lunedì 6 febbraio 2012

Assicurazioni fasulle trentamila autovetture in giro per il Salento


LECCE - Alla guida dell’auto con una fotocopia sul parabrezza, al posto del tagliando dell’assicurazione. Da un paio d’anni continua ad aumentare, anche e soprattutto nel Salento, il numero dei contrassegni falsificati, intestati a compagnie fantasma o deliberatamente «scoperti» perché scaduti. Il fenomeno è in continua crescita e ad essere preoccupati sono soprattutto gli utenti onesti. Perché in caso di incidente con una autovettura priva di assicurazione devono rivolgersi al Fondo di garanzia per le vittime della strada, che prevede la liquidazione dei danni per le lesioni alle persone. Per le spese del carrozziere scatta, invece, una franchigia di 500 euro.

In provincia di Lecce si stima che siano almeno 25-30mila le auto in circolazione senza copertura assicurativa. Una parte con l’assicurazione scaduta e un’altra buona fetta con il contrassegno sul parabrezza e la certificazione a corredo, completamente falsi.

Le cifre risultano perfettamente in linea con quanto dichiarato in tempi recenti dall’allora ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani in un «question time» alla Camera: «Su circa 45 milioni di auto che circolano in Italia, oltre tre milioni sono sprovviste di assicurazione o addirittura espongono un contrassegno contraffatto».

Un andazzo che preoccupa le compagnie di assicurazioni, in particolare quelle serie, che così si sono organizzate. Soprattutto perché temono di vedere offuscata la loro immagine. E a questo proposito è da dire che ad ottobre l’allora presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà, ha tirato le orecchie alle compagnie, rimproverandole di essere riluttanti ad individuare efficaci meccanismi interni di controllo e di ripianare le perdite dovute alle loro inefficienze di gestione aumentando i premi annuali, facendone ricadere i costi sugli utenti onesti.

Da un paio d’anni, quindi, è stata intensificata la lotta al «falso documentale». A smascherare gli imbroglioni sono soprattutto gli operatori di polizia sulle strade: carabinieri, polizia stradale, vigili urbani e Guardia di finanza.

Oggi le compagnie dispongono di appositi programmi per la redazione dei certificati, che non consentono errori grossolani quali, ad esempio, la difformità tra la data di scadenza indicata nel certificato e quella del contrassegno oppure errori nel conteggio del premio. Per cui, un certificato che contenga «sviste» banali alimenta il sospetto che sia contraffatto. Occhi aperti anche sulle compagnie di assicurazioni fantasma, dai nomi del tutto inventati o mai autorizzate all’esercizio in Italia.

Per non parlare delle tante compagnie fallite da anni che vengono «resuscitate» da personaggi senza scrupoli, che sono riusciti a mettere le mani sui moduli in bianco destinati al macero. O di quelle che hanno proposto premi appetibili e decisamente «concorrenziali», infilandosi nel tunnel della bancarotta.

Un esempio? A Lecce, alle soglie della scorsa estate, migliaia di assicurati hanno ricevuto una doccia fredda: l’Isvap, l’istituto ispettivo delle assicurazioni, aveva messo in liquidazione la loro compagnia, la Novit di Torino. Le conseguenze? Il sub agente si è visto prosciugare il portafoglio che è passato da 5mila a 400 clienti nel giro di cinque mesi. Adesso, per recuperare l’attestato di rischio, che consente il passaggio «indolore» ad altra assicurazione, molti di loro dovranno affrontare un autentico calvario.

In un contesto così articolato fiorisce, manco a dirlo, il mercato del «falso su strada». Molto diffuso, anche nel Salento, il sistema di riprodurre al computer, mediante scanner, una polizza autentica, che verrà successivamente ricompilata con i dati di un altro veicolo. L’intero servizio, «assicurazione in mano», viene proposto da delinquenti senza scrupoli che battono le periferie e le zone più emarginate della città. I clienti sono in genere extracomunitari, persone che hanno perso il lavoro, precari e disoccupati, soggetti in difficoltà con la quadratura dei conti.

I costi? Quattro anni fa, quando il fenomeno riguardava una sparuta frangia di delinquenti abituali, l’operazione «fac-simile» costava 50 euro. Oggi il «mercato» ha fatto lievitare il prezzo. Organizzazioni malavitose offrono per 200-250 euro l’intero pacchetto: contrassegno e certificazioni; di ottima fattura sotto il profilo della compilazione, ma rigorosamente false.

Uno sforzo di perfezione che spesso viene vanificato dalle forze dell’ordine che si accorgono della tipica riproduzione delle stampanti, della imperfezione nella perforazione dei margini e traguardando in filigrana il documento.

A guidare l’operatore nella scoperta dell’imbroglio è soprattutto il suo fiuto, affinato dall’esperienza e dalla psicologia applicata ai controlli su strada.

«Chi ha falsificato il contrassegno mostra un nervosismo ingiustificato», spiega la dottoressa Lucia Tondo, comandante della Polstrada di Lecce, «colpiscono soprattutto la fretta, l’evidente sudore freddo e il modo di guardare. Di fronte alla paletta del poliziotto c’è il soggetto che per carattere ha un timoroso rispetto delle forze dell’ordine, ma c’è anche chi trama o nasconde qualcosa. E il nostro operatore di pattuglia è in grado di cogliere le differenze».

Con sei-sette pattuglie delle sezioni di Lecce e Maglie, la Polizia stradale controlla giornalmente la ragnatela di strade a 360 gradi, e senza fare sconti.

«Se la compagnia di assicurazioni è conosciuta, appena c’è odore di polizza sospetta», spiegano dalla Polstrada, «l’operatore chiama l’agenzia generale di zona per verificare la regolarità dell’attestato. Di solito le assicurazioni hanno interesse a collaborare. Se invece si tratta di imprese che non figurano neppure sull’elenco telefonico, l’operatore entra nel data base dell’Ania, l’associazione nazionale delle imprese di assicurazioni e verifica il numero di polizza che ha sotto mano. Avuta la conferma della insussistenza della copertura assicurativa il veicolo viene posto sotto sequestro amministrativo». E l’automobilista appiedato è chiamato a fare i conti con l’autorità giudiziaria.

Cesare Mazzotta

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