giovedì 6 giugno 2013

Messina, assenteismo all’Iacp:


 80 rinvii per truffa e interruzione di servizio
 

di LETIZIA BARBERA 
MESSINA. Cade l'ipotesi di falso, restano in piedi la truffa e l'interruzione di pubblico servizio. Questa la decisione del gup Daniela Urbani che ha disposto 80 rinvii a giudizio per la vicenda dell'assenteismo all'istituto autonomo case popolari scoperto con l'operazione della Guardia di Finanza "Badge sicuro". Il dispositivo che rinvia a giudizio al 13 novembre 2013 davanti al giudice monocratico, è stato letto al termine di una lunga giornata interamente dedicata alle discussioni degli avvocati della difesa. Il gup ha anche disposto tre proscioglimenti parziali per truffa in concorso limitatamente al fatto di aver passato il badge per altre persone.
 
La scorsa udienza il pm Antonio Carchietti aveva chiesto il rinvio a giudizio per la truffa e l'interruzione di pubblico servizio e il proscioglimento per l'ipotesi di falso. Stralciata la posizione di un indagato che sarà trattata il 24 giugno. L'inchiesta della Guardia di Finanza lo scorso dicembre aveva portato l'Istituto autonomo case popolari alla ribalta nazionale. Il caso destò particolare scalpore perché su 96 dipendenti furono indagati in 81. L'indagine prese il via dopo una denuncia che segnalava le continue assenze degli impiegati. Per settimane una telecamera nascosta della Guardia di Finanza, puntata verso l'apparecchio in cui si striscia il badge, riprese entrate ed uscite dei lavoratori. Le immagini rivelarono che la maggior parte dei dipendenti si sarebbe assentata arbitrariamente dal posto di lavoro. Gli investigatori, sulla scorta delle immagini e di appostamenti, conclusero che i lavoratori, a piccoli gruppi, due o tre per volta, si accordavano affinché uno strisciasse i badge elettronici di altri scambiandosi il favore reciprocamente. In questo modo, secondo l'accusa, i lavoratori potevano arrivare in ritardo, andare via in anticipo oppure uscire per dedicarsi alle faccende personali. I finanzieri, muniti di telecamere, filmarono anche cosa facevano i dipendenti fuori dal luogo di lavoro. Qualcuno si recava al bar, qualche altro passeggiava andando per negozi. C'era anche chi prolungava a lungo la pausa pranzo, in teoria doveva durare 30 minuti ma per qualcuno poteva essere anche di oltre due ore. Uscite ed entrate furono accertate caso per caso dai finanzieri, monitorando le assenze di ogni lavoratore scoprendo casi in cui c'era chi si sarebbe assentato 90 ore al mese mentre per altri le assenze sono state più o meno di 12 ore.

Nessun commento:

Posta un commento