Pisana, così venivano triplicati i costi ecco l'elenco degli sprechi
ROMA - Nel Regno di Bengodi non si è mai badato a spese. Già nel 2006 quando Franco Fiorito era semplicemente sindaco di Anagni e non ancora il Batman della Pisana, l’allora assessore alla Piccola e media impresa Francesco De Angelis, oggi parlamentare europeo Pd, volle dotarsi di uno studio «più idoneo e adeguato in considerazione delle particolari esigenze di rappresentanza» presso la nuova sede di via del Tintoretto. Furono consultate 5 ditte, l’offerta più economica si aggirò intorno ai 23 mila euro e fu quello il prezzo d’acquisto. Va da sé che una famiglia media italiana un salotto se lo cambia se tutto va bene una volta ogni dieci anni e con la formula delle 36 comode rate. Ma che volete che siano poche decine di migliaia di euro per la Regione Lazio?
Rinnovamento. Sofà, étagère, scrivanie. Poltrone innanzitutto. Da occupare più a lungo possibile. Per poi cambiarle in nome del rinnovamento (degli arredi, appunto). De Angelis non è certo l’unico ex assessore al quale all’epoca sia stato rifatto lo studio. E in molti di questi casi si ripeteva una stessa procedura. La direzione regionale bandiva la gara per arredare gli uffici per un importo modesto e a vincere era sempre la stessa azienda. Ed ecco che con successive delibere nel giro di pochi mesi la commessa cresceva, lievitava da 20 mila a 73 mila euro come niente fosse. Nel giro di pochi mesi si è arrivati così a stanziare per mobili e arredi, tramite 25 affidamenti diversi, ben 550 mila euro. Il sospetto è che in questo modo, cioè frazionando l’appalto, si sia voluta aggirare la procedura obbligatoria per una gara di rilevanza comunitaria.
Il finanziere. La vicenda venne a galla circa un anno e mezzo fa, quando alla Pisana approdò Raffaele Marra, ex finanziere chiamato alla Direzione del personale dalla Polverini, che pochi giorni fa lo ha confermato in extremis prima di dimettersi. Chiamato a gestire la dismissione del patrimonio, Marra mise in atto un vero e proprio repulisti. Da capo dipartimento al Comune di Roma aveva già scoperchiato la pentola bollente dei residence per l’emergenza abitativa.
Buoni-pasto. Atterrato in Regione, l’ex finanziere 4 lauree e due specializzazioni iniziò a scartabellare tra le carte. Dopo la chicca dei mobili ne scoprì altre. Ad esempio che una dirigente del settore Formazione giustificava le proprie assenze in sede adducendo riunioni e corsi ai quali in base ai controlli non avrebbe mai partecipato. La dirigente, tra l’altro, era risultata al lavoro anche il 22, il 24 e il 26 agosto quando l’Area che dirigeva era chiusa per ferie. La contestazione è sfociata in un’azione disciplinare, fino al licenziamento, salvo ricorso dell’interessata al Tribunale del lavoro con relativa richiesta di reintegro. Tra le accuse rivolte alla dirigente c’è anche quella di aver indebitamente percepito i buoni-pasto arrecando un danno erariale all’ente locale.
Carriera lampo. Diverso è il caso di Valentina Mazzarella, un medico che nel 2000 fu trasferito dal Cnr alla Asl Rm/B. Ebbene, la Mazzarella, secondo le verifiche del direttore del Personale, sarebbe stata inquadrata con lo stipendio e i gradi di dirigente pur essendo solo una ricercatrice del III livello professionale, «senza alcuna corrispondenza con le qualifiche relative ai contratti collettivi del comparto sanità». In pratica la neo-assunta sarebbe stata promossa dalla sera alla mattina. Il provvedimento porta la firma dell’allora direttore generale della Asl Rm/B Cosimo Speziale, condannato a 4 anni di carcere dopo patteggiamento per lo scandalo legato a Lady Asl. Stabilì che il trattamento economico della dottoressa Mazzarella passasse dai 36 mila euro previsti al 31 dicembre 2000 ai circa 71 mila del 1° gennaio 2001. Il doppio.
La bibliotecaria. Si fa presto a dire uno, dieci, cento Fiorito. Si rischia di fare di tutta un’erba un fascio. L’arraffa arraffa parte da lontano ma non si può generalizzare e accusare mezza Regione Lazio. É un fatto però che negli ultimi anni alla Pisana si sia visto di tutto. Ad esempio che il capo del Servizio Biblioteca, Roberta Bernardeschi, segretaria regionale del Direr, la potente federazione dei dirigenti, pur avendo nel 2009 in organico solo 3 sottoposti, guadagnasse qualcosa come 7.547 euro al mese. E che circa un anno dopo, al momento di andare in pensione, quando i suoi dipendenti erano diventati 17, ne uscisse con un trattamento di fine rapporto pari a 455 mila euro.
La Direr è nota per aver imbracciato più volte l’arma dei ricorsi al Tar per contestare nella sostanza e nel merito lo spoil system, la pratica degli incarichi esterni. Uno di questi ovviamente ha riguardato quello conferito a Marra impugnato e vinto al Tar prima che Polverini rimettesse l’ex finanziere al suo posto.
Aspettando Batman. Molto più terra terra difetta di trasparenza anche la cosiddetta manutenzione straordinaria: due cancelli acquistati per sostituire quelli vecchi all’ingresso della storica Villa Pamphili sono stati ordinati, pagati oltre 20 mila euro e mai installati. La ditta che avrebbe dovuto fornirli li aveva soltanto riverniciati. Risultato: altra azione disciplinare, altro dirigente nei guai, l’Area tecnica azzerata. E non era ancora arrivato Batman.
di Claudio Marincola
Nessun commento:
Posta un commento