martedì 8 ottobre 2013

Truffa per il porto di Molfetta


 Indagato sen. Azzollini (Pdl) Due gli arresti   


TRANI – Il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, sen. Antonio Azzollini (Pdl), è indagato nell’indagine sulla presunta maxifrode da 150 milioni per la costruzione del nuovo porto di Molfetta. Azzollini è stato per molti anni sindaco della cittadina del Barese.

DUE GLI ARRESTI - Per una presunta maxitruffa di circa 150 milioni di euro legata alla costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta (Bari), appaltato nel 2007 ma non ancora realizzato, Guardia di finanza di Bari e Corpo forestale dello Stato hanno arrestato ai domiciliari un funzionario pubblico e di un imprenditore.
I due arrestati sono l’ex dirigente comunale ai lavori pubblici, Vincenzo Balducci, e il procuratore speciale della Cmc di Ravenna (azienda che si è aggiudicata l’appalto) e direttore del cantiere, Giorgio Calderoni.

Le indagini sono state avviate dopo una segnalazione del dirigente generale dell’Authority per la Vigilanza sui contratti pubblici, per presunte irregolarità relative all’appalto per l’ampliamento del porto commerciale marittimo di Molfetta. L’Authority era stata invitata a verificare la regolarità dell’appalto su denuncia della 'Società Italiana per Condotte d’Acqua spa' che ipotizzava una limitazione della concorrenza. La denuncia si basava sul fatto che in una clausola del bando di gara del Comune di Molfetta veniva imposto il possesso o la disponibilità di una «daga stazionaria aspirante-refluente dotata di disgregatore, con potenza installata a bordo non inferiore ad Hp 2.500». L’Authority ritenne fondata la denuncia e dichiarò illegittimo il bando di gara disponendo un nuovo monitoraggio sull'appalto. Questa verifica si concluse con la contestazione di molteplici irregolarità, poi sottoposte al vaglio della magistratura penale e contabile.

UN FIUME DI DENARO - Le indagini, coordinate dalla procura di Trani, hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale di Molfetta è stato veicolato in favore del Comune, all’epoca dei fatti guidato da Antonio Azzollini, un ingente fiume di danaro pubblico: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali sino ad ora ottenuti dall’ente comunale, a fronte di un’opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro.

L'opera (appaltata nell’aprile del 2007 con consegna lavori nel marzo 2008) non solo non è stata finora realizzata a causa della presenza sul fondale antistante il porto di migliaia di ordigni bellici, ma non vi è neppure la possibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto assegnato ad un’Ati composta da tre grandi aziende italiane: Cmc (capofila), Sidra e Impresa Cidonio.

Secondo l’accusa, dal Comune di Molfetta, pur sapendo dal 2005 (circa due anni prima dell’affidamento dell’appalto) che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni, hanno attestato falsamente che l’area sottomarina erano accessibile. In questo modo si è consentita illegittimamente la sopravvivenza dell’appalto e l’arrivo di nuovi fondi pubblici, sono state fatte perizie di variante ed è stata stipulata nel febbraio 2010 una transazione da 7,8 milioni di euro con l’Ati appaltatrice.

LE INDAGINI PARTITE DA UN SUICIDIO - Nell’ambito dell’inchiesta su presunti abusi legati all’appalto per la costruzione del nuovo porto di Molfetta, la procura di Trani ha in corso indagini per risalire ai motivi che, nel marzo 2013, hanno spinto al suicidio Vincenzo Tangari, dirigente del settore Contratti e appalti del Comune di Molfetta. Il dirigente si tolse la vita gettandosi con la sua Fiat Panda proprio nel porto della cittadina del Barese. «Contiamo di capire – ha detto il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo – perché questo funzionario così corretto e preciso abbia deciso di gettarsi con l’auto proprio nel porto di Molfetta».

«UN NUOVO PORTO CHE NON VEDRA' MAI LA LUCE» - «Riteniamo che difficilmente il nuovo porto di Molfetta potrà vedere la luce a causa della presenza delle migliaia di ordigni bellici che si trovano sul fondale interessati dai lavori di dragaggio». Ha spiegato Capristo. «Ci ha particolarmente turbato il fatto – ha detto il procuratore – che le attività poste in essere per sminare queste bombe non siano state svolte nel modo previsto. Nel recupero degli ordigni c'è stata imprudenza, sciatteria che ha portato alla creazione di una discarica nel porto».

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