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sabato 4 febbraio 2012
I fratelli Vaccaro Notte, eroi dei nostri tempi
Il 5 febbraio sarà il dodicesimo anniversario della morte di Salvatore Vaccaro Notte, ennesima vittima di quel cancro devastante chiamato mafia, che pian piano, sta distruggendo la società dall’interno, lentamente e incessantemente, con la stessa meticolosa laboriosità di un ragno che tesse la sua tela, pregustando il momento in cui la falena cadrà nella sua trappola.
Le vittime di mafia sono tante, troppe. Non tutte conosciute. Sappiamo benissimo chi siano Falcone e Borsellino, ma ci sono centinaia, migliaia di altre persone innocenti di cui non conosciamo i nomi, che hanno perso la vita in questa guerra senza vincitori nè vinti.
Gente coraggiosa, che ha scelto di battersi apertamente contro la mafia, giudici, giornalisti, avvocati. Ma anche poveri imprenditori, commercianti, contadini. Gente che non ha voluto piegarsi all’estorsione, alla minaccia, al racket. Persino bambini. La mafia non si tira indietro davanti a nulla. Risucchia tutto ciò che incontra sulla propria strada.
Le vittime di mafia non possono più parlare; ma noi possiamo farlo per loro. Ed è per questo che diamo voce alle loro storie. Affinchè nessuno possa mai dimenticare. Questa è la storia di due fratelli siciliani, Vincenzo, detto Enzo, e Salvatore, per gli amici Totò.
Alle spalle dei fratelli Vaccaro Notte c’è Sant’Angelo Muxaro, un piccolo paesino di 1500 anime, in provincia di Agrigento, arroccato su una montagna. E’ qui che i Vaccaro Notte sono nati, ed è anche qui che troveranno la morte, entrambi per mano di un colpo di lupara alla testa.
Una storia semplice, una storia come tante. Storie come se ne sentono molte, qui al Sud.
Il Meridione, questa terra ricca, opulenta di bellezza, arte, storia, cultura; eppure, di contro, arida di opportunità e risorse per i giovani. E’ per questo che Enzo e Totò emigrano in cerca di fortuna, replicando un copione già visto altre volte; tanti sono stati costretti ad andare a vivere al Nord o addirittura all’estero, lontani da amici e parenti, in cerca di un’occupazione stabile.
Anche nel caso dei Vaccaro Notte è una scelta obbligata, non si vive di soli sogni, ma bisogna anche portare a casa la pagnotta.
E così ì fratelli partono con una valigia di sogni e speranze per la Germania , dove lavoreranno per anni come pizzaioli. Anni in cui si lavora sodo, si fanno sacrifici, si tira la cinghia.
Devono risparmiare. Perchè i Vaccaro Notte non hanno mai perso la speranza di tornare alla terra natìa. Sono determinati. E infatti ce la fanno.
Con i loro risparmi tornano al paese e decidono di aprire una ditta di onoranze funebri.
Non hanno sogni di gloria o presunzioni sfrenate: vogliono semplicemente avviare un’attività che permetta loro di vivere dignitosamente e con onestà. E’ un loro diritto. Hanno lavorato duramente e ora si meritano un pò di serenità.
Ma Enzo e Totò hanno fatto i conti senza l’oste. Perchè senza volerlo hanno pestato i piedi a qualcuno. Qualcuno di molto potente. I Vaccaro Notte entrano in concorrenza con l’altra ditta di pompe funebri del paesello, gestita da due fratelli ritenuti molto vicini a un clan mafioso. Una ditta, che al contrario di quella dei Vaccaro Notte, non ha nemmeno i regolari permessi e autorizzazioni per svolgere quel lavoro.
Ma si sa, a qualcuno è permesso tutto.
Ma per Enzo e Totò non è un problema. Forti della loro onestà e del fatto che hanno un’impresa totalmente in regola, continuano per la loro strada. A testa alta. La gente inizia a preferirli. E loro iniziano anche a pubblicizzarsi, con intraprendenza e voglia di fare.
“Per i vostri funerali rivolgetevi a noi, siamo gli unici autorizzati, prezzi convenienti, un milione di lire per ogni funerale bara compresa”.
E’ questo che recitano i manifesti pubblicitari appesi in paese da Enzo e Totò. Ma a qualcuno questo non va bene.
Loro, i signorotti prepotenti, non possono permettere che i primi arrivati gli pestino i piedi.
I fratelli Vaccaro Notte vengono intimidati dalla cosiddetta “Cosca dei Pidocchi”; ma Enzo e Totò sono gente d’onore, dove per onore si intende il significato originario del termine, e non il modo di dire attribuito ai mafiosi. Enzo e Totò sono persone per bene, oneste, leali. E soprattutto coraggiose. Molto coraggiose.
Loro non ci stanno. Non si piegano. Rifiutano qualsiasi compromesso con la mafia.
Iniziano così i dispetti, le intimidazioni, le minacce, più o meno velate.
La mafia non è abituata ad avere chi le tiene testa; la mafia è abituata a vederle abbassare, le teste.
I fratelli Vaccaro Notte hanno paura, ma non lo danno a vedere. Non vogliono cedere agli sporchi e meschini ricatti del prepotente di turno .
Non sopportano l’ingiustizia. Forse sperano di cambiare il mondo, o almeno la situazione al paesello. Ingenui Enzo e Totò, terribilmente ingenui nella loro onestà.
Ma i mafiosi non si limitano alle intimidazioni. Non gli basta la loro mera prepotenza. I vili vogliono colpire fino in fondo.
Vincenzo Vaccaro Notte muore la sera del 3 novembre 1999. Dei killer gli tesero un agguato nella piazza del paese, sotto gli occhi ciechi della gente che non vuol vedere, non vuol parlare, non vuol sentire. Aveva compiuto 48 anni da nemmeno un mese.
Nessun testimone. Nessuno parla. Una generazione che, parafrasando Fabrizio Moro, “è costretta a non guardare, a parlare a bassa voce, a spegnere la luce”. La mafia si nutre di questo silenzio. La mafia è una viscida serpe che cresce cibandosi della paura, dell’omertà, dell’ignoranza.
A questo punto Salvatore non demorde. Non si può nemmeno immaginare la paura che possa aver provato quest’uomo, solo a lottare con qualcosa di più grande di lui. Un Don Chisciotte siciliano che lotta contro i mulini a vento.
Salvatore continua a portare avanti l’impresa avviata con Vincenzo, non può mollare proprio adesso, non può gettare alle ortiche il sacrificio del fratello. Nel frattempo però Salvatore porta avanti delle indagini personali sull’omicidio di Vincenzo. Ad aiutarlo c’è un terzo fratello, Angelo, che era rimasto al paese perchè lui un lavoro lo aveva trovato, nel Corpo della Forestale. I due fratelli superstiti si danno forza a vicenda, resistono, stringono i denti. Anche quando la paura diviene via via più forte. Resistono alle frasi sussurrate a mezza voce, alle mezze parole, alla gente che li allontana come appestati.
Ma anche la storia di Salvatore non ha un lieto fine: a Totò tocca la stessa sorte del fratello, un commando lo avvicina in piazza e gli spara due colpi di lupara alla nuca.
E’ il 5 febbraio del 2000. Salvatore Vaccaro Notte non ha ancora compiuto 43 anni.
Angelo Vaccaro Notte resta solo. Ma Angelo è forte; è animato da quel coraggio straordinario che contraddistingue le persone del Sud, è quasi un Santiago hemingwayniano. Non ha nessuna intenzione di mollare e di darla vinta alla mafia.
Diviene testimone di giustizia; e proprio per questo sarà sottoposto al programma di protezione assieme ai suoi familiari e lascerà la Sicilia. Ha all’attivo 3 blog dove coraggiosamente parla di mafia.
Nel maggio 2006 delle indagini portano all’arresto di noti mafiosi in latitanza da tempo e alla scoperta di numerosi retroscena, quali traffici d’ armi e droga e politici corrotti.
Vengono incriminati gli assassini dei fratelli Vaccaro Notte: per uno strano scherzo del fato uno di loro è quasi un omonimo, tale Giuseppe Vaccaro, oggi collaboratore di giustizia. Assieme a lui viene arrestato Pietro Mongiovì. Mongiovì verrà trovato impiccato con le lenzuola nel carcere in cui si trovava, a Padova.
Ma giustizia ancora non è stata fatta. Potrebbero esserci altre persone che hanno partecipato attivamente all’assassinio dei fratelli Vaccaro Notte ancora in circolazione. Questi due coraggiosi eroi meritano giustizia.
Luisa Donato
http://www.caffenews.it/legalita-antimafie/32672/i-fratelli-vaccaro-notte-eroi-dei-nostri-tempi/
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