sabato 28 settembre 2013

Mafia, Provenzano chiede i danni all'Italia: "trattamento disumano in carcere"

I legali del boss sostengono che l'Italia abbia violato ripetutamente le norme europee sul trattamento carcerario e chiedono una "equa riparazione, comprensiva dei danni patrimoniali e morali subiti".



Hanno provato in ogni modo a chiedere la revoca del 41 bis, ma ogni tentativo è andato a vuoto. Così i legali del superboss Bernardo Provenzano hanno deciso di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e di chiedere la condanna del governo Italiano per il trattamento carcerario inumano subito dal boss di Cosa Nostra.
Le condizioni di salute di Provenzano sono gravi - è da tempo afflitto da un tumore alla prostata e soffre di Parkinson e di un’encefalite in stato avanzato - ma nonostante le ripetute richiesta la misura del carcere duro non è stata revocata. Solo poche settimane fa il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva respinto la richiesta della difesa dell’uomo perchè, nonostante le sue condizioni di salute, esiste ancora un concreto pericolo di commissione di delitti.
Da qui la decisione di scavalcare lo Stato Italiano e rivolgersi a Strasburgo, presentando il ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. I legali del boss, Rosalba Di Gregorio e Franco Marasà, sostengono che l’Italia abbia violato ripetutamente le norme europee sul trattamento carcerario e per questo chiedono una “equa riparazione, comprensiva dei danni patrimoniali e morali subiti“.
In sintesi, la difesa del capo dei capi di Cosa Nostra vuole che l’Italia paghi per i danni morali e patrimoniali che ha causato al superboss, condannato a più riprese per il suo ruolo, tra gli altri, nella strage di Capaci, per l’omicidio del colonnello Giuseppe Russo, per gli attentati dinamitardi del 1993 a Firenze, Milano e Roma e per l’omicidio del giudice Rocco Chinnici.
Ricordiamo che per i giudici del tribunale di sorveglianza di Bologna:
In caso di allentamento del regime attuale, il condannato ben potrebbe veicolare e ricevere messaggi all’esterno e dall’esterno, con potenziale gravissimo pregiudizio per la collettività, considerati il ruolo apicale del soggetto nell’ambito dell’associazione mafiosa di riferimento e la ferocia già dimostrata, e tanto più considerato che egli è detenuto dall’11-4-2006 dopo una lunga latitanza, e che sono tuttora latitanti esponenti di Cosa nostra come Matteo Messina Denaro, già in strettissimi rapporti con Provenzano, e che si assume tuttora tenere le fila e gestire per suo conto gli interessi ed affari illeciti del clan.
La battaglia della difesa di Provenzano prosegue.

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