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venerdì 9 aprile 2010
Sfregio rosso sangue sulla casa casertana del giudice anticlan dei casalesi
Sfregio rosso sangue sulla casa casertana
del giudice anticlan dei casalesi
NAPOLI (9 aprile) - Una striscia rossa, una sorta di freccia obliqua larga quattro o cinque millimetri e lunga una decina di centimetri. Un fregio accanto alla porta d’ingresso, denso e vischioso, con la consistenza del sangue rappreso o forse di un grumo di vernice.
Tra l’una e l’altra ipotesi c’è l’abisso che separa una intimidazione da un falso allarme. Perché la parete bianca macchiata di rosso è quella dell’abitazione casertana di Raffaello Magi, giudice estensore della sentenza Spartacus, presidente della sezione del Tribunale che per la prima volta ha condannato il figlio di Francesco Schiavone-Sandokan, Nicola, e che sta processando il gruppo di Giuseppe Setola per le estorsioni e le intimidazioni che hanno segnato la stagione stragista del 2008.
Magi è uno dei magistrati più esposti sul fronte anticamorra, soprattutto dopo che le condanne all’ergastolo ai capi del clan dei Casalesi sono diventate definitive. Il cartello camorristico, infatti, dal 15 gennaio scorso è alla ricerca - finora apparentemente sotto traccia - di un nuovo equilibrio. Due dei capi storici, Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti, condannati all’ergastolo, resteranno detenuti per sempre. Michele Zagaria e Antonio Iovine, latitanti da oltre quattordici anni e pure condannati al carcere a vita, hanno la necessità di conservare questo status mantenendo il ferreo e rigido controllo del territorio. Ed è per questo che sono alla ricerca di un capro espiatorio da offrire alle carceri, che reclamano vendetta, e agli affiliati che vogliono capi in grado di garantire gli stipendi ai familiari. Denaro che già da mesi non sta arrivando più.
La coda di lamentele e mugugni, già forti due anni fa quando iniziò l’offensiva di Setola, ha fatto alzare la temperatura e scattare l’allarme, tanto che da due mesi è stata potenziata la protezione ai potenziali obiettivi della rappresaglia: collaboratori di giustizia e loro familiari e, naturalmente, i magistrati che hanno ricoperto un ruolo di primo piano nella repressione del clan dei Casalesi. Quindi, il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che ha sostenuto l’accusa in tutto il processo Spartacus e che oggi si occupa, con particolare attenzione delle confische; i giudici che hanno emesso la sentenza di condanna, Catello Marano e Raffaello Magi; i pm che, extra-Spartacus, hanno continuato a indagare sull’organizzazione, e cioè l’intero pool Caserta della Dda; il giudice Raffaele Cantone, oggi in Cassazione, più volte indicato da fonti investigative tra i «nemici» del clan.
È per questo, per l’esistenza di questa situazione, che il ritrovamento della striscia rossa accanto alla porta di casa di Magi e di alcune macchioline sulle pareti dell’ascensore ha fatto scattare l’allerta. I carabinieri del Reparto operativo di Caserta hanno effettuato il sopralluogo, inviando un campione della sostanza al Racis di Roma. Con loro, il pm sammaritano Ivana Sassi, che ha anche sentito alcuni testimoni.
L’episodio è valutato con particolare attenzione dagli inquirenti che, prima di azzardare compiutamente una qualunque ipotesi, attendono il risultato delle indagini scientifiche. Sinora sarebbe stato escluso, però, il fatto accidentale. Cioè, che la traccia sia stata lasciata da qualcuno - personale addetto alle pulizie, operaio, fornitore - che, ferito, si sia appoggiato con la mano alla parete. Oggetto di verifica anche la possibilità che il segno sia stato lasciato dopo un «sopralluogo» di ladri specializzati che, negli ultimi giorni, hanno preso di mira proprio il quartiere dove vive il magistrato che ha già subito il tentativo di furto dell’auto. Eventualità che gli investigatori hanno preso in considerazione, segnalando la necessità di potenziare il servizio di vigilanza nell’intero quartiere.
Rosaria Capacchione
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