Concorso in concussione per le consulenze a Tiziana Rodà
NAPOLI
Momenti di panico, di sospetti, di inquietudine, ieri mattina in Tribunale. Per i pm Woodcock e Curcio è come se dovessero buttare e ripensare le strategie processuali. Tribunale del Riesame. Si discute il ricorso di Alfonso Papa, detenuto a Poggioreale, che chiede la scarcerazione. Uno dei suoi avvocati annuncia: «Al mio collega non è stata notificata la convocazione dell’udienza». Difetto di notifica, quanto basta per la scarcerazione del deputato Pdl. Panico. Ricerca affannosa dell’ufficiale giudiziario che doveva consegnare la convocazione. Non si trova. Per un paio d’ore si dà per certa la scarcerazione di Papa entro sabato a mezzanotte. Poi, finalmente, si materializza l’ufficiale e la ricevuta: era stato il portiere dello stabile dello studio del legale a firmare l’avvenuta notifica. Il Riesame respinge l’istanza della difesa ed entro sabato dirà la sua sulla scarcerazione di Papa.
Ma intanto la posizione processuale del deputato Pdl si aggrava con due novità delle ultime ore. La prima è che lui e la moglie, Tiziana Rodà, sono stati iscritti sul registro degli indagati per concorso in concussione, per la vicenda delle consulenze professionali (la moglie è avvocato) ottenute da Tiziana Rodà all’Enel e all’Eni.
La seconda, è che uno degli imprenditori vessati dal deputato, che in cambio di informazioni di natura giudiziaria spillava soldi e regali dalle sue vittime, Marcello Fasolino, risentito nei giorni scorsi dai pm, ha messo a verbale: «Ho conosciuto Alfonso Papa intorno al 2000 tramite l’avvocato Vincenzo Grimaldi». Quand’è che inizia lo stillicidio dei versamenti? «Ricordo che l’euro era appena entrato in vigore, e che Papa lavorava al ministero di Giustizia con Castelli. Il primo versamento avvenne nell’androne del suo palazzo: 1000/1500 euro. Un’altra volta nella Galleria Colonna. E ancora: mentre camminavamo a piedi nel vicolo sulla destra dopo il negozio di cravatte di Marinella alla Riviera di Chiaia (Napoli, ndr). Complessivamente, gli ho versato 10.000 euro».
Una testimonianza importante, che aiuta la procura di Napoli sulla questione della competenza territoriale, perché radica il primo episodio di corruzione nel lontano 2001 e soprattutto a Napoli il pagamento della prima mazzetta.
Proprio Papa, nel suo interrogatorio di garanzia, si era giustificato dalle accuse degli imprenditori sostenendo che quelle dazioni erano prestiti che lui, successivamente, aveva regolarmente restituiti prelevando i soldi dal suo conto corrente presso l’agenzia del Banco di Napoli di piazza Montecitorio. Scrivono i pm nella loro memoria depositata al Riesame: «Sulla base dell’analisi della documentazione bancaria effettuata dal consulente, non risulta alcuna movimentazione (e specificamente alcun prelievo in contante) compatibile con quanto dichiarato dallo stesso Papa Alfonso in ordine alla presunta restituzione delle suddette somme ai menzionati imprenditori».
Il perito ha elaborato un prospetto dei singoli conti correnti di Papa: a partire dal 31 dicembre del 2006 fino al primo maggio scorso (della indagine che lo riguardava era a conoscenza) sono transitati 52.224,18 euro. Circa cinquanta soggetti pagatori per garantire lo svago a Papa.
Nello stesso periodo, il parlamentare ha prelevato con il bancomat 21.500 euro. Conclude il perito: «Non esiste nessuna correlazione tra le spese sostenute da imprenditori a beneficio del signor Papa (per le più disparate causali) e le uscite di contante rilevate sui conti intestati a quest’ultimo».
GUIDO RUOTOLO
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