Sigilli anche a hotel di lusso a Palmi e Roma
L'operazione è stata portata a termine dalla Dia di Roma e Reggio Calabria e ha permesso di sequestrare i beni riconducibili ad una famiglia di imprenditori ritenuti legati ai Gallico. Sotto sequestro l'Hotel Arcobaleno di Palmi e il Grand Hotel Gianicolo di Roma
REGGIO CALABRIA - Beni per un valore di circa 150 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia di Roma e Reggio Calabria agli esponenti della famiglia reggina Mattiani, ritenuta legata alla cosca Gallico. Grazie alle indagini compiute dal personale dei centri operativi Dia di Roma e Reggio Calabria e della Polizia di Stato di Reggio Calabria e Palmi è stato possibile sequestrare i beni su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria e su proposta della Direzione distrettuale antimafia.
Il sequestro riguarda i beni di Giuseppe Mattiani e di suo figlio Pasquale, nonché di alcuni componenti del loro nucleo familiare, questi ultimi in qualità di terzi intestatari, con i sigilli apposti all'Hotel Arcobaleno di Palmi e al Grand Hotel Gianicolo di Roma.
Il sequestro è il risultato di due complesse e convergenti attività di indagine condotte dal centro operativo Dia di Roma, dalla squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Palmi che hanno consentito di acquisire gli elementi necessari a dimostrare la contiguità dei due alla cosca di ‘ndrangheta dei Gallico e colpisce la realtà imprenditoriale dei Mattiani con un patrimonio milionario, tra cui un notevole compendio immobiliare di cui fanno parte un hotel a 4 stelle in Palmi e un prestigioso hotel a Roma, in uno dei quartieri più esclusivi e a maggiore densità turistica della Capitale. Il valore stimato dei beni in sequestro ammonta a circa 150 milioni di euro.
GUARDA IL LUSSO DEGLI HOTEL SEQUESTRATI
L'ascesa economica della famiglia Mattiani, per come evidenziato dagli inquirenti, ha inizio nei primi anni novanta, quando un semplice e modesto motel della periferia di Palmi, l’Hotel Arcobaleno, sito in contrada Taureana di Palmi, si trasforma in una società dal capitale miliardario abilmente suddiviso tra i figli appena ventenni di Giuseppe Mattiani, in quote di circa 250 milioni di lire ciascuna. La nuova società, a fine anni novanta e poco prima del Giubileo, opera un grande salto a livello finanziario: l’acquisto di un immobile a Roma - un monastero sito in uno dei posti più belli della capitale, il colle Gianicolo, di proprietà di una congregazione religiosa. In quel periodo, visto l’approssimarsi dell’evento di portata planetaria, gli immobili di tipo alberghiero erano ricercatissimi e naturalmente molto onerosi per via dell’atteso afflusso di milioni di pellegrini. Rilevante nella scalata del Gruppo Mattiani è risultata l’attività di una Banca locale, intervenuta per finanziare l’operazione senza la cui garanzia difficilmente lo stesso gruppo avrebbe avuto modo di portare a termine la compravendita immobiliare. I due Mattiani avevano cercato di occultare la provenienza delle provviste di denaro illecito (ben 11 miliardi delle vecchie lire pagati al momento della stipula del rogito notarile inerente la compravendita) occorrenti per l’acquisto dell’immobile mascherandolo con una successiva richiesta, a distanza di alcuni mesi, di un mutuo per 13 miliardi di lire.
L'ascesa economica della famiglia Mattiani, per come evidenziato dagli inquirenti, ha inizio nei primi anni novanta, quando un semplice e modesto motel della periferia di Palmi, l’Hotel Arcobaleno, sito in contrada Taureana di Palmi, si trasforma in una società dal capitale miliardario abilmente suddiviso tra i figli appena ventenni di Giuseppe Mattiani, in quote di circa 250 milioni di lire ciascuna. La nuova società, a fine anni novanta e poco prima del Giubileo, opera un grande salto a livello finanziario: l’acquisto di un immobile a Roma - un monastero sito in uno dei posti più belli della capitale, il colle Gianicolo, di proprietà di una congregazione religiosa. In quel periodo, visto l’approssimarsi dell’evento di portata planetaria, gli immobili di tipo alberghiero erano ricercatissimi e naturalmente molto onerosi per via dell’atteso afflusso di milioni di pellegrini. Rilevante nella scalata del Gruppo Mattiani è risultata l’attività di una Banca locale, intervenuta per finanziare l’operazione senza la cui garanzia difficilmente lo stesso gruppo avrebbe avuto modo di portare a termine la compravendita immobiliare. I due Mattiani avevano cercato di occultare la provenienza delle provviste di denaro illecito (ben 11 miliardi delle vecchie lire pagati al momento della stipula del rogito notarile inerente la compravendita) occorrenti per l’acquisto dell’immobile mascherandolo con una successiva richiesta, a distanza di alcuni mesi, di un mutuo per 13 miliardi di lire.
La “pericolosità” di padre e figlio interessati dal provvedimento di sequestro è tracciata, secondo la Dia, dalle attività di reinvestimento di proventi non desumibili dai redditi dichiarati, e pertanto illeciti, e dall’infiltrazione perpetrata nel sistema finanziario. E' il tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione, a ricostruire il profilo dei due nell'ordinanza: “è senza dubbio emerso non solo dalle risultanze delle intercettazioni esaminate ma anche dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia (…) che Mattiani Giuseppe ed il figlio Pasquale sono imprenditori collusi alla 'ndrangheta. Il primo ha costruito la sua carriera politica attraverso l’appoggio della cosca Gallico, ha tratto vantaggi economici da tale vicinanza mediante la sistematica canalizzazione di clienti presso la struttura turistico ricettiva sita a Palmi gestita dalle sua famiglia, e, cosa più importante, ha beneficiato del fatto di essere 'uomo dei Gallico'…”. Ed ancora, secondo i giudici reggini: “Le prove raccolte consentono di ritenere che la società di cui si chiede il sequestro,…. sia con il passare del tempo divenuta una entità del tutto nuova e diversa da quella originaria attraverso continui ed imponenti investimenti effettuati con denaro che…deve ritenersi di provenienza delittuosa”.
LA CARRIERA E LA TRUFFA ALLA REGIONE – Giuseppe Mattiani era stato tratto in arresto nel 1997, insieme al figlio Pasquale, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare del gip di Palmi, per il reato truffa aggravata ai danni della Regione Calabria. Già nel 1978, Giuseppe Mattiani era stato segnalato al questore per l’applicazione di una misura di prevenzione per aver favorito la latitanza a pregiudicati delle cosche locali, ma la proposta venne rigettata. Nel 1991, grazie all’appoggio in campagna elettorale di personaggi vicini alla cosca dei “Gallico”, per il quale viene anche indagato dal Tribunale di Palmi con un procedimento poi archiviato, Mattiani è stato eletto vicesindaco a Palmi.
SIGILLI A FABBRICATI E TERRENI – Il provvedimento di sequestro ha interessato, dunque, la società “Hotel Residence Arcobaleno Sas”, proprietaria di due alberghi ubicati uno a Roma, noto come “Grand Hotel Gianicolo” di categoria 4 stelle lusso provvisto di 48 camere più piscina e parcheggio interno, e l’altro a Palmi, sempre di categoria 4 stelle sotto insegna “Hotel Arcobaleno”. Quindi, i sigilli sono stati apposti a 53 beni immobili ubicati tra Roma, Castiglione dei Pepoli (Bologna) e Palmi costituiti da un fabbricato in corso di costruzione; 12 fabbricati; 14 terreni edificabili; 26 terreni agricoli. Ed ancora, 9 autovetture; rapporti bancari intrattenuti in 13 istituti di credito.
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