Campania avvelenata dalla camorra
Analisi nell'area ex Resit a Giugliano grande come 2600 campi di calcio: falde acquifere troppo contaminate. L'Istituto superiore di Sanità: impossibile bonificare
di Gerardo Ausiello
NAPOLI - Giugliano, 220 ettari di veleni, 220 ettari condannati a morte. Nella zona rossa, tra la Resit e le discariche sotto sequestro, non c’è futuro. Ma l’inquinamento non si ferma lì. La falda acquifera risulta contaminata da sostanze cancerogene volatili anche nei 2mila ettari circostanti. Parliamo di 20 chilometri quadrati. O di 2600 campi di calcio, come quello dello stadio San Paolo. Un’area pari a quattro volte la superficie di Posillipo. Dieci volte quella del Vomero. «Realisticamente la bonifica appare impossibile - ammette il commissario di governo, Mario De Biase - Per legge, infatti, bisognerebbe raccogliere tutti i materiali, rimuoverli e trasportarli altrove. Stesso discorso vale per le acque. Un’impresa proibitiva. Ciò che è invece necessario fare è la messa in sicurezza per fermare l’avanzata di percolato e biogas. Un obiettivo a cui stiamo lavorando senza sosta. E in parallelo bisogna pensare a una massiccia riconversione “no food” sostituendo gli alberi da frutto con pioppi, boschi ed essenze arboree».
Eppure, assicura De Biase, «nonostante quest’emergenza i prodotti ortofrutticoli allo stato attuale non risultano avvelenati. Io sono pronto a mangiarli, raccogliendo l’invito di movimenti ed associazioni».
L’area nel mirino
Quasi un quinto del territorio di Giugliano è a rischio. Ma non si può essere certi che le altre zone siano sicure. «Al di là dei rifiuti tossici, quel pezzo di Campania è stato oggetto di un abusivismo edilizio sfrenato - denuncia il commissario - Così molte abitazioni e attività commerciali scaricano direttamente materiali e resti organici in falda». Ancora oggi la situazione appare fuori controllo. In alcuni pozzi, ad esempio, sono stati riscontrati livelli anomali di trielina, una sostanza utilizzata per smacchiare gli indumenti: «Non è escluso che qualche lavanderia industriale stia smaltendo illecitamente i rifiuti, che finiscono in quel mare magnum sotterraneo che è la falda acquifera».
Le analisi
Per vederci chiaro il commissariato alle bonifiche ha siglato un accordo con l’Istituto superiore di sanità. Gli esperti hanno quindi unito le forze e iniziato le indagini. Una volta verificato il livello di contaminazione della falda, i tecnici sono passati ai terreni agricoli eseguendo migliaia di prelievi. Nel rispetto delle norme in materia, i prelievi dei campioni sui terreni sono stati effettuati seguendo lo schema della «W» ovvero raccogliendo il materiale in più punti e mescolandolo. Ebbene in tre macro-aree su quaranta è stata riscontrata la presenza di inquinanti. Quali sono le località interessate? Quella alle spalle di Novambiente verso l’Asi, quella denominata San Giuseppiello, quella centrale tra la Resit e Masseria del Pozzo. La musica non cambia se si considerano le indagini sull’atmosfera mentre i rilievi relativi al sottosuolo (dieci metri di profondità e oltre) sono in corso di elaborazione.
I prodotti
Il quadro è drammatico ma inaspettatamente la buona notizia riguarda frutta e ortaggi. «Alla luce dei dati disponibili, ottenuti con le procedure analitiche selezionate - scrivono gli esperti dell’Istituto superiore di sanità nel dossier su Giugliano - si evince che, al momento, la presenza dei composti organici volatili, maggiormente rilevati nelle acque dei pozzi, non influenza le matrici ortofrutticole coltivate nell’area oggetto di studio. Quanto detto lascia presupporre che non ci sia, per i Cov (le sostanze volatili cancerogene, ndr), un passaggio diretto di contaminazione dalle acque alla pianta e di conseguenza alla parte edibile della pianta stessa». Secondo i tecnici dell’Iss, insomma, frutta e ortaggi non sono avvelenati. Com’è possibile? «La spiegazione è che, a contatto con l’aria, le sostanze cancerogene volatili vaporizzano - sottolinea De Biase - Stiamo ora verificando che cosa succede nelle serre. A novembre avvieremo i primi esami. Nel frattempo, comunque, continuiamo a monitorare tutti i prodotti che crescono nei 2mila ettari».
Gli interventi
Il traguardo da centrare, cruciale per il destino di Giugliano e dei suoi abitanti, è la messa in sicurezza. Sono in corso le caratterizzazioni dei terreni e le gare per affidare gli appalti. Poi partiranno i lavori. In parallelo, però, occorre studiare altre contromosse utili: «È necessario modificare le norme in materia per intensificare i controlli sui prodotti ortofrutticoli in modo da offrire maggiori garanzie ai consumatori - aggiunge il commissario - È inoltre fondamentale l’istituzione di una banca dati con tutte le informazioni utili sull’emergenza ambientale. Così sarà più facile combatterla ed arginarla».
Eppure, assicura De Biase, «nonostante quest’emergenza i prodotti ortofrutticoli allo stato attuale non risultano avvelenati. Io sono pronto a mangiarli, raccogliendo l’invito di movimenti ed associazioni».
L’area nel mirino
Quasi un quinto del territorio di Giugliano è a rischio. Ma non si può essere certi che le altre zone siano sicure. «Al di là dei rifiuti tossici, quel pezzo di Campania è stato oggetto di un abusivismo edilizio sfrenato - denuncia il commissario - Così molte abitazioni e attività commerciali scaricano direttamente materiali e resti organici in falda». Ancora oggi la situazione appare fuori controllo. In alcuni pozzi, ad esempio, sono stati riscontrati livelli anomali di trielina, una sostanza utilizzata per smacchiare gli indumenti: «Non è escluso che qualche lavanderia industriale stia smaltendo illecitamente i rifiuti, che finiscono in quel mare magnum sotterraneo che è la falda acquifera».
Le analisi
Per vederci chiaro il commissariato alle bonifiche ha siglato un accordo con l’Istituto superiore di sanità. Gli esperti hanno quindi unito le forze e iniziato le indagini. Una volta verificato il livello di contaminazione della falda, i tecnici sono passati ai terreni agricoli eseguendo migliaia di prelievi. Nel rispetto delle norme in materia, i prelievi dei campioni sui terreni sono stati effettuati seguendo lo schema della «W» ovvero raccogliendo il materiale in più punti e mescolandolo. Ebbene in tre macro-aree su quaranta è stata riscontrata la presenza di inquinanti. Quali sono le località interessate? Quella alle spalle di Novambiente verso l’Asi, quella denominata San Giuseppiello, quella centrale tra la Resit e Masseria del Pozzo. La musica non cambia se si considerano le indagini sull’atmosfera mentre i rilievi relativi al sottosuolo (dieci metri di profondità e oltre) sono in corso di elaborazione.
I prodotti
Il quadro è drammatico ma inaspettatamente la buona notizia riguarda frutta e ortaggi. «Alla luce dei dati disponibili, ottenuti con le procedure analitiche selezionate - scrivono gli esperti dell’Istituto superiore di sanità nel dossier su Giugliano - si evince che, al momento, la presenza dei composti organici volatili, maggiormente rilevati nelle acque dei pozzi, non influenza le matrici ortofrutticole coltivate nell’area oggetto di studio. Quanto detto lascia presupporre che non ci sia, per i Cov (le sostanze volatili cancerogene, ndr), un passaggio diretto di contaminazione dalle acque alla pianta e di conseguenza alla parte edibile della pianta stessa». Secondo i tecnici dell’Iss, insomma, frutta e ortaggi non sono avvelenati. Com’è possibile? «La spiegazione è che, a contatto con l’aria, le sostanze cancerogene volatili vaporizzano - sottolinea De Biase - Stiamo ora verificando che cosa succede nelle serre. A novembre avvieremo i primi esami. Nel frattempo, comunque, continuiamo a monitorare tutti i prodotti che crescono nei 2mila ettari».
Gli interventi
Il traguardo da centrare, cruciale per il destino di Giugliano e dei suoi abitanti, è la messa in sicurezza. Sono in corso le caratterizzazioni dei terreni e le gare per affidare gli appalti. Poi partiranno i lavori. In parallelo, però, occorre studiare altre contromosse utili: «È necessario modificare le norme in materia per intensificare i controlli sui prodotti ortofrutticoli in modo da offrire maggiori garanzie ai consumatori - aggiunge il commissario - È inoltre fondamentale l’istituzione di una banca dati con tutte le informazioni utili sull’emergenza ambientale. Così sarà più facile combatterla ed arginarla».
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