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domenica 28 marzo 2010
Lombardo sotto inchiesta "Rapporti con i boss etnei"
Indagato Lombardo
CATANIA - Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, parlamentare nazionale del Movimento per l'autonomia, sono indagati dalla Procura della Repubblica di Catania per concorso esterno all'associazione mafiosa.
LE ACCUSE. Secondo l'accusa avrebbero avuto contatti con Vincenzo Aiello, arrestato l'8 ottobre del 2009 da carabinieri, e indicato come uno dei boss vicini al capo mafia ergastolano Benedetto Santapaola.
La notizia, riportata dal quotidiano La Repubblica, ha trovato conferme in ambienti giudiziari qualificati. Nell'inchiesta è indagato anche il parlamentare regionale dell'Udc Fausto Fagone. Agli atti dell'indagine ci sarebbero intercettazioni telefoniche e ambientali dei carabinieri del Ros e le dichiarazioni di un pentito. Le indagini dei carabinieri del Ros, durate anni, e gli atti relativi erano stati secretati dai magistrati titolari dell'inchiesta, il procuratore Vincenzo D'Agata, e i sostituti della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito e Antonino Fanara.
Secondo l'accusa il governatore, che avrebbe ottenuto appoggio elettorale dal clan, non avrebbe avuto contatti telefonici ma si serviva di un 'corriere' per parlare con Vincenzo Aiello, ritenuto vicino a Eugenio Galea, a sua volta indicato come una delle persone di maggior fiducia, nel settore economico, del capomafia Benedetto Santapaola.
Durante l'attività investigativa militari dell'Arma del Ros avrebbero anche messo delle 'cimici' nell'automobile dell'autista del fratello di Lombardo, per intercettare dialoghi all'interno della vettura, ma sarebbero state scoperte e distrutte. In una telefonata, ascoltata dal Ros, Vincenzo Aiello si sarebbe lamentato con l'interlocutore della decisione di Raffaele Lombardo di scegliere come assessori dei magistrati, come Massimo Russo, Giovanni Ilarda e Caterina Chinnici, definendo la loro nomina "una minchiata".
"La propalazione sui giornali di notizie come quella pubblicata da Repubblica ha quasi sempre una matrice politica". Lo afferma in una nota il procuratore capo di Catania, Vincenzo D'Agata, sull'inchiesta sul presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, che nel merito "non commenta". Secondo il magistrato la notizia "non è stata certo diffusa dall'Azione cattolica" la sua pubblicazione è "determinata da interessi e da contrapposizioni di natura politica dei quali i giornali divengono a volte involontario strumento". "Ma nel diffondere le notizie - sottolinea il procuratore capo di Catania - i giornalisti fanno il loro corretto mestiere".
"Ben diversa è la funzione del magistrato - conclude D'Agata - che da matrici, interessi e strumentalizzazioni politiche deve e intende restare assolutamente estraneo. Allo stato in conseguenza non ritengo di dover fare alcuna dichiarazione".
"INCHIESTA SULLA FUGA DI NOTIZIE". La Procura di Catania aprirà un'inchiesta sulla fuga di notizia sul fascicolo che è aperto per concorso esterno all'associazione mafiosa sul presidente
della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e su suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. Lo apprende l'ANSA da fonti qualificate. Il fascicolo per competenza, dopo gli atti iniziali, sarà trasmesso alla Procura di Messina.
LOMBARDO: "ACCUSE INFAMANTI E FALSE". "È un'accusa che non sta nè in cielo nè in terra. Non conosco Aiello, e non so chi sia. Posso soltanto ribadire che non ho mai fatto affari con la mafia". Lo ha affermato all'ANSA il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, commentando la notizia, riportata dal quotidiano La Repubblica, della sua iscrizione nel registro degli indagati per concorso esterno all'associazione mafiosa, assieme al fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.
Il governatore ha detto di "non avere avuto notificato alcun avviso di garanzia" e di "avere appreso la notizia da un amico che ha letto il giornale" e gli ha telefonato. Il leader del Mpa ha annunciato che adirà "le vie legali" nei confronti di chi lo accusa per "difendersi da queste accuse infamanti e false". "Non lancio proclami - ha aggiunto Lombardo - e chiedo giustizia agli stessi magistrati presentando un esposto dopo avere letto di cosa mi si accusa". Sui contatti con Liga, il presidente della Regione Siciliana ribadisce che "sono stati di natura politica" e di "averlo incontrato così come tanti altri hanno fatto".
Lombardo sotto inchiesta
"Rapporti con i boss etnei"
Intercettazioni e rivelazioni di un pentito alla base del dossier della Procura di Catania. Coinvolti anche il fratello del governatore e il parlamentare regionale Fagone: per tutti le accuse sarebbero di concorso esterno in associazione mafiosa. Nelle conversazioni telefoniche le critiche del capomafia Aiello al presidente della Regione
CATANIA - Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello, Angelo, parlamentare nazionale del Movimento per l'autonomia sono indagati dalla Procura della Repubblica di Catania per concorso esterno in associazione mafiosa.
La decisione è stata presa dalla Procura etnea, guidata da Vincenzo D'Agata, sulla base di un corposo rapporto di tremila pagine confezionato dai carabinieri del Ros. Nel faldone top secret spiccherebbero le rivelazioni di un pentito e le intercettazioni telefoniche e ambientali che documenterebbero i contatti tra il capo della mafia catanese, Vincenzo Aiello, e i fratelli Lombardo.
Con loro sarebbero indagati anche un deputato regionale dell'Udc, Fausto Fagone, il sindaco di Palagonia, altri sindaci di comuni catanesi, numerosi amministratori comunali e provinciali, che sarebbero stati eletti grazie al "massiccio" appoggio e "impegno" delle cosche mafiose del clan storico di Cosa nostra che faceva capo a Nitto Santapaola e che ora è capitanato da Vincenzo Aiello.
Quest'ultimo è stato arrestato qualche mese fa durante un summit in cui si discuteva se aprire o meno una guerra contro le bande criminali catanesi, degli appalti da gestire e di come "comunicare" con il presidente della Regione, Raffaele Lombardo.
Secondo l'accusa il governatore, che avrebbe ottenuto appoggio elettorale dal clan, non avrebbe avuto contatti telefonici ma si serviva di un 'corriere' per parlare con Vincenzo Aiello, ritenuto vicino a Eugenio Galea, a sua volta indicato come una delle persone di maggior fiducia, nel settore economico, del capomafia Benedetto Santapaola.
Durante l'attività investigativa militari dell'Arma del Ros avrebbero anche messo delle 'cimici' nell'automobile dell'autista del fratello di Lombardo, per intercettare dialoghi all'interno della vettura, ma sarebbero state scoperte e distrutte.
Nelle conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros anche le "critiche" che il capomafia faceva a Raffaele Lombardo, per avere voluto nella sua giunta, magistrati-assessori, Massimo Russo, ex magistrato antimafia a capo dell'assessorato alla Sanità, Giovanni Ilarda, ex assessore alla Presidenza della Regione e Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione di Palermo, ucciso dalla mafia con un'autobomba nel 1983, definendo la loro nomina "una minchiata".
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