ROMA - Super-Supermario è il nuovo arrivato nel presepe italiano. In realtà sono due, e diversissimi tra di loro, i protagonisti di cui tutti parlano: Mario il bomber e Mario il premier.
Cioè Balotelli & Monti. Sono personaggi sovrapponibili, pur essendo agli antipodi, come dimostra il fotomontaggio che spopola sul web ed è assurto icona di questa fase di neo-orgoglio nazionale: il Super-Supermario, appunto, con il volto professorale del capo del governo in loden e la testa pelata con cresta gialla (più doppio orecchino sul lobo destro) dell’attaccante azzurro.
«Diciamo grazie al Mario della semifinale contro la Germania e al Mario del match politico-diplomatico giocato a Bruxelles», twitta Pier Ferdinando Casini. E come il leader dell’Udc, sono in tantissimi a fare questo gioco del doppio nome. O anche del triplo.
«E’ bello essere passati da Tremonti a tre Marii», sostengono quelli che al bomber e al premier affiancano giustamente un altro personaggio fondamentale di questa euro-fase: il presidente della Bce, Mario Draghi. Il Mario premier si diverte a scherzare sull’argomento: «Dopo ciò che è accaduto nella partita contro la Germania, io e il professor Mario Draghi potremmo fare un comunicato congiunto che dica: ci siamo anche noi, e non esiste solo Balotelli».
La tartaruga è la prima differenza tra i due Mario. Balotelli la tartaruga ce l'ha e Monti non ce l’ha. Del resto è impossibile immaginare quest'ultimo che si toglie la maglietta dopo aver segnato un gol ad Angela Merkel. Ma quando vuole anche Monti, come si è visto, tira fuori i muscoli. I due Mario sono leader diversi e complementari. Uno è l'eccesso e l'altro è la misura, ma entrambi non gioiscono quando mettono a segno un punto. Monti perchè è un tipo cool, Balotelli perché ha la tristezza negli occhi e nell'anima.
Tutti e due sembrano non patire granchè la fatica o forse dissimulano. E comunque, spiritoso lo striscione tricolore portato nello stadio di Varsavia da un gruppo di tifosi napoletani: «SuperMa’, ’o vincimm ’stu spread?».
Ognuno dei due Mario può contare su un papà importante. Il genitore del premier è Napolitano e Prandelli ha fatto l'altro Mario senatore a vita a sua insaputa e soltanto la pazienza certosina del ct azzurro poteva riuscire a vincere la sregolatezza del talento siculo-bresciano.
Chissà se quando si vedranno dopo la finale di Kiev (nella speranza che andrà bene), un Mario chiederà all'altro dotte informazioni sul fiscal compact o sui debiti sovrani e il bomber spiegherà al premier chi è Rihanna o chi è Drake, il rapper a cui dice di ispirarsi Balotelli quando tira i suoi missili. Una volta, il 15 novembre 2011, per l’incontro tra il presidente della Repubblica e i nuovi cittadini italiani figli di immigrati, anche Balotelli con Osvaldo e altri azzurri si è recato al Quirinale. Poi, andando via, sulle scale il bomber passa davanti a un corazziere e di colpo gli si avvicina fingendo di volergli strizzare le parti basse. Quello, costretto all'immobilità statuaria, non fa una piega, e però sull'angolo della bocca si intravede un sorriso rivolto alla mossa pazza del goliardico Mario. A cui si può chiedere tutto ma non di condividere con Monti l’aplomb istituzionale. Quanto al fisico, scherza on line Mario Cavallaro, simpatico deputato marchigiano del Pd: «Noi Mario abbiamo tutti il fisico di Monti e la testa di Balotelli. Sapevatelo».
I due dominatori d'Europa sono italiani da tempi difficili. E guarda caso, commentando il mundial vinto in Spagna nell'82, a suo tempo Monti scrisse che «nel calcio, come nell'economia, il nostro Paese è in grado di agire risolutamente solo nelle situazioni d'emergenza». La tattica del Mario di governo è stata quella di spiazzare Merkel facendo squadra con Rajoy e giocando di sponda con Hollande. La tattica del Mario del pallone è stata quella, da sempre e anche stavolta, di non avere tattica. Se gli arriva una palla buona, cerca di ficcarla dentro. This is football.
Nella divisione dei compiti, tra Supermario e Supermario, uno prova a mettere a segno gli eurobond e l'altro a portare a casa gli eurogol. Se andassero a cena insieme, non è assolutamente immaginabile di che cosa possano parlare questi due, essendo pianeti lontani. Il Mario premier non sa nulla di hip hop, e non ha mai messo una cuffia nelle orecchie se non quelle della commissione europea; mentre il Mario bomber nella testa insieme a qualche grillo (stavolta non si tratta di Beppe) ha soprattutto la musica nera.
La nuova leadership d'Europa è dunque rappresentata da questa strana diarchia. Cioè, per dirla con un sorriso, dalle due facce del Mario nostrum.
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