La relazione del presidente: "L'evasione dell'Iva è al 36%, peggio di noi solo la Spagna.
Le dimensioni del malaffare sono superiori a quelle emerse"
roma
Sono passati vent’anni da Mani Pulite ma «illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese e le dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce». Il j’accuse arriva dalla Corte dei Conti che oggi ha inaugurato, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di diversi esponenti del governo, l’anno giudiziario.
La corruzione è dunque ancora «dilagante», dice la Corte, e per il Presidente Luigi Giampaolino è «una sconfitta non avere fatto una efficace riforma della pubblica amministrazione» ma avere operato sempre «chirurgicamente», insistendo sull’aspetto penale. Contro la corruzione, invece, «bisognerebbe fare quello che è stato fatto per la mafia, costruire un momento di lotta», rileva il presidente. «Il fenomeno non è stato debellato», conferma il ministro della Giustizia Paola Severino, riferendosi alla corruzione, mentre per il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini «la questione morale esiste e pensare che sia stata superata significa vivere fuori dalla realtà». Fiumi di denaro, dunque, se ne vanno ogni anno, da una parte con la corruzione, il cui peso è di circa 60 miliardi di euro l’anno, dall’altra con l’evasione che vale 100-120 miliardi di euro. Per la sola Iva si calcola un’evasione al 36%.
«La lotta all’evasione è sacrosanta - ha detto ancora il presidente - ma altrettanto sacrosanta è la lotta allo sperpero di denaro pubblico». Anche incarichi e consulenze illegittime, fuori dalle regole, onerose, e date a go-go anche quando all’interno ci sono le professionalità giuste, restano una spina nel fianco della pubblica amministrazione. Nonostante le sentenze e le leggi, ci sono ancora «casi macroscopici», avverte la Corte, in cui si perseguono «obiettivi personalistici cui è estraneo l’interesse pubblico». Complessivamente, ha sottolineato il procuratore generale aggiunto della Corte, Maria Teresa Arganelli, occorre «costruire e diffondere una sempre più necessaria cultura della legalità». Dal malaffare alla crisi. Il presidente ha anche parlato della situazione dei conti pubblici italiani. Il 2011 - ha rilevato - «sarà ricordato nella storia della finanza pubblica italiana, per la severità della situazione economica e per l’affanno con il quale i governi hanno rincorso i rimedi necessari a fronteggiarla e ad arginarne gli effetti più devastanti». Basta quello che è stato fatto? Centreremo l’obiettivo del pareggio di bilancio? Alle domande incalzanti dei giornalisti Giampaolino prima sbaglia (dice 2014 e poi si corregge confermando il pareggio per il 2013), poi esita. Alla fine usa il condizionale: «Sono stai fatti notevoli sforzi, tra i più grandi tra tutti i Paesi e dovrebbero essere sufficienti a raggiungere il pareggio di bilancio».
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