di Fabio Amendolara
POTENZA - L’ipotesi investigativa, dopo anni di indagini e sottovalutazioni del fenomeno, è questa: gli incendi delle aziende agricole tra il 2008 e il 2012 «sono atti intimidatori posti in essere dai clan della fascia jonico-metapontina». A Policoro, Scanzano e Tursi. È questo che emerge da un’informativa della Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Potenza. I risultati investigativi sono riassunti nella relazione della Procura nazionale antimafia (ieri la Gazzetta ne ha anticipato alcuni contenuti: a Potenza la camorra ha puntato dritto sugli appalti pubblici con l’aiuto di politici locali corrotti).
«Apprezzabile appare - si legge nel documento della “superprocura” - la sensibilità maturata dalle forze dell’ordine in merito a ripetuti episodi di incendi e danneggiamenti che si sono verificati, soprattutto negli anni passati, sulla fascia costiera de metapontino: invero, la ripetitività del fenomeno e la ristretta localizzazione degli episodi ha indotto a una rilettura del fenomeno che si è concretizzata in una poderosa informativa».
Cosa ha rallentato le indagini? Scrivono i magistrati della Procura nazionale antimafia: «Lo sviluppo delle indagini appare, allo stato, condizionato o, quantomeno, rallentato dalla perdurante e ormai annosa resistenza della Procura della Repubblica di Matera a fornire alla Direzione distrettuale antimafia - funzionalmente competente a fronte della sospetta e, ormai, ipotizzata matrice mafiosa degli atti di danneggiamento in questione - atti di fascicoli incardinati a Matera e ripetutamente richiesti dalla Dda di Potenza».
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