domenica 11 aprile 2010

MAFIA NEWS NOTIZIE


Mafia, Alfano firma 41 bis per 5 boss agrigentini

Il ministro ha firmato il decreto per esponenti di Cosa Nostra

ROMA - Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, appena rientrato a Roma dopo le festività pasquali, ha firmato cinque decreti di prima applicazione del regime di carcere duro (41 bis) nei confronti di altrettanti presunti esponenti di Cosa Nostra. Si tratta di Francesco e Giuseppe Capizzo, ritenuti appartenenti alla famiglia mafiosa di Ribera; Accursio Dimino, presunto affiliato della famiglia Sciacca; Salvatore Imbornone, della famiglia di Lucca Sicula; Gino Guzzo, ritenuto esponente del clan di Montevago. In questo modo - si sottolinea in ambienti del ministero della Giustizia - è stato inferto un duro colpo alla mafia agrigentina.

Incendiata l'auto di sindaco del Messinese
A fuoco la vettura del primo cittadino di Pace del Mela


MESSINA- Qualcuno ha incendiato nella notte, intorno alle 4.30, l'auto del sindaco di Pace del Mela (Me) Giuseppe Sciotto, 56 anni. La vettura del primo cittadino, una seat Toledo, era posteggiata davanti alla sua abitazione. Sono intervenuti i carabinieri e i vigili del fuoco. Secondo i militari l'incendio sarebbe di origini dolosa.


Blitz antidroga a Messina: venticinque arresti
Le ordinanze eseguite anche a Catania, Caltanissetta e Bari. Tutti i nomi


MESSINA - I carabinieri hanno eseguito 25 ordinanze di custodia cautelare tra Messina, Catania, Caltanissetta e Bari con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Nell'operazione, denominata "Stangata", sono stati impegnati oltre 100 militari del comando provinciale di Messina, supportati da unità cinofile. Le indagini condotte dal nucleo investigativo del reparto operativo e dirette dalla Dda di Messina erano state avviate agli inizi del 2007 a seguito dell'operazione "Officina", dalla quale era emersa la figura di Francesco Ballarò, 32 anni, un trafficante di stupefacenti emergente. Gli investigatori hanno accertato l'esistenza di due clan criminali che gestivano lo spaccio di droga in città. Entrambi i gruppi e si rifornivano di stupefacenti a Catania.Gli arrestati facevano parte di tre clan criminali, due di Messina ed uno di Catania, dediti allo spaccio di marijuana, hashish e cocaina. Il gruppo catanese riforniva di droga i due messinesi. Il clan messinese, che operava nel quartiere di Giostra, era capeggiato da Francesco Ballarò; il secondo gruppo, che operava in pieno centro, spacciando in particolare in piazza Municipio, era capeggiato da Domenico Bonasera. Il gruppo catanese faceva capo ai fratelli Giuseppe e Roberto Cuscani. Le indagini erano state avviate nel 2007; a marzo dello stesso anno era stato arrestato uno spacciatore, Davide Viola, con tre chilogrammi di marijuana.
Le persone arrestate dai carabinieri nell'ambito dell'operazione 'Stangata' sono Francesco Ballarò, 32 anni; Cluadio Caporlingua, 21; Domenico Batessa, 33; Gianluca Siavash, 21; Alberto Agostino, 24; Paolo Toro, 27; Letterio Calarese, 31; Nicola Mantineo, 29; Giuseppe Coppolino, 28; Domenico Bonasera, 31; Giovanni Vincenzo Rò, 25; Giuseppe Cuscani, 32; Roberto Cuscani, 27; Filippo Abramo, 44; Daniel Allegra, 26; Domenica Greco, 27; Angelo Cannavò, 28; Francesco Rotondo, 31; Marco Rotondo, 28; Angela Battaglia, 29; Fabio Marzullo, 46; Anthony John Mancuso, 38; Massimo Venuto, 42; Salvatore Arena, 29; Santo Costa, 42.

E nell'operazione spuntò il nome di Antinoro
Il pentito Pasta avrebbe parlato del sostegno all'eurodeputato


PALERMO- Un personaggio di rilievo all'interno dell'organizzazione mafiosa, in grado di tracciare il quadro dei nuovi organigrammi e a conoscenza di molti segreti dei clan: e' il ritratto del collaboratore di giustizia Manuel Pasta, fatto dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, durante la conferenza stampa in cui sono stati illustrati i particolari dei fermi di tre mafiosi palermitani 'traditi' proprio dalle rivelazioni dell'ex uomo d'onore.
Oltre a fare i nomi dei capi delle cosche e degli esattori del pizzo e a parlare delle attivita' lecite in cui Cosa Nostra ricicla il denaro sporco, Pasta avrebbe parlato del sostegno elettorale dato dal clan all'eurodeputato dell'Udc Antonello Antinoro, gia' indagato per voto di scambio. Il procuratore aggiunto non ha pero' voluto confermare la circostanza.


Palermo, pentito svela la mappa del racket
Manuel Pasta ha consentito il blitz della notte scorsa


PALERMO- Racconta le estorsioni messe a segno dalla cosca il neopentito Manuel Pasta, braccio destro del capo mandamento di Resuttana, che, con le sue rivelazioni ha consentito ai carabinieri di fermare il boss Andrea Quatrosi e due suoi fedelissimi.
Era Quatrosi, secondo il collaboratore di giustizia, a tenere e compilare il libro mastro della cosca: l'elenco delle vittime del pizzo - venivano usati soprannomi - con accanto il denaro ricevuto. Dall'inchiesta e' emerso, inoltre, che i mafiosi avevano deciso di spostare a maggio e settembre le tradizionali date di riscossione fissate in Natale e Pasqua per cercare di sviare gli investigatori.
Tra i commercianti taglieggiati di cui parla il pentito pescherie, bar, ma anche noti negozi di via Liberta', il salotto buono di Palermo. Come 'Pollini' che versava 500 euro al mese.
Nel mirino della mafia anche il titolare della rivendita Timberland, che ha anche altri due negozi di abbigliamento molto noti nel centro di Palermo, che dava 7000 euro l'anno in due tranches. Il particolare curioso e allarmante e' che in questo caso a fungere da intermediario tra la vittima e i clan erano altri commercianti: 'paga tramite Diego o Cesare Ciulla - racconta Pasta - i titolari del negozio Hessian (attivita' di rivendita di accessori molto conosciuta in citta' n.d.r.).
Nel libro mastro anche l'hotel Politeama che versava alla cosca 6000 euro l'anno.
Sempre a proposito del racket, il pentito racconta del danneggiamento subito dal proprietario di un bar che si era rifiutato di pagare il pizzo. Il titolare aveva risposto in malo modo all'estortore e aveva fatto sapere che non gli interessava cosa sarebbe accaduto. Un comportamento anomalo, visto che la vittima, secondo quanto la cosca sapeva, pagava regolarmente per l'altra attivita' commerciale di proprieta', un altro bar che si trova nella localita' balneare di Mondello.
Per tutta risposta il clan piazzo' uno scooter rubato per commettere un omicidio, poi mai eseguito, e gli diede fuoco davanti al locale del commerciante riottoso.

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