di
Gaspare Serra
“I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli
di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori..”
(Marco Porcio Catone)
LA POLITICA?
IL “MESTIERE” PIÙ ANTICO
DEL MONDO…
Chi
di noi, almeno una volta nella vita, non ha avuto posta questa domanda?
In altri tempi,
le risposte più comuni erano anche le più banali: “il medico!”,
rispondevano i più filantropi; “il prete!”, i più introversi; “il
poliziotto!”, i più audaci; finanche “lo spazzino!”, i più
estroversi…
Oggi, per le nuove generazioni cresciute a “pane e
televisione”, le aspirazioni più ambite sono piuttosto cambiate: i figli -dalla
vita bassa (e mutande alte!)- del “consumismo sfrenato” e della globalizzazione
selvaggia, perso ogni briciolo di genuinità, sognano di fare “il calciatore”,
illusi dalle prospettive di facili guadagni; di diventare “veline”, abbagliati
dai lustrini e paillettes del palcoscenico;
di divenire “cantanti”, attratti
dalla prospettive di bucare lo schermo inseguendo la scorciatoia d’un reality…
Perché, ritornando
alle aspirazioni dei giovani del domani, c’è
da scommettere che presto la
professione più ambita diverrà quella politica!
Quale altra attività
“rende molto” in termini di guadagni e visibilità e “richiede poco” in termini
di capacità e competenza???
Un tempo l’immagine
poco “in” del politico - generalmente visto come un personaggio grigio, noioso, riservato…- costituiva una naturale barriera tra i giovani e la politica.
Ma come non
cambiare idea
ripensando alle serate “allegre” dei
nostri Presidenti del Consiglio, ai divertimenti “sfrenati” dei nostri consiglieri
regionali o ai festini “dissoluti” cui non di rado incappano i nostri
politici?!
Quale altro slogan
descriverebbe meglio le motivazioni, gli stimoli, le ambizioni che spingono oggi
i vari “Fiorito d’Italia” ad avvicinarsi alla politica?!
Unica
differenza?
La pellicola
americana era una commedia, mentre la trama che la politica italiana ha
scritto negli anni appare una “tragicommedia dell’assurdo”: una storia -scritta
a più mani e senza “happy end!”- caricata da ripetuti flashback (il ritorno
sulla scena di personaggi che si credevano d’un pezzo finiti…), travagliata da infiniti
scandali (viaggi pagati, case affittate o appartamenti comprati “a propria
insaputa”!) e alleggerita dalla frivolezza di esotici “Bunga Bunga” o stravaganti
favole che narrano di nipoti egiziane!
IL PARADOSSO ITALIANO?
STIPENDI “PIÙ BASSI” D’EUROPA E PARLAMENTARI
“PIÙ PAGATI” DEL MONDO!
Quanto (ci) costano
gli stipendi dei parlamentari?
La
domanda pare alquanto retorica: “troppo!”,
risponderebbe qualsiasi uomo della strada…
Ma,
analizzando i costi della politica, il
passaggio da una retorica un po’ qualunquista a una motivata “indignazione” si
fa immediato!
Confrontando
i guadagni dei nostri parlamentari con lo stipendio medio degli italiani, il
risultato che ne viene fuori è “impressionante” (fonte L’Espresso,
05/03/2012): in nessun Paese europeo la
distanza tra onorevoli e cittadini è così ampia!
·
In Spagna un parlamentare guadagna mediamente
2,1 volte di più di un comune cittadino;
·
in Belgio e
Olanda 2,7 volte di più;
·
in Francia
4,8 volte di più;
·
in Germania
3,4 volte di più.
E in Italia?
Nel nostro Paese, evidentemente il “Regno
di Bengodi” per la politica, un parlamentare guadagna
fino a “6,8 volte di più” rispetto a un elettore (lo stipendio di
quest’ultimo, difatti, si attesta in media sui 19.250 euro l’anno, secondo le dichiarazioni dei redditi 2011; sui 23.000 euro, secondo il Rapporto Eurostat 2012).
In
buona sostanza, il guadagno “mensile” di
un parlamentare è pari allo stipendio “annuale” di un suo elettore medio!
Come non chiamare
“Casta” una politica siffatta?!
E non finisce qui!
Secondo un’inchiesta di Openpolis, i nostri deputati sono pagati “509
euro” l’ora (lavorando, in
media, solo 1 giorno su 6 a settimana, ossia 80 giorni l’anno), mentre i
senatori “863 euro” l’ora (dedicando solo
50 giorni l’anno ai lavori parlamentari).
Un
parlamentare, in un’ora di lavoro, guadagna quanto la maggior parte del suo
elettorato percepisce in un intero mese!
E’ come se
gli eletti lavorassero quanto un lavoratore stagionale, ricevendo però una paga
-e che paga!- per tutto l’anno!
Cosa mantengono di “onorevole” i nostri parlamentari
se non il titolo???
COME TOLLERARE CHE L’ITALIA SI
COLLOCHI ALL’ULTIMO POSTO IN EUROPA PER LE RETRIBUZIONI DEI LAVORATORI ED AL
PRIMO PER I COMPENSI DEI POLITICI?!
LO SCANDALO ITALIANO?
DA NOI I PARLAMENTARI PIÙ
“CARI” D’EUROPA!
L’indennità di un deputato italiano, invece, pur al netto dei tagli degli
ultimi anni e senza considerare diarie, rimborsi e benefit vari, ammonta a “10.435 euro”
lordi al mese (“125.220 euro” l’anno!).
Com’è possibile che un parlamentare italiano
guadagni “più del doppio” della media europea?
Solo nel 2011, la spesa per gli stipendi e i
benefit dei nostri onorevoli è ammontata a 245.165.000 euro (con un aumento
del 9,10% rispetto al 2001, pari a 20,5 milioni di euro in più).
Fin quando potremmo permetterci “il
lusso” di una classe politica così onerosa?!
·
negli Usa un
deputato percepisce un’indennità annua di 115.000 euro lordi;
·
in Canada
107.000 euro;
·
in Irlanda al
massimo 102.000 euro;
·
in Australia
93.000 euro;
·
in Olanda
91.000 euro;
·
in Germania
85.000 euro;
·
in Francia
84.000 euro;
·
in Norvegia
79.000 euro;
·
in Nuova
Zelanda 71.000 euro;
·
in Gran
Bretagna 70.000 euro;
·
in Svezia
70.000 euro;
·
in Spagna addirittura
“37.000” euro (lordi ed annui, s’intende!).
Un deputato italiano svolge le
stesse funzioni di un collega iberico e vive in un Paese non molto dissimile
dalla Spagna.
Perché mai dovrebbe costare alla collettività “più del triplo”?!
1) una “INDENNITÀ DI FUNZIONE” (prevista dall’articolo 69 della Costituzione e regolata dalla legge n.1261 del 1965), pari alla Camera a 10.435 euro lordi al mese (circa 5.000 euro netti) ed al Senato a 10.385 euro lordi (5.300 euro netti);
3) una “DIARIA” (disciplinata sempre dalla legge n.1261 del 1965), ossia un rimborso forfettario delle spese di soggiorno a Roma (in realtà, spettante anche ai residenti nella Capitale!), pari, sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, a 3.503 euro “netti” al mese;
9) ulteriori “PRIVILEGI” (ad esempio, gli ex presidenti delle Camere godono di segreterie personali, auto blu e uffici riservati in Parlamento: fino al 2011 ne usufruivano “a vita”, dal 2012 “solo” per i dieci anni successivi la cessazione del mandato);
10) un “ASSEGNO DI FINE MANDATO” (o di solidarietà), ovverosia una sorta di “Tfr parlamentare”, pari, sia per i deputati che per i senatori, all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi); alla Camera, l’assegno ammonta a 46.814 euro dopo un solo mandato e fino a 140.443 euro dopo tre legislature;
11) e un “VITALIZIO PARLAMENTARE”: se è vero che questa voce è stata recentemente abolita e sostituita da una comune pensione contributiva (almeno per tutti coloro eletti dopo il 1° gennaio 2012), è altrettanto vero che ne continueranno a beneficiare gli ex membri del Parlamento e tutti i parlamentari attualmente in carica!
E’ facile dimostrare, allora, che i parlamentari italiani non solo percepiscono gli stipendi e i vitalizi
più alti ma beneficiano anche di tutta una serie di privilegi “unici” rispetti
ai propri colleghi europei!
·
In Francia i membri dell’Assemblée nationale (577) percepiscono
un’indennità di 7.100 euro lordi al mese,
non beneficiano di alcuna diaria (al
massimo di residence a tariffa agevolata o di prestiti di 76.000 euro al 2% per
comprarsi un appartamento) e non hanno alcun
assegno di fine mandato (solo un sussidio di reinserimento, di cui si
beneficia se disoccupati e per tre anni al massimo);
·
in Germania i membri del Bundestag (620) intascano un’indennità di 7.668
euro lordi mensili, beneficiano di un contributo per le spese di segreteria e
rappresentanza di 1.000 euro
(importo massimo) e non hanno nessun
assegno di fine mandato (solo un’indennità provvisoria, di cui usufruiscono
per 18 mesi);
·
in Gran Bretagna i membri della House of Commons (650) incassano
un’indennità di 6.350 euro lordi al mese, come diaria possono richiedere un
rimborso massimo mensile di 1.922 euro e non
hanno alcun assegno di fine mandato (al termine della legislatura, possono solo
chiedere un rimborso di 47.000 euro per spese connesse all’esercizio delle loro
funzioni);
·
in Olanda i deputati guadagnano 8.500 euro d’indennità lorda al mese, beneficiano di una diaria di 1.600 euro
(importo massimo) e di un contributo per le spese di segreteria e
rappresentanza di 203 euro;
·
in Austria riscuotono
8.100 euro d’indennità mensile, non
godono di alcuna diaria e beneficiano di un contributo per le spese di
segreteria e rappresentanza di 480 euro;
·
in Belgio intascano 7.300 euro lordi
al mese,
non godono di alcuna diaria e percepiscono un contributo per
le spese di segreteria e rappresentanza di 1.800 euro;
·
in Grecia
percepiscono un’indennità di 5.700 euro lordi mensili;
·
in Portogallo ricevono
un’indennità di 3.400 euro lordi al mese;
·
in Spagna guadagnano soli 2.800 euro d’indennità lorda mensile e ricevono una diaria di 1.800 euro (soli 870 euro
se residenti a Madrid);
·
a Strasburgo, dal 2009, tutti i membri del Parlamento europeo (736) percepiscono uno stipendio base di 7.655 euro lordi al mese.
Eccone
alcuni:
·
Beppe Pisanu (Pdl), in 40 anni di onorata
carriera parlamentare (come onorevole o senatore), ha guadagnato oltre “5,5 milioni” di euro;
·
Giorgio La Malfa (gruppo Misto), in altrettanti
anni, 5,4 milioni;
·
Mario
Tassone (Udc), in 36 anni, 4,9 milioni;
·
Francesco
Colucci (Pdl), in 35 anni, 4,8 milioni;
·
Filippo
Berselli (Pdl), Altero Matteoli
(Pdl), Pier Ferdinando Casini (Udc) e Gianfranco Fini (Fli), in 31 anni,
hanno incassato rispettivamente 4,2
milioni di euro;
·
Carlo Vizzini (gruppo Misto), Domenico Nania (Pdl), Francesco Pontone
(Pdl), Anna Finocchiaro (Pd), Livia Turco (Pd), Teresio Delfino (Udc)
e Luigi Grillo (Pdl), in 27 anni, hanno ricevuto 3,6 milioni di euro a testa;
·
Giuseppe
Calderisi (Pdl) e Calogero Mannino
(Udc), in 26 anni, hanno accumulato 3,5
milioni di euro l’uno;
·
mentre Massimo D’Alema (Pd), in “soli” 25
anni, 3,4 milioni di euro.
Le fortune politiche di appena 18 tra i più noti politici italiani ci sono costate, in
conclusione, “77,8 milioni” di euro!
Quante vite dovrebbe vivere un
operaio o un impiegato per ambire a simili guadagni?!
Stipendi d’oro di cui beneficiano personaggi, pur se di prestigio:
·
“non eletti” -contrariamente ai propri colleghi
parlamentari-;
·
con un incarico “a vita” -come nelle migliori democrazie!-;
·
e “improduttivi”,
risultando -per ovvie ragioni anagrafiche- tra i membri del Parlamento più assenteisti: alcuni, veri e propri
“desaparecidos”, scomparendo dalla scena pubblica dopo la loro elezione!
Ha ancora senso,
allora, mantenere in vita questa figura???
·
su un costo complessivo di funzionamento del Senato
di 603.100.000 euro, la spesa per gli
stipendi dei senatori è assommata a
“71.225.000 euro”;
·
su un bilancio di 1.070.994.520 euro della Camera, il
costo degli stipendi dei deputati è ammontato a “167.050.000 euro”;
·
le pensioni dei parlamentari sono costate
“79.200.000 euro” al Senato e “138.200.000 euro” alla Camera;
·
ogni seduta parlamentare è costata “3.332.044 euro”
al Senato (essendosene svolte 181 in tutto il 2011) e “7.046.017
euro” alla Camera (essendosene tenute solo 151);
·
il Parlamento italiano è costato più
dei parlamenti di Francia, Germania, Inghilterra e Spagna messi insieme (fonte Libero, 30/01/2012);
·
e la Camera ed il Senato italiani, insieme, sono
costati circa “100 milioni di euro in più” rispetto al Congresso ed al Senato
americani (fonte Corriere della Sera, 18/07/2011).
Come ultima
chicca, aggiungiamo pure che, mentre ogni
italiano spende “27,15 euro” l’anno per mantenere il proprio Parlamento
(fonte La Stampa, 30/01/2012):
·
in Francia ogni cittadino spende
8,11 euro (tre volte
meno);
·
negli Usa 5,10 euro (cinque volte e mezzo meno).
·
in Inghilterra 4,18 euro (quasi sette volte meno);
·
in Spagna soli 2,14 euro (dieci volte meno!).
IL
COSTO “EXTRAEUROPEO” DEI NOSTRI EURONOREVOLI
·
un gettone di presenza, di “306 euro” per ogni partecipazione alle sedute
dell’Europarlamento;
·
una diaria di soggiorno, di “9.000
euro” mensili (pari a 290
euro al giorno);
·
un rimborso spese di viaggio, dal 2009 non più forfettario ma correlato
alle spese sostenute e documentabili;
·
un rimborso spese di assistenza
parlamentare, di 17.570 euro al mese;
·
una indennità di segreteria, di
4.200 euro mensili.
Cifre “impressionanti”,
ma che risultano “inaccettabili” al confronto con le indennità percepite dagli altri
euronorevoli
(fonte “Times”):
·
un
europarlamentare austriaco percepiva, fino al luglio 2009, soli 106.583 euro
lordi l’anno;
·
un
olandese 86.125 euro;
·
un
tedesco 84.108 euro;
·
un
irlandese 82.065 euro;
·
un
inglese 81.600 euro;
·
un
belga 72.017 euro;
·
un
danese 69.264 euro;
·
un
greco 68.575 euro;
·
un
lussemburghese 66.432 euro;
·
un
francese 62.779 euro;
·
un
finlandese 59.640 euro;
·
uno
svedese 57.000 euro;
·
uno
sloveno 50.400 euro;
·
un
cipriota 48.960 euro;
·
un
portoghese 41.387 euro;
·
uno
spagnolo 35.051 euro;
·
uno
slovacco 25.920 euro;
·
un
ceco 24.180 euro;
·
un
estone 23.064 euro;
·
un
maltese 15.768 euro;
·
un
lituano 14.196 euro;
·
un
lettone 12.900 euro;
·
un
ungherese 9.132 euro;
·
un
polacco addirittura 7.369,70 euro (sempre lordi, sempre all’anno, s’intende!).
Tutt’altro!
I nostri eurodeputati
risultano “i meno
presenti”: una
volta su tre rimangono a casa, mentre i finlandesi hanno un tasso di
presenze del 90%, i tedeschi di poco inferiore e così pure gli
europarlamentari di altre nazionalità (fonte l’Espresso).
Come
giustificare,
allora, una simile maggiorazione nella loro
retribuzione?
Niente affatto!
Gli
europarlamentari italiani eccellono, casomai, per tassi “scandalosamente bassi”
di produttività:
su 78 nostri parlamentari in Europa, 61 non hanno mai presentato una relazione e
17 non si sono mai scomodati nemmeno d’aprir bocca in Aula!
Euronorevoli “assenteisti
e fannulloni”: perché,
allora, premiarli con gli stipendi più
alti di Strasburgo?!
Forse
allontanarsi dal Bel Paese per qualche giorno a settimana è ritenuto una fatica
insostenibile, enormemente maggiore che staccarsi dalla fredda Germania o dalla
povera Polonia???
O
forse, pensando alla gente che “realmente” lavora col sudore in fronte per
sbarcare faticosamente il lunario, è un’offesa anche solo considerare un
“mestiere” l’attività politica?!
Quel
che è certo è che il Parlamento europeo,
adottando il nuovo Statuto
parlamentare (luglio
2009), è intervenuto sulle ingiustificate diversità di trattamento economico
degli europarlamentari:
1.
equiparando l’indennità degli europarlamentari, a prescindere dalle loro nazionalità,
a “7.655 euro” lordi mensili (spesa a
carico del bilancio del Parlamento europeo, non più dei parlamenti nazionali);
2.
e
sostituendo il rimborso generico e forfettario delle spese con un rimborso delle
sole spese giustificate e documentate.
L’equiparazione degli “euro-stipendi”, in realtà, poteva
essere soggetta a deroga: prerogativa che il nostro Paese non ha perso tempo ad
esercitare!
Gli europarlamentari italiani, pertanto,
continuano a beneficiare di un trattamento retributivo equiparato non a quello
dei loro colleghi di Strasburgo ma a quello dei loro colleghi di Montecitorio!
Il “quantum
in più” percepito dai nostri euronorevoli, ovviamente, non è a carico del Parlamento
europeo, bensì del nostro Parlamento nazionale…
Nessuno scrupolo,
però: tanto “paga sempre Pantalone”
(ovvero noi cittadini!).
TANTO PER RIDERE:
I “TAGLI” AGLI STIPENDI
DEI PARLAMENTARI…
Tra i primi impegni che si è assunto il
governo Monti vi è stato quello di ridurre i costi della politica.
A
tal fine, si è dato mandato alla cd.
“Commissione Giovannini” di parametrare gli stipendi dei politici italiani entro
la media europea.
Il risultato, ancora una
volta, è stato gattopardesco: si è “deciso
di non decidere”!
La
Commissione, difatti, ha gettato la spugna, dichiarandosi impossibilitata a completare
il proprio lavoro, sia per mancanza di tempo sufficiente, sia per la difficoltà
di comparare costi di assetti istituzionali diversi.
Nella relazione conclusiva, però, la Commissione non
ha potuto fare a meno di riconoscere ciò che già risultava evidente anche all’uomo
della strada: i parlamentari italiani sono i più pagati d’Europa!
Perché, a questo punto, il Parlamento non si è mosso autonomamente per ridurre le proprie
spese (non limitandosi a “ritocchi minimali” o a tagli “marginali”)?
Perché,
all’estrema velocità con cui si aumentano le tasse per “far cassa”,
corrisponde una snervante lentezza nell’operare tagli ai costi della politica (che
fine ha fatto, ad esempio, il tanto sbandierato dimezzamento del numero dei
parlamentari)???
E per quale stramba ragione i
parlamentari italiani vanterebbero il diritto “esclusivo” di veder parametrata
la propria retribuzione alla media dei sei paesi più ricchi d’Europa (pur
non disponendo affatto il nostro Paese degli stipendi tedeschi o del Pil
francese)?!
A ognuna di queste obiezioni, la politica risponde, infastidita, sempre alla stessa maniera: “Questa è demagogia!”, “ci siamo messi a dieta…”, “abbiamo già stretto la cinghia!”…
Ma quanto è
stata effettivamente stretta la cinghia?
Quanto la
politica, per lungo tempo “famelica e ingorda”, potrebbe ulteriormente dimagrire?
Qualche “dimagrimento”, in effetti, c’è stato.
Eccone il risultato:
PRIMO:
L’indennità di funzione:
·
nel 2006 (ex
legge finanziaria) è stata ridotta del 10%;
·
nel 2008 (ex legge
finanziaria) ne sono stati sospesi gli adeguamenti retributivi per 5 anni (misura
prorogata fino a tutto il 2013);
·
nel 2011 (ex
decreto legge n.138) è stata ulteriormente ridotta, ma “solo” per il triennio
2011/2013, nella misura del 10% per la parte eccedente i 90.000 euro e del 20%
per la parte eccedente i 150.000 euro lordi annui (riduzione raddoppiata per i
parlamentari che svolgono un’attività lavorativa per la quale percepiscono un
reddito uguale o superiore al 15% dell’indennità parlamentare);
·
nel 2012 (con
deliberazioni degli Uffici di Presidenza della Camera, 30 gennaio 2012, e del
Senato, 31 gennaio 2012), è stata decurtata di 1.300 euro “lordi” al mese.
SECONDO:
La diaria, con deliberazioni degli Uffici di
Presidenza della Camera (27 luglio 2010) e del Senato (25 novembre 2010), è
stata:
·
ridotta a 3.503 euro al mese (rispetto ai 4.000 euro precedenti);
·
e soggetta a ulteriori
decurtazioni per ogni assenza dei parlamentari dai lavori parlamentari.
TERZO:
Il rimborso delle spese per l’esercizio del
mandato, nel 2012:
·
alla Camera (con deliberazioni dell’Ufficio
di Presidenza del luglio 2010 e gennaio 2012) è stato ridotto di 500 euro (portandolo a 3.690
euro netti al mese) e corrisposto solo per il 50% forfetariamente (per il
restante 50% a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese documentate);
·
al Senato, invece, è stato
ridotto a 2.090 euro e erogato a titolo di rimborso delle spese effettivamente
sostenute.
QUARTO:
I vitalizi parlamentari:
·
nel
2007 sono stati ridotti e si è raddoppiato il periodo minimo di mandato
richiesto per maturarne il diritto (da 2 anni e 6 mesi a 5 anni);
·
dal
1° gennaio 2012 (con deliberazioni degli Uffici di Presidenza della Camera, 14
dicembre 2011 e 30 gennaio 2012, e del Senato, 31 gennaio 2012), sono stati
aboliti e sostituiti da una pensione contributiva.
SVELATO “L’ARCANO”:
L’INGANNO DEI “FINTI TAGLI” AI COSTI
DELLA POLITICA!
Se dei tagli ci sono effettivamente
stati, restano comunque delle “sconcertanti verità”:
PRIMO:
Come spiegare il fatto che,
nonostante i “pesanti” (?) sacrifici cui si è sottoposta la politica:
·
i
parlamentari italiani restano i più pagati d’Europa;
·
il
divario tra la retribuzione media di un lavoratore e di un suo eletto resta
incolmabile;
·
e Montecitorio risparmierà soli “150
milioni” di euro in tre anni (il “5%” del suo costo generale!), mentre Palazzo Madama appena “4 milioni” di
euro rispetto al 2011 (su una dotazione di “542 milioni” per il 2012)?
SECONDO:
I presidenti Fini e Schifani hanno pomposamente
enfatizzato la recente scelta dei
parlamentari di ridursi lo stipendio di 1.300 euro.
Ma come non ricordare
che:
·
i 1.300 euro
indicano un importo “lordo” (il taglio
effettivo è ammontato a soli “700 euro”);
·
mentre la busta paga netta di
deputati e senatori è rimasta “invariata” (essendo stato contestualmente abolito l’obbligo per
i parlamentari di versare i contributi previdenziali, guarda caso pari a 700
euro al mese)?
TERZO:
Tutti ripetono, ad ogni
piè sospinto, che i
vitalizi sono stati aboliti.
Ma, pur col nuovo sistema contributivo, a un parlamentare sono sufficienti:
·
“5 anni di mandato” per maturare il diritto alla pensione (non 35, come per qualsiasi
comune cittadino);
·
e “60 anni
d’età” per ricevere il primo assegno,
dopo aver ricoperto appena due mandati (non 66 anni, come per ogni altro elettore).
L’abolizione dei vitalizi,
poi:
·
non ha intaccato di 1 solo euro i “2.308”
vitalizi già maturati (il nuovo
calcolo contributivo si applicherà solo a coloro eletti dalla prossima
legislatura);
·
e non ha cancellato l’assegno di fine mandato,
l’ultimo generoso regalo concesso a chi di tutto avrebbe bisogno fuorché di
assistenza per reinserirsi nel mondo del lavoro!
QUARTO:
Oltre
l’inganno, anche
la beffa!
Mentre l’Italia “sta morendo di
speranza”, si scopre che il magro e supertecnico governo Monti ci costa in
stipendi quasi “il doppio” rispetto al pletorico governo politico Berlusconi:
4,8 milioni di euro, a fronte di 2,8 milioni (fonte Il Giornale).
Mentre i 23 ministri, i 3 viceministri e i 38 sottosegretari del Cavaliere guadagnavano tra
i 40 e i 50.000 euro l’anno, grazie ad una legge del 1997 del governo Prodi,
i nuovi supertitolati ministri, non
percependo alcuna indennità parlamentare, godono
di stipendi di “132.000 euro” lordi annui!
Senza
considerare il premier Monti, che, cumulando
anche la carica di senatore a vita, in
un anno intasca circa “300.000 euro” (fonte Il
Giornale).
PER
UNA POLITICA AL SERVIZIO DEI CITTADINI
(E
NON UNO STATO AL SERVIZIO DELLA POLITICA!)
PRIMO:
PERCHÉ NON DIMEZZARE
IL NUMERO DEI PARLAMENTARI?
Se
negli Usa (Paese esteso 30 volte l’Italia e con una popolazione quadrupla) il
Senato federale è composto da 50 membri e il Congresso da 435, perché mai in
Italia non basterebbero 315 deputati e 157 senatori?!
SECONDO:
PERCHÉ’ NON ABOLIRE LA FIGURA DEI SENATORI A VITA?
Come
giustificare una carica tanto inutile quanto antistorica, ovvero gli unici
parlamentari “non eletti” -come nelle migliori democrazie- e “a vita”-come solo
i papi e i restanti monarchi nel mondo-?!
TERZO:
PERCHÉ NON
ABOLIRE TUTTI GLI EMOLUMENTI a vario titolo DEI PARLAMENTARI (diaria, rimborsi, contributi, assegni di fine mandato, benefit vari…), SOSTITUENDOLI CON UN’UNICA INDENNITÀ’ DI FUNZIONE, DALL’IMPORTO MASSIMO
DI “5.000 EURO” NETTI MENSILI?
Perché
un compenso “più che doppio” rispetto alla media della retribuzione di
qualsiasi comune cittadino non sarebbe sufficiente a garantire ai nostri eletti
un minimo di sussistenza economica e autonomia politica?!
QUARTO:
PERCHÉ NON
CONCEDERE L’INDENNITÀ PARLAMENTARE SOLO A CHI RINUNCIA, per il corso
della legislatura, AD ESERCITARE
QUALSIASI ALTRA PROFESSIONE?
Perché
retribuire allo stesso modo quei politici che si pongono a tempo pieno “al
servizio” della Nazione e quelli che riservano alla politica solo il tempo
libero che gli residua dalle loro private professioni?
E
PERCHÉ NON RICONOSCERE A QUEI PARLAMENTARI CHE SCEGLIEREBBERO comunque DI SVOLGERE
ALTRE ATTIVITÀ professionali solo UN “CONTRIBUTO SPESE”, DALL’AMMONTARE MASSIMO
DI “1.000” EURO MENSILI?
QUINTO:
PERCHÉ NON
ABOLIRE LE “DOPPIE INDENNITÀ”, ovvero la possibilità per i
parlamentari che assumono contestualmente altre cariche di cumulare più
emolumenti (ad esempio, nel caso di parlamentari-sottosegretari,
deputati-ministri, premier-senatori…)?
SESTO:
PERCHÉ NON TAGLIARE
I “VITALIZI D’ORO” (2.308 i vitalizi
parlamentari ad oggi erogati, 3.385 quelli regionali), PONENDO UN TETTO MASSIMO DI “3.000 EURO” MENSILI?
“I diritti
acquisiti non si toccano!”, ripetono in coro i nostri eletti…
Com’è
possibile, allora, che solo i politici vantino tali diritti?
Perché
lo stesso principio non è valso per i pensionati o gli esodati, duramente penalizzati
dalla Riforma Fornero?
Perché
tale diritto non lo vanterebbero i pubblici impiegati, per i quali, se la
situazione finanziaria lo imponesse, si prospetta la cancellazione delle
tredicesime?
Com’è
possibile che nel ‘92 si è potuto addirittura intaccare il conto corrente degli
Italiani, mentre oggi non si può nemmeno chiedere un sacrificio in più ai contribuenti
più abbienti?
“Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora,
ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di
colpire esosi e intollerabili privilegi”
(Enrico
Berlinguer)
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“PANTA REI”
Riferimenti
facebook:
“L’ANTI-CASTA”
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