Per le estorsioni sui terreni confiscati al clan
Ventiquattro ore dopo la sentenza, quando i carabinieri sono andati a prelevarlo nella località protetta in cui scontava i domiciliari del potente capocosca della 'ndrangheta di Oppido Mamertina non c'era traccia. Il processo era scaturito dalla denuncia dei danneggiamenti subiti da Libera
QUANDO i carabinieri sono andati a prelevarlo nella località in cui stava scontando i domiciliari, di Saro Mammoliti non hanno trovato traccia. Per il superboss di Oppido Mamertina stavano per riaprirsi le porte del carcere, dopo la condanna a 13 anni e 10 mesi rimediata nel processo per le estorsioni e i danneggiamenti sui terreni che erano stati confiscati al suo clan (LEGGI).
La notizia della scomparsa di Mammoliti è stata confermata dal procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. L'evasione è stata scoperta il 29 gennaio dai carabinieri di Tivoli. Il giorno prima era arrivata la sentenza del tribunale reggino al termine del procedimento, avviato sulla base di una denuncia di Libera, contro i danneggiamenti culminati nel taglio di 640 piante di ulivo secolare sui terreni confiscati al clan nella Valle del Marro della piana di Gioia Tauro. E ora
Saverio Mammoliti, detto "Saro", di 72 anni, aveva iniziato a collaborare con la magistratura nel 2003, mentre si trovava detenuto per scontare una condanna per associazione mafiosa. E scelse un modo pubblico per rendere nota la sua decisione. Il 21 maggio 2003, infatti, collegato in videoconferenza con i giudici della Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria che lo dovevano giudicare, Mammoliti lanciò un appello a rompere l’omertà e denunciare i propri misfatti collaborando con la giustizia.
Non tutti, però, credettero ad un reale pentimento del boss che, nel novembre del 2012 tornò in carcere. Mammoliti, insieme al figlio Antonino ed al figlio illegittimo Danilo Carpinelli, fu arrestato dai carabinieri nell’ambito di un’operazione contro la cosca Mammoliti-Rugolo. Al boss veniva contestata una tentata estorsione alla cooperativa di Libera Terra Valle del Marro. In particolare, Mammoliti avrebbe cercato di imporre ai giovani di Libera di rinunciare ad acquisire dei terreni confiscati alla sua cosca. La cooperativa subì anche il taglio di 640 alberi ed il danneggiamento di alcuni mezzi.
Ritenuto un "pezzo da novanta" nel panorama 'ndranghetistico, Mammoliti aveva poi ottenuto gli arresti domiciliari in una località protetta. E dopo avere saputo l’esito del processo che lo vedeva imputato per quella estorsione, Mammoliti ha deciso di darsi alla fuga senza attendere l’arrivo dei carabinieri che adesso lo stanno cercando.
Saverio Mammoliti, detto "Saro", di 72 anni, aveva iniziato a collaborare con la magistratura nel 2003, mentre si trovava detenuto per scontare una condanna per associazione mafiosa. E scelse un modo pubblico per rendere nota la sua decisione. Il 21 maggio 2003, infatti, collegato in videoconferenza con i giudici della Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria che lo dovevano giudicare, Mammoliti lanciò un appello a rompere l’omertà e denunciare i propri misfatti collaborando con la giustizia.Non tutti, però, credettero ad un reale pentimento del boss che, nel novembre del 2012 tornò in carcere.Mammoliti, insieme al figlio Antonino ed al figlio illegittimo Danilo Carpinelli, fu arrestato dai carabinieri nell’ambito di un’operazione contro la cosca Mammoliti-Rugolo. Al boss veniva contestata una tentata estorsione alla cooperativa di Libera Terra Valle del Marro. Ritenuto un "pezzo da novanta" nel panorama 'ndranghetistico, Mammoliti aveva poi ottenuto gli arresti domiciliari in una località protetta. E dopo avere saputo l’esito del processo che lo vedeva imputato per quella estorsione, Mammoliti ha deciso di darsi alla fuga senza attendere l’arrivo dei carabinieri che adesso lo stanno cercando.
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