Francesco Musolino al Mattino: «Intesa istituzionale per il quartiere: ora è quasi come tutti gli altri ma bisogna superare l'approccio militare»
di Paolo Russo
Centocinquanta giorni a Napoli. Da Scampia a Scampia, passando per venti omicidi e la morte di un innocente. Il prefetto Francesco Musolino indica la finestra, il bongo scandisce il tempo, lo studio al secondo piano è immerso nella città e nelle sue emergenze.
Prefetto, sembra più ottimista degli stessi napoletani. Ma fuori i problemi ci sono. E tanti.
«C’è una grave crisi e sarebbe sbagliato far finta di niente. Ma è anche vero che il pessimismo rischia di cancellare tanti fattori di riscatto che sono l’anima di questa città. Anzi direi che in molti casi ci troviamo di fronte a un’omissione di questi profili positivi. Scampia, ad esempio...».
La camorra è stata battuta nel suo fortino? Questo vuole dire?
«Per dirla da napoletano acquisito, incrociamo le dita. Ma c’è un dato oggettivo: questo ”simbolo”, prima al centro della cronaca nazionale e internazionale, da qualche tempo sembra un normale quartiere come gli altri. Vuol dire che le azioni concordate a tutti i livelli hanno prodotto dei risultati importanti. Ora però bisogna passare a un approccio “non militare” per vincere davvero la guerra e non solo l’ultima battaglia».
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