martedì 27 aprile 2010

Il pentito Rizzuto accusa il deputato Cascio: “Alle Regionali dovevamo votare per lui”


Il pentito Rizzuto accusa il deputato Cascio: “Alle Regionali dovevamo votare per lui”

Il pentito di mafia di Sambuca di Sicilia, Calogero Rizzuto, ascoltato al processo “Scacco matto”, rilancia le accuse contro il deputato regionale dell’Udc, Salvatore Cascio, di Ribera. “Alle elezioni regionali – ha detto il collaboratore – dovevamo votare Salvatore Cascio. Salvatore Imbornone mi ha detto di votare per lui e mi ha dato dei fac-simili. Insieme a Gino Guzzo li distribuimmo ai fratelli Campo di Menfi ‘’. Il deputato regionale ha sempre replicato dicendo di non conoscere e di non aver mai intrattenuto rapporti con Rizzuto e le altre persone indicate.

Nei Despar boss ''portavoce'' di Messina Denaro



Agrigento. Il boss Filippo Guttadauro non era solo suo compare. Con l’imprenditore di Castelvetrano Giuseppe Grigoli avrebbe avuto anche un rapporto “diretto”.

Stando anche a quanto ha dichiarato recentemente al processo contro Grigoli e Messina Denaro, che si sta celebrando presso il Tribunale di Marsala, il capo della Squadra Mobile di Trapani Giuseppe Linares in seguito alle intercettazioni scaturite dall’operazione “Golem 2”. Quella del 19 settembre 2005 quando gli inquirenti hanno intercettato Filippo Guttadauro che si reca ad un appuntamento con una macchina, una Ford Mondeo, intestata alla Gruppo 6 Gdo, una delle società del Grigoli e il 13 gennaio 2006 quando accompagnato dal figlio Francesco presso i depositi della Despar di Castelvetrano. Affermazioni che fanno il paio con quelle dei numerosi testi sentiti a dibattimento dai pm Carlo Marzella e Sara Micucci. Infatti, più di un dipendente ha confermato di aver visto Filippo Guttadauro negli uffici del Grigoli in compagnia del “re dei supermercati”, sia gli impiegati della “Gruppo 6 Gdo” Salvatore Ferro e Bartolomeo Pocorobba che Urbano Onofrio Antonino e Francesco Messina, della “Grigoli distribuzione srl”. Quest’ultimo in particolare ha riferito ai magistrati: “Varie volte c’è stata l’occasione di prendere il caffè insieme (a Filippo Guttadauro), ma non siamo mai andati nell’argomento perché era presente”, cioè non gli ha mai chiesto perché si trovava lì. Il maggiore Rocco Lo Pane, ex comandante della compagnia di Marsala, si è spinto anche oltre, ha dichiarato a dibattimento che il Grigoli si sarebbe dato da fare per trovare “avvocati di grido” nazionale per Filippo Guttadauro.
Nell’affare del centro commerciale Belicittà, il megastore di Castelvetrano aperto nel 2007, l’imprenditore Giuseppe Grigoli, dopo aver fatto carte false pur di ottenere la licenza dal comune, ha stipulato un contratto d’affitto con la Grigoli distribuzione srl. Ma dall’operazione “Golem” quella che ha poi portato all’arresto dello stesso Guttadauro, il 17 luglio 2006, è emerso che Filippo Guttadauro si sarebbe accordato con Massimo e Pietro Niceta, figli dei noti commercianti palermitani di abbigliamento per l’apertura di due negozi: uno di vestiti e l’altro di gioielli, anche se il vero proprietario delle attività sarebbe stato Filippo Guttadauro, e dietro di lui Messina Denaro.
Filippo Guttadauro ha rivestito un ruolo di assoluta preminenza all’interno di Cosa nostra, il padrino di Corleone Bernardo Provenzano nei pizzini l’aveva indicato con il numero 121 e gli avrebbe affidato il delicato ruolo di “intermediaro” e di “portavoce” di un suo fedelissimo, il latitante Matteo Messina Denaro. Soprannominato “u longu” Filippo Guttadauro è fratello del capomafia di Brancaccio Giuseppe Guttadauro, e cognato di Messina Denaro per aver sposato la sorella Rosalia. A svelare il suo ruolo all’interno dell’organizzazione non sono stati solo i pizzini del padrino di Corleone. Anche le cimici piazzate nel box in cui Rotolo organizzava i summit con i capi delle famiglie palermitane hanno spesso captato il nome di Guttadauro. Secondo gli inquirenti oltre a gestire la latitanza di Matteo Messina Denaro il boss avrebbe risolto anche una serie di controversie sorte per la gestione del pizzo imposto ad alcuni supermercati realizzati nell’agrigentino, come ha confermato lo stesso pentito Calogero Rizzuto, uomo d’onore della famiglia di Sambuca di Sicilia. Questi ha riferito che in seguito ad una controversia nata tra Giuseppe Capizzi, capo della famiglia di Ribera e Giuseppe Grigoli per il punto vendita Despar di Via Fazello, a Ribera (tra il 2004 e l’inizio del 2005) lui e Gino Guzzo, capo del mandamento di Montevago, sapendo che Messina Denaro aveva “sponsorizzato” i supermercati aperti nell’agrigentino si erano rivolti a Giuseppe Grigoli per risolvere prima l’affaire. Ma Grigoli li avrebbe rimandati ad una quindicina di giorni dopo, solo che la volta successiva ad attenderli hanno trovato il boss palermitano Filippo Guttadauro che era già stato informato di tutto.

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