venerdì 24 agosto 2012

Ragazza nuda nel pozzo Nel cellulare di Sveva la chiave del giallo di Barile






POTENZA - È arrivata lì in auto. Forse facendo autostop. Perché il pozzo in cui ha trovato la morte è distante alcuni chilometri da Barile e lei, molto esile, non sarebbe riuscita a tirare la pesante valigia trolley che aveva con sé e che è stata trovata sulla scena del crimine. L’analisi del telefono cellulare di Sveva Taffara, la ragazza di 26 anni trovata senza vita e completamente nuda l’altro giorno in un pozzo per l’irrigazione di un’azienda agricola di Barile, nel Potentino, aiuterà gli investigatori a sbrogliare gli elementi più ingarbugliati di questo misterioso caso. Come è arrivata la ragazza in quel posto? Come è finita nel pozzo? Era in compagnia di qualcuno?

Il pubblico ministero della Procura di Melfi, Renato Arminio, ha già disposto l’acquisizione dei tabulati telefonici. La strada che Sveva ha percorso potrà essere ricostruito con l’aiuto delle celle che il suo telefonino ha agganciato durante gli spostamenti. Dall’analisi delle celle, inoltre, potrebbe emergere la presenza di qualche altro telefono proprio nel punto in cui è stato trovato il corpo di Sveva. È difficile immaginare che conoscesse già quel casolare di campagna. L’azienda agricola, inoltre, è recintata per tutto il suo perimetro. E ha due ingressi. Uno che dà sulla strada, chiuso da un cancello. E uno dalla parte posteriore, sempre aperto, che, però, finisce nei campi. E il pozzo? Angusto. Dalla bocca stretta. Chi ha visto il cadavere di Sveva sostiene di non essersi accorto di segni di violenza visibili. Risulta difficile però pensare che la ragazza si sia tolta i vestiti - trovati qualche giorno prima dai carabinieri - a una certa distanza dall’azienda agricola, abbia portato con sé il pesante trolley per diversi metri, sia caduta nel pozzo e abbia poi richiuso il coperchio. Al momento è comunque una delle ipotesi che i carabinieri del Reparto operativo di Potenza e quelli della compagnia di Melfi non scartano.

Troppo facile, invece, «bollare» già da ora il caso come suicidio. Gli unici elementi che lo lascerebbero pensare sono le cattive condizioni psichiche della ragazza che, da qualche tempo, pare fosse seguita dai servizi sociali. Kevin, il fratello di Sveva, nel denunciare la scomparsa aveva riferito ai carabinieri che la ragazza si era allontanata da Settimo Torinese per trascorrere una vacanza dal fidanzato a Milano Marittima, ma che lì non era mai arrivata. Aveva inoltre spiegato che Sveva soffriva di crisi depressive e che già in passato aveva manifestato intenzioni autolesioniste. È durante le vacanze che Sveva ha litigato con il fidanzato? Oppure ha ragione Kevin quando sostiene che sua sorella non è andata a Milano Marittima? Come si sia trovata a Barile è un altro dei misteri. C’è chi ritiene che sia arrivata lì, come molti altri giovani, per la manifestazione «Cantinando». Altri sostengono che volesse visitare il Vulture per via di quelle acque con cui condivideva il nome: Sveva. La cui fonte però è a Rionero, non a Barile. E come era venuta a conoscenza dell’esistenza di quel pozzo? Glielo ha indicato qualcuno?
È caccia ai testimoni. E, forse, all’assassino.

di FABIO AMENDOLARA

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