«Il piano era di eliminare anche la moglie e il figlio»
GALLIPOLI - Non solo Salvatore Padovano, ma anche la moglie Anna Reali ed il figlio Angelo dovevano essere ammazzati. Lo ha rivelato ieri nell’aula bunker davanti ai giudici della Corte d’Assise Carmelo Mendolia, 43 anni, originario di Gela, esecutore materiale reo confesso dell’omicidio del boss «Nino Bomba». «Così mi era stato detto di fare - ha rivelato Mendolia nel corso della sua lunga deposizione nell’ambito del processo per l’omicidio di Padovano - ma io gli dissi che non l’avrei fatto, non volevo uccidere una donna ed un ragazzo». Volevano «eliminare la razza», ha detto.
In realtà, era già emerso nel corso delle indagini che il piano omicida aveva come vittima anche Anna Reali. «All’inizio volevano uccidere la moglie per questioni di eredità - ha rivelato Mendolia - mentre mi era stato detto che, se per caso c’era anche il figlio, avrebbe dovuto essere ammazzato anche lui». Nel corso della sua lunga deposizione, Mendolia (che ha parlato dietro un paravento celeste per non essere visto in faccia dagli imputati, con una certa sofferenza alla luce delle sue condizioni di salute) ha ripercorso tutti i contatti avuti con la criminalità gallipolina. Un excursus che parte dal 1991, l’anno dell’omicidio di Carmine Greco. Fu proprio Mendolia, nelle vesti di collaboratore di giustizia, a squarciare il velo di omertà sull’assassinio di Greco, eliminato perchè ritenuto un concorrente nella gestione della vendita di droga sulla piazza di Gallipoli. «All’epoca mi diedero un milione, e poi andai via», spiega Mendolia. Il pentito torna nel Salento nell’estate del 2008, per trascorrere il Ferragosto con alcuni amici. «Avevamo scelto come meta Gallipoli - dice - ed io andai in una vecchia pescheria a trovare i Padovano».
Rosario sarebbe stato «amichevole, sorpreso e contento» di vederlo. «Mi disse che mi stavano cercando perchè avevano bisogno di me» - continua nel racconto. «Rosario mi trovò un alloggio da un suo amico - ricorda Mendolia - un tale Della Ducata, che mi ospitò insieme alla mia compagna. Rosario mi fece capire che potevo fare affidamento su di lui per ogni mia necessità. Non pagavo mai niente. Mi aveva dato anche uno scooter 125 per poter circolare per Gallipoli».
Il progetto dell’omicidio gli venne svelato una sera, a casa di Rosario: «Eravamo sulla sua terrazza, io, lui ed il cugino Marcello Padovano. Mi dissero che una persona stava dando di matto e che andava eliminata. Poi mi spiegarono che si trattava di Salvatore». A suo dire, Rosario gli avrebbe riferito di avere un odio personale nei confronti del fratello, il quale veniva criticato da tutti». Inoltre, aggiunge, «la madre di Rosario sapeva di questa forte acredine fra i due fratelli, e, forse, era al corrente anche dell’omicidio».
A quel punto, Mendolia accettò l’incarico. «Ovviamente - precisa - dettai alcune condizioni. In occasione dell’omicidio di Greco fui trattato come uno stupidetto. Gli dissi che gli avrei risolto il problema. In cambio gli chiesi solo una macchina per lasciare Gallipoli ed un aiuto per aprire un’attività in Lombardia per assicurare un futuro alla mia compagna. Lui accettò, dicendo che mi avrebbe anche presentato alcune persone nell’hinterland milanese».
L’omicidio venne messo a segno la mattina del 6 settembre del 2008, mentre Salvatore si trovava fuori dalla pescheria di famiglia «Paradiso del Mare». Mendolia lo freddò a colpi di pistola, fuggendo via a bordo di uno scooter. A fine udienza, però, Rosario Padovano ha voluto prendere la parola per respingere tutte le accuse che gli erano state rivolte dal pentito. Contro Mendolia ha usato parole durissime, di sdegno e di disgusto, soprattutto con riferimento alla circostanza che la madre fosse stata a conoscenza dell’omicidio di «Nino Bomba».
«Mi sento morire - ha detto - all’idea che mia madre possa essere infangata in questo modo». «Mai e poi mai - ha continuato - avrei fatto torcere un capello a mio nipote, al quale nonostante tutto ero molto legato. Qualsiasi cosa fosse accaduta, gli accordi prevedevano di tenere fuori da ogni questione il ragazzo».
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