PIACENZA - Maria Cristina Filippini, piacentina di 48 anni, è stata arrestata nella notte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza con l'accusa di aver ucciso la madre novantenne, Giuliana Bocenti , il 4 febbraio a Castel San Giovanni.
All'origine dell'omicidio - oltre a un rapporto conflittuale per vicende personali - ci sarebbero stati soprattutto i debiti che la figlia della vittima aveva contratto negli ultimi anni a causa della mania per il gioco d'azzardo con i videopoker.
La catenina d'oro. Maria Cristina Filippini avrebbe anche ammesso di aver rubato alla madre, dopo averla soffocata al termine di una colluttazione, una catena d'oro che l'anziana portava al collo, per poi andarla a rivendere immediatamente in un negozio Compro oro. Avrebbe inoltre ammesso di aver messo a soqquadro l'appartamento per depistare le indagini e inscenare una rapina.
Soffocata con un fazzoletto. Il corpo senza vita di Giuliana Bocenti era stato ritrovato nel letto della sua abitazione, in via Mameli: l'anziana era stata soffocata con un fazzoletto per tapparle la bocca e un cuscino sul volto. La casa era stata trovata a soqquadro e la porta di casa aperta senza segni di effrazione. A meno di una settimana di distanza i carabinieri comandati dal capitano Rocco Papaleo hanno raccolto una serie di prove davanti alle quali la figlia della vittima è crollata, confessando l'omicidio. Il tutto al termine di un estenuante interrogatorio iniziato ieri sera nella caserma di viale Beverora e terminato, a notte fonda, con una piena confessione davanti al sostituto procuratore di Piacenza Emilio Pisante che ha coordinato le indagini.
Dipendente dai videopoker. La catenina d'oro era stata recuperata dai carabinieri a sua insaputa durante le indagini. Il denaro ottenuto dalla vendita del monile serviva alla Filippini per far fronte ai debiti accumulati per la sua dipendenza dai videopoker, una vera malattia che la divorava da anni.
«Mia madre era un po' eccentrica, si fidava molto di tutti», aveva commentato la donna nei giorni scorsi parlando con i cronisti, dopo la scoperta dell'omicidio. A trovare lunedì mattina l'anziana, Giuliana Bocenti, morta nella sua camera da letto era stata la badante, che aveva subito chiamato 118 e carabinieri. Ma perchè uccidere per rapina una persona di novant'anni, se non perchè la vittima poteva aver riconosciuto l'assassino? I dubbi degli inquirenti avevano portato fin da subito a stringere il cerchio tra le conoscenze della novantenne; i carabinieri avevano sentito i parenti e le badanti che si erano succedute per assistere l'anziana. Sulla scena del delitto erano intervenuti anche i Ris di Parma, alla ricerca di indizi e tracce biologiche. Due giorni fa in prefettura a Piacenza si era poi svolta anche una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. «La nostra comunità è stata violata, non ci aspettavamo potesse accadere una cosa simile», aveva detto il sindaco di Castel San Giovanni, Carlo Capelli. «Stiamo facendo di tutto per assicurare gli assassini alla giustizia. Speriamo di farlo in temi rapidi», aveva aggiunto il prefetto Antonino Puglisi.
All'origine dell'omicidio - oltre a un rapporto conflittuale per vicende personali - ci sarebbero stati soprattutto i debiti che la figlia della vittima aveva contratto negli ultimi anni a causa della mania per il gioco d'azzardo con i videopoker.
La catenina d'oro. Maria Cristina Filippini avrebbe anche ammesso di aver rubato alla madre, dopo averla soffocata al termine di una colluttazione, una catena d'oro che l'anziana portava al collo, per poi andarla a rivendere immediatamente in un negozio Compro oro. Avrebbe inoltre ammesso di aver messo a soqquadro l'appartamento per depistare le indagini e inscenare una rapina.
Soffocata con un fazzoletto. Il corpo senza vita di Giuliana Bocenti era stato ritrovato nel letto della sua abitazione, in via Mameli: l'anziana era stata soffocata con un fazzoletto per tapparle la bocca e un cuscino sul volto. La casa era stata trovata a soqquadro e la porta di casa aperta senza segni di effrazione. A meno di una settimana di distanza i carabinieri comandati dal capitano Rocco Papaleo hanno raccolto una serie di prove davanti alle quali la figlia della vittima è crollata, confessando l'omicidio. Il tutto al termine di un estenuante interrogatorio iniziato ieri sera nella caserma di viale Beverora e terminato, a notte fonda, con una piena confessione davanti al sostituto procuratore di Piacenza Emilio Pisante che ha coordinato le indagini.
Dipendente dai videopoker. La catenina d'oro era stata recuperata dai carabinieri a sua insaputa durante le indagini. Il denaro ottenuto dalla vendita del monile serviva alla Filippini per far fronte ai debiti accumulati per la sua dipendenza dai videopoker, una vera malattia che la divorava da anni.
«Mia madre era un po' eccentrica, si fidava molto di tutti», aveva commentato la donna nei giorni scorsi parlando con i cronisti, dopo la scoperta dell'omicidio. A trovare lunedì mattina l'anziana, Giuliana Bocenti, morta nella sua camera da letto era stata la badante, che aveva subito chiamato 118 e carabinieri. Ma perchè uccidere per rapina una persona di novant'anni, se non perchè la vittima poteva aver riconosciuto l'assassino? I dubbi degli inquirenti avevano portato fin da subito a stringere il cerchio tra le conoscenze della novantenne; i carabinieri avevano sentito i parenti e le badanti che si erano succedute per assistere l'anziana. Sulla scena del delitto erano intervenuti anche i Ris di Parma, alla ricerca di indizi e tracce biologiche. Due giorni fa in prefettura a Piacenza si era poi svolta anche una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. «La nostra comunità è stata violata, non ci aspettavamo potesse accadere una cosa simile», aveva detto il sindaco di Castel San Giovanni, Carlo Capelli. «Stiamo facendo di tutto per assicurare gli assassini alla giustizia. Speriamo di farlo in temi rapidi», aveva aggiunto il prefetto Antonino Puglisi.
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