Presentata a Catania la richiesta per concorso esterno all'associazione mafiosa e voto di scambio riguardante il presidente della Regione Siciliana e per il deputato Mpa Angelo. Il gip aveva disposto per i due l'imputazione coatta. La exit strategy del governatore
CATANIA. La Procura di Catania ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno all'associazione mafiosa e voto di scambio del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. L'atto è stato depositato ieri ma la notizia si è appresa oggi. La richiesta fa seguito alla decisione del Gip Luigi Barone di non accogliere l'archiviazione proposta dalla Procura per i fratelli Lombardo e di disporre l'imputazione coatta per i due esponenti politici.Secondo quanto si è appreso, il fascicolo non è stato ancora assegnato a un Gip, né è stata fissata la data dell'udienza preliminare. La data slitterà di alcune settimane perché il Gip dovrà essere diverso dal giudice Barone, che sulla vicenda si è già espresso, e dovrà avere il tempo di studiare le migliaia di pagine degli atti confluiti nel fascicolo.
LA EXIT STRATEGY DI LOMBARDO - Dimissioni pilotate, per restare in sella fino all’estate e votare poi in autunno. Lombardo cerca un sostegno dell’Ars per gestire la fase di transizione in caso di rinvio a giudizio nelle prossime settimane e di conseguente ritiro dell’appoggio da parte del Pd, suo principale alleato. E nel frattempo prende in mano le redini del bilancio e della Finanziaria per evitare colpi scena nella ripresa delle trattative a Palazzo dei Normanni, la prossima settimana, in vista del voto di fine aprile.
La crisi aperta dalla richiesta di rinvio a giudizio coatto per concorso esterno alla mafia costringe il presidente della Regione a riscrivere l’agenda. Ieri Lombardo è stato a Roma dove ha incontrato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e alcuni esponenti del Pd. Lombardo ha preso atto della posizione ormai maturata nel Pd siciliano: «Ragioniamo su come arrivare al voto in autunno» ha detto il capogruppo all’Ars, Antonello Cracolici. È una posizione che mette insieme anche le anime prima più distanti del Pd, a partire da quella di Crisafulli per arrivare a Lupo e D’Antoni. E allora ecco che Lombardo prova a tracciare la rotta, pur navigando a vista.
Il presidente ipotizza di andare all’Ars - il 20 o 24 aprile - per la seduta straordinaria sulla sua vicenda giudiziaria: in quella sede - come ha anticipato ieri agli interlocutori romani - confermerebbe la volontà di dimettersi in caso di rinvio a giudizio ma illustrerebbe un mini programma di breve periodo per arrivare all’estate. Su questo chiederebbe il sostegno trasversale dell’aula. Sarebbe il modo per pilotare la chiusura della legislatura, fissando il limite temporale dell’autunno, cioè 5 o sei mesi prima della naturale scadenza che è invece aprile 2013. In questo modo il presidente proverebbe a sganciare le proprie dimissioni dalla vicenda giudiziaria e gestirebbe la formazione delle coalizioni e delle candidature per le successive elezioni. Inoltre offrirebbe ai deputati uscenti la possibilità di tornare a votare con in palio 90 seggi invece di 70, visto che la riforma che riduce gli scranni - già approvata all’Ars - non sarebbe ratificata in tempo a Roma. Infine, Lombardo farebbe delle elezioni regionali un test cruciale in vista delle Politiche che arriverebbero proprio nell’aprile successivo
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