mercoledì 1 febbraio 2012

Guardia di finanza al mercato di Vittoria, 74 denunciati

Blitz delle fiamme gialle tra i commercianti dell'ortofrutticolo. Evasi 18 milioni. Tra le irregolarità scoperte anche concessioni di licenze a chi non aveva i requisiti



VITTORIA. Due anni di indagini per monitorare i movimenti di denaro di commercianti e commissionari del mercato ortofrutticolo di Vittoria, il più grande alla produzione del Mezzogiorno. Al termine di una capillare azione investigativa e di una serie di controlli incrociati, la Guardia di Finanza ha denunciato alla Procura di Ragusa 74 persone tra commissionari ortofrutticoli, commercianti, componenti della Commissione mercato e impiegati comunali. Tra le irregolarità che sarebbero state commesse, anche la concessione della licenza di attività di commissionario ortofrutticolo a persone che non avrebbero avuti i requisiti di legge. Anomalia che di recente il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, aveva focalizzato, auspicando un controllo a tappeto di tutte le concessioni fin qui rilasciate ai commissionari che hanno un box fisso all'interno del mercato.

Le indagini della guardia di finanza sui movimenti di denaro di commercianti e commissionari del mercato ortofrutticolo di Vittoria, il più grande alla produzione del Mezzogiorno, hanno consentito, nel complesso, di fare emergere redditi non dichiarati per 18 milioni di euro.

A conclusione degli accertamenti sono state segnalare alla Procura di Ragusa 74 persone nei cui confronti sono stati ipotizzati, a vario titolo, i reato di frode in commercio, truffa, turbativa d'asta, abuso d'ufficio, peculato, favoreggiamento reale, falso e bancarotta fraudolenta. Gli accertamenti delle Fiamme gialle avrebbero fatto scoprire anche una frode alimentare commessa da tre operatori del settore che avrebbero commercializzato oltre 27 tonnellate di pomodorini importati dalla Tunisia e venduti nei mercati del Nord Italia come di provenienza nazionale. Il meccanismo utilizzato per fare saltare gli accertamenti sulla 'filiera' sarebbero stati numerosi passaggi tra aziende gestite dagli stessi indagati, che sarebbero stati esclusivamente finalizzati a mascherare la reale provenienza dei pomodorini.

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