mercoledì 27 novembre 2013

Picchiato e dato in pasto ai maiali ancora vivo

 Ecco come si uccide nella guerra tra clan reggini

 
 
L'ordinanza che ha portato all'emissione di venti provvedimenti di fermo per l'operazione contro le cosche di Oppido Mamertina svela la ferocia degli assassini. Intercettato il racconto di un killer che svela ogni particolare sul duplice omicidio di due cognati
 
 
di SAVERIO PUCCIO
REGGIO CALABRIA – Prima presi a colpi di pala poi, ancora vivi, dati in pasto ai maiali. C'è tutta la ferocia della 'ndrangheta dietro il duplice omicidio di Francesco Raccosta e del cognato Carmine Putrino. Una sequenza agghiacciante. Compiuta con estrema freddezza. Fino a diventare un vanto, un piacere. Simone Pepe racconta tutto con dovizia di particolari: “...Appena ha preso le prime tre quattro botte di pala…è stata una sensazione no bella, di più…”. 

La faida tra le famiglie di Oppido Mamertina è sempre stata una delle più feroci che la 'ndrangheta abbia mai conosciuto. Morti ammazzati in nome della spartizione del territorio e dell'onore delle famiglie, per una guerra ripresa negli ultimi tempi e interrotta oggi con l'esecuzione di venti provvedimenti di fermo da parte dei carabinieri  (VEDI IL VIDEO DEL BLITZ). 
 
Le pagine dell'ordinanza per l'operazione "Erinni" (LEGGI I PARTICOLARI DELL'OPERAZIONE) sono la testimonianza più cruda di questa violenza estrema. Le intercettazioni diventano confessioni. Con particolari macabri. Il duplice omicidio dei cognati Raccosta e Putrino risale al 13 marzo 2012. Un delitto contestato a vario titolo a Rocco Mazzagatti, Domenico Scarfone, Simone Pepe, Pasquale Rustico e Giuseppe Ferraro (GUARDA LE FOTO DEI FERMATI) (LEGGI L'ELENCO). Ognuno aveva avuto un ruolo ben determinato. Ferraro aveva fornito le informazioni utili per sequestrare ed ammazzare i due, così come avevano chiesto Mazzagatti e Scarfone, accusati di essere mandanti ed esecutori materiali. Pepe e Rustico furono gli esecutori materiali. 
 
A Raccosta sarebbe toccata la morte più cruda. Colpito ripetutamente con la spranga. Appeso ad una carrucola e poi dato in pasto ai maiali mentre era ancora in vita. Pepe racconta tutto. Il boia ha solo 24 anni, ma è spietato come pochi. 
Svela ogni particolare in una conversazione intercettata dagli inquirenti. Non ha alcuna remora ad uccidere, ma soprattutto lo fa con il petto in fuori, vantandosi: “Mentre lo ammazzo lo devo guardare, lo devo guardare dentro gli occhi”, racconta. E mentre scarica la sua rabbia sui suoi bersagli, respinge anche i tentativi di chi chiede di fermarsi. Di sparare se necessario, ma di non infierire. Ma lui vuole fare soffrire le vittime. E mentre colpisce con la spranga, Pepe umilia la sua vittima: “Adesso ti faccio morire da vivo e ti faccio vedere come soffri”, racconta di avergli detto. Così lega la sua vittima ad una carrucola. Lo colpisce ancora con la pala e poi, mentre la vittima è ancora legata, lo getta tra i maiali. Una morte orribile. Raccontata passo dopo passo. Impossibile da riferire nei dettagli. Voluta al punto da liberare altri maiali per completare la missione di morte selvaggia. Alla fine il boia è contento: “E' stata una soddisfazione sentirlo strillare… mamma mia come strillava”.

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