venerdì 1 gennaio 2010

Mafia, carcere meno duro per boss Giuseppe Graviano


Mafia, carcere meno duro per boss Giuseppe Graviano

La rabbia dei parenti delle vittime:
«Un provvedimento scandaloso»


PALERMO
Il boss Giuseppe Graviano, che sta scontando l’ergastolo nel carcere milanese di Opera, esce dall’isolamento assoluto che gli imponeva il regime del carcere duro: la Corte d’assise d’appello di Palermo, infatti, ha revocato al capomafia del quartiere palermitano di Brancaccio una parte delle prescrizioni previste dal 41 bis. Graviano in particolare non sarà più sottoposto all’isolamento diurno e potrà così fare vita comune con i detenuti che non abbiano condanne per mafia e usufruire dell’ora d’aria. I giudici hanno accolto il ricorso del suo avvocato, Gaetano Giacobbe, contro la decisione della procura generale di prorogare l’isolamento, assunta a settembre, all’indomani della condanna definitiva del boss ad altri due ergastoli.

Il legale di Graviano ha spiegato che esiste un tetto massimo di tre anni per l’isolamento assoluto e che la proroga non poteva essere applicata, in quanto le nuove condanne si riferivano a fatti accaduti prima dell’arresto del boss, avvenuto il 27 gennaio ’94.

Immediate le reazioni al provvedimento: Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, spiega che «Graviano non ha diritto a nessuno sconto nè di giorno nè di notte. Le leggi durante questi sedici anni troppo spesso sono andate in una sola direzione, in favore della mafia terrorista, e oggi si vedono i risultati».

«Se il buongiorno si vede dal mattino, ’mala tempora currunt’. Il nuovo anno non inizia bene», dice il leader di Italia dei valori, Antonio Di Pietro. «È un segnale inquietante, pochi giorni dopo il silenzio omertoso del boss e, al di là delle intenzioni, rischia di apparire come una ricompensa».

Lo scorso 11 dicembre, davanti ai giudici della Corte d’appello di Palermo che stanno giudicando il senatore Marcello Dell’Utri, Giuseppe Graviano - sentito insieme al fratello Filippo - aveva lamentato uno stato di salute precario, a suo dire provocato dai rigori del 41 bis, e per questo si era avvalso della facoltà di non rispondere alle domande dell’accusa sulla veridicità delle dichiarazioni rese dal pentito Gaspare Spatuzza, che aveva parlato di rapporti tra il senatore e i due fratelli Graviano tirando in ballo anche il premier Silvio Berlusconi. Ma il boss condannato all’ergastolo aveva spiegato che la decisione poteva essere rivista qualora le sue condizioni fossero migliorate, lasciando intendere che questo sarebbe dipeso dal miglioramento del regime carcerario. Filippo Graviano, invece, aveva smentito la ricostruzione fatta da Spatuzza circa le stragi mafiose del ’93 a Firenze, Roma e Milano.

Intanto, il vicepresidente della commissione Antimafia, Fabio Granata (Pdl), chiede al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, di «accertare la legittimità delle procedure». Preoccupazione analoghe vengono espresse anche da Laura Garavini del Pd: «Non vorremmo - dice - che nel sistema del 41 bis si fosse aperta una falla come già avvenuto nel 2005».

Nessun commento:

Posta un commento