; un vertice per fare il punto della situazione, mettere sul tavolo le informazioni raccolte finora e dividersi i compiti investigativi per i prossimi giorni. L’obiettivo, ha spiegato Motta, è quello di applicare anche per la strage di Palagiano il "metodo Brindisi", vale a dire una "piena collaborazione" tra le forze di polizia con gli "apparati centrali che lavorano accanto alle forze di polizia locali, che hanno un quadro ben preciso della situazione" sul territorio.

Un discorso che ribadirà anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, atteso a Taranto per il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza. Il titolare del Viminale, che nell’immediatezza della strage ha già inviato 60 uomini in più in provincia di Taranto, ribadirà che lo Stato non arretrerà di fronte alla criminalità organizzata e fornirà tutti gli strumenti e le risorse per arrivare ai responsabili dell’agguato. "Speriamo nella giustizia – gli manda a dire lo zio del piccolo Mimmo, Carmine Putignano – non si può morire a 2 anni per una pallottola".

Dalla riunione di oggi non sono però emersi elementi risolutivi che possano, al momento, imprimere una svolta all’indagine e portare in tempi brevi all’individuazione dei responsabili. Gli accertamenti sulle celle telefoniche, per individuare con esattezza tutti i telefoni cellulari che all’ora della strage erano presenti nella zona, richiederanno diversi giorni. Così come richiede tempo l’analisi di tutte le immagini registrate dalle telecamere presenti sia lungo la statale 106 sia lungo il tragitto che potrebbe aver compiuto la Chevrolet rossa dal momento in cui Orlando, la compagna e i tre figli hanno lasciato l’abitazione per dirigersi verso il carcere dove l'uomo doveva rientrare entro le 22. Proprio una di quelle telecamere sembrerebbe aver registrato immagini definite interessanti, in cui si vedrebbe una macchina che potrebbe aver seguito quella della coppia. Gli investigatori stanno inoltre mettendo sotto pressione tutti gli informatori, per cercare di ottenere più elementi possibili, confidando sul fatto che la morte di un bambino di tre anni non passi inosservata neanche tra la criminalità organizzata. Nulla c'entrano con l’indagine, invece, gli arresti per droga fatti oggi dalla polizia a Grottaglie, anche se tra i fermati c'è la convivente di uno zio del piccolo Domenico.

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