La deposizione colonnello Umberto Sinico, ufficiale dei carabinieri. "Il magistrato era al corrente dell'attentato. Disse: devo lasciare qualche spiraglio, altrimenti se la prendono con la mia famiglia'"
PALERMO. Paolo Borsellino sapeva di un probabile attentato contro di lui. Che lui sarebbe stato il prossimo, era conscio del destino che lo attendeva e sembrava che non volesse opporsi a questa sorte". Lo ha detto il colonnello Umberto Sinico, ufficiale dei carabinieri che ha deposto, come teste della difesa, al processo al generale dell'Arma Mario Mori, accusato di favoreggiamento alla mafia. Il testimone ha raccontato che a fine giugno del '92, insieme al maresciallo Antonino Lombardo, poi morto suicida, incontro' un confidente in carcere, il mafioso di Terrasini Girolamo D'Anna che parlò di un attentato a Borselino. "Lo riferimmo subito a lui - ha aggiunto - e Borsellino, anche facendomi arrabbiare, mi disse: 'Lo so, ma devo lasciare qualche spiraglio, altrimenti se la prendono con la mia famiglia'".
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