Alt del Colle: già fatta chiarezza
Il Pg di Cassazione; "Tutto regolare".
E Grasso conferma l'incontro con D'Ambrosio
Una Commissione d’inchiesta parlamentare sulla presunta trattativa tra mafia e Stato, per sapere «cosa Š avvenuto tra esponenti di governo, esponenti che lavorano alle dipendenze del Quirinale e della magistratura su questa pagina oscura della Repubblica». Ad alzare il livello di una polemica che nasce dal lontano 1992 ed oggi lambisce il Colle ci ha pensato il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «Una follia», gli ha subito replicato il Pd, attraverso Laura Garavini, capogruppo nella Commissione Antimafia che di fatto sta indagando anche su questo ennesimo mistero d’Italia.
Il Quirinale tace, limitandosi a sottolineare ufficiosamente come «sia già stata fatta chiarezza» e rimandando alla nota di alcuni giorni fa e agli interventi di Napolitano al Csm nei quali si richiamava la necessità di coordinamento tra le iniziative in corso presso varie Procure. Che è proprio parte di quanto ha chiesto reiteratamente Nicola Mancino, ex presidente del Senato, ex ministro degli Interni ed ex vice presidente del Csm, ad uno dei più stretti collaboratori del presidente della Repubblica, Loris D’Ambrosio. Dagli atti ormai pubblici si legge che il 5 marzo scorso un preoccupato Mancino parla al telefono proprio con D’Ambrosio: teme il confronto in aula con Vincenzo Scotti, suo predecessore al Viminale e chiede un intervento del Quirinale. Qui la situazione diventa confusa: D’Ambrosio, secondo le carte, non avrebbe nascosto a Mancino la difficoltà della situazione spiegandogli che gli unici in grado di intervenire sarebbero stati il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, e il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso che oggi ha confermato di aver avuto un incontro diretto con D’Ambrosio.
La presidenza della Repubblica invece sceglie di rendere pubblica una lettera del segretario Generale, Donato Marra, inviata lo scorso aprile all’allora Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Vitaliano Esposito. Nella lettera si riportano le preoccupazioni di Mancino e si chiede, a nome del capo dello Stato, che «possano essere prontamente adottate iniziative che assicurino la conformit… di indirizzo» delle procure. Tutto ciò, si legge nella lettera di Marra, «al fine di dissipare le perplessit… che derivano dalla percezione di gestioni non unitarie delle indagini collegate». Ed oggi la Procura generale presso la Corte di Cassazione ha fornito una sponda al Quirinale: «tutto Š avvenuto nell’ambito della legge e delle prerogative previste», precisa il nuovo procuratore generale, Gianfranco Ciani, che allora stava sostituendo Esposito. Ma la polemica non si ferma. E al di là della richiesta di una Commissione d’inchiesta, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Severino per sapere «se siano noti i motivi che hanno portato l’ex ministro Nicola Mancino a porre in essere quelle azioni che all’unisono la stampa definisce "indebite pressioni" nei confronti del Procuratore Nazionale Antimafia e di alti funzionari del Quirinale».
Grasso ha confermato l’incontro con Mancino che definisce «un uomo che si sente accerchiato e perseguitato» ma ha negato di aver mai fatto alcunchè per agevolare l’ex presidente del Senato. Grasso precisa anche che D’Ambrosio in almeno un’occasione gli ha parlato delle «esigenze» di Mancino. Fin qui l’attualità: ma Pietro Grasso, nell’intervista al ’Fatto quotidianò torna sul cuore del problema, cioè la trattativa fra Stato e mafia e chiede che i rappresentanti delle istituzioni «inizino a collaborare» per fare luce su quanto avvenne in quegli anni di stragi e bombe. Intanto il portavoce del Quirinale, Pasquale Cascella, invita ’via twitter’ a guardare ai «fatti veri», giocando sulle parole con il giornale che più di tutti sta cavalcando la vicenda, e cioè i discorsi di Napolitano al Csm. E polemizza a distanza con Antonio Di Pietro. «Possibile che ex magistrati e avvocati ora impegnati in politica ignorino l’art. 104 d.lgs 6.9.2011 n.159 sulle attribuzioni Pg Cassazione?», twitta Cascella senza nominare direttamente l’ex Pm. Che però gli risponde così: «Non ignoriamo affatto l’articolo 104 sulle attribuzioni del Pg della Cassazione, invitiamo Cascella o chi per lui a non nascondersi dietro a un dito». Tweet di controreplica di Cascella: «io mi firmo con nome e cognome e non ho bisogno di nascondermi, come altri hanno fatto». Anche il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, sceglie Twitter per difendere Napolitano: «è in corso un’aggressione indegna alla presidenza della Repubblica»
Il Quirinale tace, limitandosi a sottolineare ufficiosamente come «sia già stata fatta chiarezza» e rimandando alla nota di alcuni giorni fa e agli interventi di Napolitano al Csm nei quali si richiamava la necessità di coordinamento tra le iniziative in corso presso varie Procure. Che è proprio parte di quanto ha chiesto reiteratamente Nicola Mancino, ex presidente del Senato, ex ministro degli Interni ed ex vice presidente del Csm, ad uno dei più stretti collaboratori del presidente della Repubblica, Loris D’Ambrosio. Dagli atti ormai pubblici si legge che il 5 marzo scorso un preoccupato Mancino parla al telefono proprio con D’Ambrosio: teme il confronto in aula con Vincenzo Scotti, suo predecessore al Viminale e chiede un intervento del Quirinale. Qui la situazione diventa confusa: D’Ambrosio, secondo le carte, non avrebbe nascosto a Mancino la difficoltà della situazione spiegandogli che gli unici in grado di intervenire sarebbero stati il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, e il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso che oggi ha confermato di aver avuto un incontro diretto con D’Ambrosio.
La presidenza della Repubblica invece sceglie di rendere pubblica una lettera del segretario Generale, Donato Marra, inviata lo scorso aprile all’allora Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Vitaliano Esposito. Nella lettera si riportano le preoccupazioni di Mancino e si chiede, a nome del capo dello Stato, che «possano essere prontamente adottate iniziative che assicurino la conformit… di indirizzo» delle procure. Tutto ciò, si legge nella lettera di Marra, «al fine di dissipare le perplessit… che derivano dalla percezione di gestioni non unitarie delle indagini collegate». Ed oggi la Procura generale presso la Corte di Cassazione ha fornito una sponda al Quirinale: «tutto Š avvenuto nell’ambito della legge e delle prerogative previste», precisa il nuovo procuratore generale, Gianfranco Ciani, che allora stava sostituendo Esposito. Ma la polemica non si ferma. E al di là della richiesta di una Commissione d’inchiesta, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Severino per sapere «se siano noti i motivi che hanno portato l’ex ministro Nicola Mancino a porre in essere quelle azioni che all’unisono la stampa definisce "indebite pressioni" nei confronti del Procuratore Nazionale Antimafia e di alti funzionari del Quirinale».
Grasso ha confermato l’incontro con Mancino che definisce «un uomo che si sente accerchiato e perseguitato» ma ha negato di aver mai fatto alcunchè per agevolare l’ex presidente del Senato. Grasso precisa anche che D’Ambrosio in almeno un’occasione gli ha parlato delle «esigenze» di Mancino. Fin qui l’attualità: ma Pietro Grasso, nell’intervista al ’Fatto quotidianò torna sul cuore del problema, cioè la trattativa fra Stato e mafia e chiede che i rappresentanti delle istituzioni «inizino a collaborare» per fare luce su quanto avvenne in quegli anni di stragi e bombe. Intanto il portavoce del Quirinale, Pasquale Cascella, invita ’via twitter’ a guardare ai «fatti veri», giocando sulle parole con il giornale che più di tutti sta cavalcando la vicenda, e cioè i discorsi di Napolitano al Csm. E polemizza a distanza con Antonio Di Pietro. «Possibile che ex magistrati e avvocati ora impegnati in politica ignorino l’art. 104 d.lgs 6.9.2011 n.159 sulle attribuzioni Pg Cassazione?», twitta Cascella senza nominare direttamente l’ex Pm. Che però gli risponde così: «Non ignoriamo affatto l’articolo 104 sulle attribuzioni del Pg della Cassazione, invitiamo Cascella o chi per lui a non nascondersi dietro a un dito». Tweet di controreplica di Cascella: «io mi firmo con nome e cognome e non ho bisogno di nascondermi, come altri hanno fatto». Anche il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, sceglie Twitter per difendere Napolitano: «è in corso un’aggressione indegna alla presidenza della Repubblica»
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