giovedì 26 marzo 2009

La Mafia Si Butta Sul Business Dei Sequestri, Sventato Rapimento Di Un Banchiere



La Mafia Si Butta Sul Business Dei Sequestri, Sventato Rapimento Di Un Banchiere

Palermo, 26 mar. (Adnkronos/Ign) -
I boss della Stidda di Gela (Caltanissetta) stavano preparando il sequestro del banchiere ragusano Giovanni Cartia, presidente della Banca agricola popolare di Ragusa. Il piano criminale, a scopo di estorsione, che sarebbe dovuto scattare prima di Pasqua, è stato però sventato dai Carabinieri che all'alba di oggi hanno eseguito sette arresti. Gli investigatori hanno scoperto il piano grazie a un'intercettazione nell'ambito di un'altra indagine non di mafia.

Gli arrestati nell'ambito dell'operazione, denominata 'Caiman', sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa e associazione per delinquere, detenzione di armi ed esplosivi, sequestro di persona a scopo di estorsione, con l'aggravante per tutti di essere un'associazione armata. Tra i coinvolti c'è anche un ex brigatista. L'organizzazione aveva studiato tutti i movimenti del banchiere e perfino effettuato dei sopralluoghi. Era pronto anche il covo da usare, nei pressi di Comiso (Ragusa).
L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore Sergio Lari, dal neo Procuratore aggiunto Domenico Gozzo e dal pm della Direzione distrettuale antimafia Nicolò Marino. In carcere sono finite persone originarie del nisseno, due delle quali avevano interessi economici in Puglia e Lombardia.

L'operazione ruota attorno a un pregiudicato, Vincenzo Pistritto, personaggio di spicco della Stidda di Gela e indicato come tale da alcuni collaboratori di giustizia che lo accusano. Pistritto con i suoi complici "aveva ideato e materialmente pianificato con vari sopralluoghi - spiegano gli inquirenti - diversi progetti criminosi, principalmente rapine per le quali è emersa la disponibilità di armi da fuoco ed esplosivo al plastico e soprattutto sequestri di persona ai danni di un noto banchiere siciliano".

Per queste due ultime azioni Pistritto aveva ottenuto il coinvolgimento di un ex brigatista, Calogero La Mantia, originario di Sommatino, nel nisseno, ma residente a Gela e arrestato negli anni Settanta per terrorismo, quale affiliato alla colonna milanese ma da vent'anni rientrato a Gela.

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