Camorra in Campania, presi 9 esponenti del clan Mallardo: due carabinieri indagati
L'accusa è di voto di scambio, rapine, estorsioni, spaccio. I militari di Giugliano sotto tiro per corruzione. Operazione condotta dal "capitano Ultimo"
Napoli - Voto di scambio, rapine, estorsioni e anche spaccio di droga. Tutto deciso in una agenzia immobiliare, quartier generale dei camorristi del clan Mallardo, a Giugliano, nel Napoletano.
È «una piovra dai mille tentacoli» quella emersa dalle indagini dei carabinieri del Noe di Roma, coordinati dal colonnello Sergio De Caprio, il capitano Ultimo. Sono nove le persone arrestate, mentre due carabinieri del Nucleo radiomobile di Giugliano sono indagati per corruzione.
A finire sotto sequestro è stata l'agenzia immobiliare Sab, la società Gruppo Citri. I fatti contestati riguardano il 2009. Il capo del gruppo è ritenuto Domenico Pirozzi, detto 'Mimì 'o pesante. Lo dimostrerebbero le intercettazioni tra i vari complici e lo confermerebbero anche diversi pentiti che hanno descritto agli investigatori il ruolo di Pirozzi.
Secondo l'ordinanza firmata dal gip del tribunale di Napoli, Anita Polito, richiesta dai pm Giovanni Conzo e Maria Cristina Ribera della Dna partenopea, era Pirozzi il punto di riferimento per pianificare gli assalti in banca e alle poste, progettare lo scavo dei tunnel sotterranei per l'irruzione nei caveau, gestire i conti della cellula criminale col cassiere-contabile che li custodiva nella cassaforte di casa sua. E anche per cercare di infiltrare la politica, assicurando voti in cambio di favori.
È «una piovra dai mille tentacoli» quella emersa dalle indagini dei carabinieri del Noe di Roma, coordinati dal colonnello Sergio De Caprio, il capitano Ultimo. Sono nove le persone arrestate, mentre due carabinieri del Nucleo radiomobile di Giugliano sono indagati per corruzione.
A finire sotto sequestro è stata l'agenzia immobiliare Sab, la società Gruppo Citri. I fatti contestati riguardano il 2009. Il capo del gruppo è ritenuto Domenico Pirozzi, detto 'Mimì 'o pesante. Lo dimostrerebbero le intercettazioni tra i vari complici e lo confermerebbero anche diversi pentiti che hanno descritto agli investigatori il ruolo di Pirozzi.
Secondo l'ordinanza firmata dal gip del tribunale di Napoli, Anita Polito, richiesta dai pm Giovanni Conzo e Maria Cristina Ribera della Dna partenopea, era Pirozzi il punto di riferimento per pianificare gli assalti in banca e alle poste, progettare lo scavo dei tunnel sotterranei per l'irruzione nei caveau, gestire i conti della cellula criminale col cassiere-contabile che li custodiva nella cassaforte di casa sua. E anche per cercare di infiltrare la politica, assicurando voti in cambio di favori.
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