Il film della rapina assassina svela dettagli e altre tracce
RUVO - Non c’è ancora un fermo. Le ore passano. Esperienza vuole che più s’allunga il tempo, più diventa difficile stringere il cerchio. Ma ci sono le immagini delle telecamere. La rapina assassina del venerdì è in dieci secondi. La tragedia in dieci secondi. Tanto dura il filmato registrato dalle telecamere nel negozio «Gastronomia Sant’Angelo» dove venerdì quattro malviventi hanno ucciso Giuseppe Di Terlizzi, salumiere, di 40 anni. Un solo colpo, alla testa. L’uomo è morto all’istante. Grazie alla telecamera esterna i carabinieri hanno potuto ricostruire anche il percorso compiuto dalla banda.
Sono le 21.20: i quattro, vestiti con abiti neri, svoltano in via Mendozza dall’angolo che incrocia corso Piave. Così la telecamera li inquadra solo di spalle. Raggiungono l’angolo con via Amendola. Si infilano i passamontagna e irrompono nel negozio. Uno resta sull’uscio. All’interno un bandito punta l’arma contro il commerciante che si trova dietro la cassa. Il delinquente lo minaccia con un’arma «giocattolo». Forse il salumiere la riconosce come tale. Ma non si accorge che un altro impugna una pistola vera calibro 7,65. Contemporaneamente un terzo complice afferra il registratore di cassa e scappa. L’ultimo a lasciare il locale è il ladro che impugna la pistola finta. In momenti concitati Pinuccio esce dal bancone, lo blocca da dietro. Inciampa. Il ladro cade, il commerciante si piega a terra e cerca di riacciuffarlo. In quel momento, mentre lui è chinato, il balordo con la pistola «libera» il complice e spara, dall’alto, addosso al commerciante: è morto quasi certamente senza accorgersene, Pinuccio Di Terlizzi. Addosso un jeans, una felpa bianca e il grembiule rosso porpora ancora allacciato.
Purtroppo il sistema di riprese escogitato artigianalmente dal salumiere aveva una zona d’ombra, che corrisponde alle mattonelle dove è avvenuta la colluttazione. Non si vede il ladro che spara. E soprattutto non si possono ascoltare le voci.
È stato ricostruito grazie alle testimonianza e ad alcune prove anche il percorso di fuga dei ladri. In via Fanfulla, i vigili urbani hanno ritrovato dentro un cassonetto della spazzatura i passamontagna artigianali, ricavati dalle maniche di una felpa. In una via adiacente, una coppia ha segnalato quella stessa sera la presenza di una sciarpa. Ieri pomeriggio gli indumenti sono stati sottoposti a indagini per la ricerca di tracce biologiche. Sempre ieri pomeriggio il medico legale Alessandro Dell’Erba ha eseguito l’autopsia sul corpo del commerciante. Che ha confermato quanto già intuito dal medico nell’ ispezione manuale eseguita la sera stessa dell’omicidio. Ovvero la presenza del proiettile incastrato sotto la mandibola dell’ uomo.
Intanto, continuano nel negozio i sopralluoghi del Reparto investigazione scientifica (Ris), a caccia di impronte utili.
Difficile ipotizzare che l’abbiano trovate sull’arma, che pure era impugnata a mani nude. Perché un’impronta consenta di identificare con certezza una persona, agli investigatori occorre che sia ben impressa e completa di almeno sedici punti particolari. La presenza di scanalature e zigrinature sul calcio e sull’impugnatura rende improbabile tale evenienza. La speranza è che i ladri abbiamo lasciato la propria «firma» nella zona di lavoro o in quella della colluttazione.
Rosaria Malcangi
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