Cassazione: «Danno esistenziale da mafia»
Boss condannati a risarcire Comune e cittadini
L'amministarzione di Agrigento si era costituita parte civile. I giudici hanno riconosciuto un pregiudizio per «le attività sane e legali presenti nel territorio»
AGRIGENTO – La Cassazione, condannando in via definitiva sette esponenti di spicco di Cosa nostra ad Agrigento, ha riconosciuto il danno all'immagine subito dal Comune che si era costituito parte civile con il patrocinio dell'avvocato Francesco Gibilaro. Ha riconosciuto inoltre, che l'attività criminale ha avuto la conseguenza di estromettere, marginalizzare le attività sane e legali presenti nel territorio, come anche impedire che nuove attività, proposte da imprenditori «esterni», potessero insediarsi e svilupparsi nel territorio di Agrigento. Ciò con evidenti e conseguenti ricadute drammatiche sull'economia.
DANNO ESISTENZIALE - In questo senso è stata riconosciuta, sia al Comune di Agrigento sia ai suoi cittadini la sussistenza di un danno esistenziale, ma ha anche riconosciuto il danno al Comune in quanto tale leso nella sua immagine, credibilità e prestigio. Nei processi in cui si è divisa l'operazione «Camaleonte» il Comune ha già ottenuto, complessivamente, una provvisionale di quasi 100.000 euro, su un danno richiesto di 2,5 milioni che andrà liquidato in sede civile.
CONDANNE PER 81 ANNI DI CARCERE - Nella sentenza con la quale riconosce il danno al Comune e ai cittadini di Agrigento, la Cassazione conferma la condanna d'Appello per un totale di 81 anni di carcere per 7 imputati, al termine del secondo troncone del processo scaturito dall'operazione antimafia denominata «Camaleonte». Queste le condanne: 28 anni di reclusione (pena calcolata in continuazione con altre due precedenti condanne) all'ex numero uno di Cosa Nostra Agrigentina Giuseppe Falsone, di Campobello di Licata; 9 anni e 4 mesi a Stefano Morreale, di Favara; 8 anni a Francesco La Rocca e Pietro Giudicello, di Caltagirone; 13 anni a Pasquale Alaimo, di Favara; 9 ad Antonino Vaccaro, di Favara ; 6 anni ad Ignazio Musso, di Palermo. Il blitz «Camaleonte», del 6 marzo del 2007, permise, grazie alle confessioni del pentito Maurizio Di Gati, di arrestare 21 persone. Il troncone abbreviato si è concluso con altre 11 condanne definitive.
IL SINDACO: «SODDISFATTI» - Soddisfazione per la sentenza della Cassazione è stata manifestata dal sindaco di Agrigento, Marco Zambuto: «È un fatto di significativa importanza il diritto riconosciuto ad un comune italiano, come rappresentante dei suoi cittadini, all'indennizzo per i danni causati dalla mafia. La sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale, che segna una svolta nei rapporti tra le istituzioni e premia la scelta del Comune di Agrigento di schierarsi a difesa dell'integrità della sua gente». Con il riconoscimento del "danno esistenziale"», continua Zambuto, «al Comune di Agrigento e ai suoi cittadini viene offerta la possibilità di potersi finalmente affrancare dai gravi danni procurati da chi, con il suo comportamento criminoso, ha violato l'immagine della nostra città, condizionando il presente ed il futuro della sua gente».
DANNO ESISTENZIALE - In questo senso è stata riconosciuta, sia al Comune di Agrigento sia ai suoi cittadini la sussistenza di un danno esistenziale, ma ha anche riconosciuto il danno al Comune in quanto tale leso nella sua immagine, credibilità e prestigio. Nei processi in cui si è divisa l'operazione «Camaleonte» il Comune ha già ottenuto, complessivamente, una provvisionale di quasi 100.000 euro, su un danno richiesto di 2,5 milioni che andrà liquidato in sede civile.
CONDANNE PER 81 ANNI DI CARCERE - Nella sentenza con la quale riconosce il danno al Comune e ai cittadini di Agrigento, la Cassazione conferma la condanna d'Appello per un totale di 81 anni di carcere per 7 imputati, al termine del secondo troncone del processo scaturito dall'operazione antimafia denominata «Camaleonte». Queste le condanne: 28 anni di reclusione (pena calcolata in continuazione con altre due precedenti condanne) all'ex numero uno di Cosa Nostra Agrigentina Giuseppe Falsone, di Campobello di Licata; 9 anni e 4 mesi a Stefano Morreale, di Favara; 8 anni a Francesco La Rocca e Pietro Giudicello, di Caltagirone; 13 anni a Pasquale Alaimo, di Favara; 9 ad Antonino Vaccaro, di Favara ; 6 anni ad Ignazio Musso, di Palermo. Il blitz «Camaleonte», del 6 marzo del 2007, permise, grazie alle confessioni del pentito Maurizio Di Gati, di arrestare 21 persone. Il troncone abbreviato si è concluso con altre 11 condanne definitive.
IL SINDACO: «SODDISFATTI» - Soddisfazione per la sentenza della Cassazione è stata manifestata dal sindaco di Agrigento, Marco Zambuto: «È un fatto di significativa importanza il diritto riconosciuto ad un comune italiano, come rappresentante dei suoi cittadini, all'indennizzo per i danni causati dalla mafia. La sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale, che segna una svolta nei rapporti tra le istituzioni e premia la scelta del Comune di Agrigento di schierarsi a difesa dell'integrità della sua gente». Con il riconoscimento del "danno esistenziale"», continua Zambuto, «al Comune di Agrigento e ai suoi cittadini viene offerta la possibilità di potersi finalmente affrancare dai gravi danni procurati da chi, con il suo comportamento criminoso, ha violato l'immagine della nostra città, condizionando il presente ed il futuro della sua gente».
Nessun commento:
Posta un commento