martedì 28 agosto 2012

Faida scissionisti

Delitto Terracina Cocainomane e spacciatore, ecco perché hanno ucciso Marino

  NAPOLI - Inaffidabile per almeno due motivi: per il «vizietto» mai abbandonato, quello di fare uso di cocaina, peccato che non può essere mai perdonato dalla camorra a chi maneggia stupefacenti per gestire una lucrosa piazza dello spaccio; e poi per non aver saputo giustificare un ammanco di denaro incassato e probabilmente mai girato a chi di dovere. Scomodo: per il rapporto di parentela che lo legava a suo fratello Gennaro. E, ormai, di peso per tutti: perché, nel marasma generale che sta sconvolgendo i rapporti di forza persino all’interno delle Case celesti di Secondigliano, gli spazi si sono ristretti per tutti i vecchi notabili.


Ecco quel che ormai era diventato Gaetano Marino. Un ingombro. Per questi stessi motivi sarebbe stata firmata la sua condanna a morte.
Mentre la Dda valuta l’attendibilità delle dichiarazioni che sta rendendo Gianluca Giugliano - ex armiere del clan degli scissionisti diventato da giovedì scorso testimone di giustizia - proseguono le indagini della polizia tese a identificare i killer partiti da Napoli alla volta di Terracina per eseguire l’esecuzione del fratello di Gennaro «’o McKay», pezzo da novanta del clan degli spagnoli, in carcere dagli anni della prima faida.

Ancora su Giugliano. Di lui poco si erano occupate le cronache, in questi ultimi anni.

Molto di più ne sapevano invece gli investigatori e i pubblici ministeri del pool che si occupa ormai da anni dei clan di Scampia e Secondigliano. Di certo, si tratta di un personaggio di spessore. Anche se è prematuro, al momento, anticipare la valenza delle dichiarazioni che avrebbe già reso (e che probabilmente continuerà a rendere) ai magistrati.

Ma se è stata la paura di finire nell’elenco degli nuovi «indesiderati» (degli obiettivi da eliminare) che circolerebbe già da qualche tempo tra le mani dei nuovi ribelli di Secondigliano, a convincere l’ex armiere degli scissionisti a consegnarsi alla legge, tale iniziativa sarebbe stata condivisa anche da altri criminali e fiancheggiatori. tra questi ci sarebbe pure l’uomo che accompagnava Gaetano Marino e che gli faceva da guardaspalle-maggiordomo.

Di lui si sarebebro perse le tracce da Terracina, subito dopo l’agguato mortale teso a «Moncherino». Insomma, tira una bruttissima aria nelle terre di Gomorra. La stessa che si respirava all’epoca della guerra scatenata nel 2004 dallo scontro tra i Di Lauro e gli «spagnoli». Anche per questo la Prefettura sta per ospitare un comitato - previsto per giovedì - dal quale dovrà venir fuori un piano per fronteggiare i rischi legati a nuovi agguati mortali e ad evitare che i nomi finiti su quella presunta «lista nera» vengano raggiunti dalle sentenze emesse da chi ha deciso di scatenare un altro inferno, a distanza di otto anni da quello del 2004.

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