venerdì 6 dicembre 2013

'Ndrangheta, 50 condanne con rito abbreviato

Colpite le cosche calabresi attive in Piemonte

Cinquanta persone condannate e 12 assolte. Questo il bilancio del processo con rito abbreviato svoltosi a Torino nei confronti delle cosche che hanno messo radici in Piemonte. Tra i condannati anche i capibastone delle 'ndrine e i componenti del Crimine considerato il braccio violento del gruppo criminale
 
 
di FRANCESCO SORGIOVANNI
TORINO - Si è concluso a Torino il processo d’appello di Minotauro contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte. Al vaglio dei giudici della quarta sezione penale della Corte d’appello torinese c’erano 62 posizioni per altrettanti imputati che avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Confermate 50 condanne. L’accusa, rappresentata dalla Pg Elena Daloiso, ne aveva chieste 62, con qualche riduzione di pena solo per alcuni. Dodici imputati sono stati assolti. 

Tra i nomi di spicco coinvolti, i capibastone delle “locali” di ‘ndrangheta di Cuorgnè e Volpiano e i componenti del “Crimine”, quello che viene considerato il braccio violento di tutte le ‘ndrine di Torino e provincia. A Bruno Iaria, originario di Condofuri, considerato il boss della ‘ndrangheta di Cuorgnè, che nel giudizio abbreviato di primo grado era stato condannato a tredici anni e 6 mesi, è stata ridotta la pena di sei mesi. Rimane, quindi, la pena di 13 anni. Condanne ridotte anche per i fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, entrambi di Stilo, ritenuti componenti del “Crimine”, ovvero il braccio violento dell’organizzazione malavitosa, coloro che erano deputati a risolvere le controversie con la forza. Dieci anni, un mese e 20 giorni  per il primo, esclusa l’aggravante di cui all’art 7, otto anni e 8 mesi per il secondo. 
 
Adolfo Crea era stato condannato in primo grado a 10 anni e 10 mesi, mentre la riduzione più consistente è stata per suo fratello Aldo Cosimo, al quale sempre in primo grado era stata inflitta una pena di 12 anni e 2 mesi. Molte altre pene sono state però rideterminate con notevoli abbassamenti. Come quella di Antonio Agresta, nativo di Platì, ritenuto a capo della “locale” di Volpiano, condannato a due anni, mentre in primo grado a dieci anni e otto mesi.
 
 Agresta che era difeso dall'avvocato Ercole Cappuccio, è stato assolto dall'accusa di essere capo società di Volpiano. Accolte in pieno le memorie difensive dell’avvocato Antonio Speziale, legale di Pasquale Barbaro, detto “U nigru”, che è stato assolto. Era rientrato nell’operazione Minotauro del 2011 perché ritenuto il referente nella zona di Volpiano della locale di Platì ed era stato condannato in primo grado a 8 anni e 8 mesi. Per lui è stata chiesta la trasmissione degli atti alla procura di Reggio.

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