Il verbale della perizia sui proiettili con cui la magistratura indiana accusa i fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, di avere ucciso due pescatori indiani sarebbe stato “grossolanamente falsificato”. A sostenerlo è l’ingegnere Luigi Di Stefano, già perito per il disastro di Ustica. Come rivela Il Resto del Carlino, l’esperto ha smontato pezzo per pezzo il documento dei giudici indiani in cui si associano i proiettili alle vittime, il 45enne Valentine Jelestine e il 19enne Ajeesh Pink, colpiti rispettivamente alla testa e al cuore. Il testo originale sarebbe stato cancellato e quindi sovrascritto con una seconda macchina da scrivere.
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Nelle frasi relative ad Ajeesh Pink comparirebbero persino dei residui del documento autentico sotto quello manipolato. Il testo è infatti allineato a sinistra, ma il nome della vittima e la data compaiono sulla destra, e lo stesso avviene nel punto relativo al proiettile che ha colpito Jelestine alla testa. Di Stefano ha analizzato i fermo immagine dei video trasmessi dalla Rai, osservando che l’indicazione del mese passa da Cr No. 02/12 a Cr. No: 02/12. Dettagli, se si pensa che a cambiare è soprattutto il calibro dei proiettili. La dimensione di quelli originali, rilevati dal professor Sisikala, autore dell’autopsia, era pari a 7 e 62 per 54 con una lunghezza di 31 millimetri.
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La seconda trascrizione riporta però un calibro 5,56, cioè la misura delle pallottole in dotazione alla Marina e all’Esercito italiano. Mentre il calibro dei proiettili originali è identico a quelli del mitra Pk di fabbricazione sovietica, utilizzato per esempio dalla Guardia costiera dello Sri Lanka. Infine foto e filmati mostrano che i vetri del peschereccio Saint Anthony, sul quale si trovavano le vittime, sono misteriosamente intatti.
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