Il parroco spiega: «Era solo un'amicizia»
«La pazienza dei difensori, e per converso dell’indagato, di fronte a una costante violazione del segreto di indagine esclusivamente in senso accusatorio è tanta ma non infinita - dichiarano gli avvocati Domenico Ciruzzi e Cesare Amodio, che assistono don Meorla da quando ha ricevuto la notizia di un’indagine a suo carico per calunnia -. Si assiste a una continua enfatizzazione delle presunte parole di una indagata» aggiungono in merito al racconto della donna accusata di stalking.
«I difensori e l’indagato - concludono - continuano mestamente ad avere fiducia nel riserbo e nell’operato degli inquirenti che acclarerà la totale inconsistenza dell’ipotesi di reato contestata a don Luigi Merola».
Questa indagine è un ciclone sulla vita del parroco di frontiera, una delle icone della lotta all’antimafia, il prete che dal pulpito della parrocchia di Forcella ha iniziato la quotidiana battaglia contro il crimine, parlando soprattutto ai giovani, quelli a cui destina la fondazione “A voce d’e’ creature”.
Tutto ha inizio quando don Merola è parroco nella chiesa di San Bartolomeo alle Brecce, in zona Gianturco. Conosce, tra i tanti fedeli, una giovane donna, che frequenta la chiesa come volontaria occupandosi delle pulizie. Nasce un’amicizia, «nessuna storia sentimentale o sessuale» ha spiegato don Merola agli inquirenti nell’interrogatorio, durato ore, che ha tenuto giorni fa dinanzi al pm Stella Castaldo, titolare dell’indagine in cui risulta indagato per l’ipotesi di calunnia.
Inchiesta parallela a quella in cui la ex parrocchiana risulta invece accusata di stalking a seguito della denuncia che don Merola sporge nel 2013, orami sfinito dalle insistenze di lei. Cinque mesi più tardi la donna riceve il provvedimento con cui le viene impedito di importunare il sacerdote. E allora lei racconta la sua verità, rivelando i particolari più o meno piccanti di una presunta relazione sentimentale. Ora tutto è nelle mani della magistratura. L’indagine chiarirà se lo stalking c’è stato e se l’accusa di calunnia sia fondata oppure no.
di Viviana Lanza
Si appellano al segreto di indagine, don Luigi Merola e i suoi difensori, replicando così alle indiscrezioni sull’indagine che vede coinvolto il parroco anticamorra da una parte e una sua ex parrocchiana dall’altra. Lui indagato per calunnia ai danni di lei, e lei indagata per stalking in seguito alla denuncia di lui. «La pazienza dei difensori, e per converso dell’indagato, di fronte a una costante violazione del segreto di indagine esclusivamente in senso accusatorio è tanta ma non infinita - dichiarano gli avvocati Domenico Ciruzzi e Cesare Amodio, che assistono don Meorla da quando ha ricevuto la notizia di un’indagine a suo carico per calunnia -. Si assiste a una continua enfatizzazione delle presunte parole di una indagata» aggiungono in merito al racconto della donna accusata di stalking.
«I difensori e l’indagato - concludono - continuano mestamente ad avere fiducia nel riserbo e nell’operato degli inquirenti che acclarerà la totale inconsistenza dell’ipotesi di reato contestata a don Luigi Merola».
Questa indagine è un ciclone sulla vita del parroco di frontiera, una delle icone della lotta all’antimafia, il prete che dal pulpito della parrocchia di Forcella ha iniziato la quotidiana battaglia contro il crimine, parlando soprattutto ai giovani, quelli a cui destina la fondazione “A voce d’e’ creature”.
Tutto ha inizio quando don Merola è parroco nella chiesa di San Bartolomeo alle Brecce, in zona Gianturco. Conosce, tra i tanti fedeli, una giovane donna, che frequenta la chiesa come volontaria occupandosi delle pulizie. Nasce un’amicizia, «nessuna storia sentimentale o sessuale» ha spiegato don Merola agli inquirenti nell’interrogatorio, durato ore, che ha tenuto giorni fa dinanzi al pm Stella Castaldo, titolare dell’indagine in cui risulta indagato per l’ipotesi di calunnia.
Inchiesta parallela a quella in cui la ex parrocchiana risulta invece accusata di stalking a seguito della denuncia che don Merola sporge nel 2013, orami sfinito dalle insistenze di lei. Cinque mesi più tardi la donna riceve il provvedimento con cui le viene impedito di importunare il sacerdote. E allora lei racconta la sua verità, rivelando i particolari più o meno piccanti di una presunta relazione sentimentale. Ora tutto è nelle mani della magistratura. L’indagine chiarirà se lo stalking c’è stato e se l’accusa di calunnia sia fondata oppure no.
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