mercoledì 27 novembre 2013

«E dopo minacce per far tacere la 14enne stuprata»




di ANTONELLO NORSCIATRANI - Saranno interrogati oggi i quattro giovani molfettesi finiti agli arresti domiciliari lunedì con l’accusa di aver abusato sessualmente di una 14enne studentessa della loro città. Stamattina Domenico P., Angelo D.C., entrambi di 21 anni; Andrea R. (20) e Nicolas T. (25), sono convocati al Tribunale di Trani, dove sono stati fissati alle 8.30 gli interrogatori di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari Luca Buonvino, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare usando la mano meno pesante di quella richiesta dalla Procura: per il «branco» il Pubblico ministero Mirella Conticelli aveva invocato la detenzione preventiva in carcere.

La parola, dunque, passa alle difese (avvocati Michele Salvemini, Francesco Santoro, Adele Claudio) che potrebbero seguire strategie differenti, nell’alternativa tra fornire la propria versione dei fatti ed avvalersi della facoltà di non rispondere. Tutti gli arrestati (di cui omettiamo le complete generalità per tutelare la vittima, loro conoscente) rispondono di sequestro di persona e violenza sessuale aggravata. Domenico, Angelo ed Andrea per lo stupro seriale che avrebbero commesso a fine aprile dello scorso anno nell’anfiteatro di Ponente di Molfetta, quando Claudia (nome di fantasia che abbiamo dato alla vittima sempre per tutelarne la privacy) era ancora vergine; Nicolas, invece, per il rapporto orale che avrebbe preteso un mese più tardi nei pressi della chiesa della Madonna dei Martiri.

Secondo l’accusa sostenuta dal Pm Conticelli, che ha coordinato le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta, Nicolas prima avrebbe abbindolato la 14enne col pretesto di scusarsi per non averla salvata dalle violenze subìte un mese prima, cui a quanto pare avrebbe assistito, e poi, una volta soli, l’avrebbe costretta a soddisfare le proprie voglie sessuali dietro la minaccia di «sputtanare» quanto accaduto con gli altri giovani. Tra questi, anche il presunto minorenne all’epoca del fattaccio C.M., anch’egli molfettese, la cui posizione è al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bari assieme a quella di altri 4 minorenni che avrebbero assistito allo stupro in serie.

C’è da attendersi che le difese puntino sui rapporti di conoscenza di Claudia con i giovani e dunque sulla negazione dei pesanti addebiti. Ma, almeno sinora, Claudia è stata ritenuta credibile, tant’è che il giudice nell’ordinanza di custodia riporta un passo di quanto verbalizzato dai Carabinieri. Dopo il racconto della 14enne, i militari, a verbale, diedero atto che «la minore, apparentemente, non sembra soffrire di disturbi psichici; le sue confessioni intime scaturivano quasi in modo naturale, senza periodi di pausa e/o titubanza alcuna».

Dopo gli interrogatori l’attenzione del magistrato si sposterà sulla richiesta d’«incidente probatorio» del Pm tranese, atto con il quale la sostituto procuratore intenderebbe acquisire con valore di prova dibattimentale le dichiarazioni accusatorie di Claudia. Tanto più che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 3 ottobre scorso, quando evidentemente a Molfetta l’eco di alcune attività investigative era giunta all’orecchio di qualche indagato, Claudia sarebbe stata avvicinata da Angelo D.C., cioè «da colui - si legge nell’ordinanza cautelare – che riconobbe fotograficamente il 22 luglio 2013». Peraltro proprio il giudice basa gli arresti sul rischio d’inquinamento probatorio (oltre che sul pericolo di reiterazione del reato) scrivendo testualmente: «non è difficile ipotizzare che gli indagati, a conoscenza della denuncia, possono esercitare pressioni per indurre la ragazza, dalla scarsa protezione familiare, a smentire o a ridimensionare i fatti».

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