Blitz sui sentieri di montagna contro l'accordo sulle indicazioni solo in tedesco. Il sottosegretario Biancofiore ha già ordinato 1526 segnali nuovi nelle due lingue
di Pierluigi Depentori
Altro che interrogazioni parlamentari, esposti in tribunale o proteste di piazza. In Alto Adige a risolvere la questione dei toponimi italiani cancellati ci hanno pensato residenti e turisti con uno strumento ben poco belligerante: un pennarello indelebile nero. Sì, perché negli ultimi giorni, dopo che è stata resa nota l'intesa Stato-Provincia sui 135 nomi italiani di sentieri, montagne e località da eliminare, c'è stata una vera e propria "corsa al ripristino" dei cartelli di montagna dell'Alpenverein, il Cai di lingua tedesca. Ed ecco che, magicamente, il Landshuter Europa-Hütte torna ad essere Rifugio Europa, e il Pfitscher-Joch-Haus ridiventa il caro e vecchio Rifugio Passo di Vizze. Sono decine i cartelli "ripristinati" in incognito e fotografati, e poi messi sui social network o mandati al quotidiano Alto Adige come medaglia da appuntarsi al petto, scatenando ferocissimi dibattiti tra italiani e tedeschi, tra integralisti totali (da ambo le parti) e fautori del bilinguismo, come se si stesse discutendo di un derby di calcio capace di cambiare le sorti del campionato.
Un esempio per tutti. Se capitate sul sentiero che vi porta alla malga di Naturno, sopra Merano, vi potreste imbattere in un cartello ufficiale dell'Avs con scritto Naturnser Alm, solo in tedesco. Siamo sul sentiero 30, vicino alla chiesetta di San Vigilio che dai suoi 1747 metri domina silenziosamente tutta la Venosta. La "banda del pennarello" entra in azione, e scrive a fianco del nome tedesco il toponimo italiano, Malga di Naturno. Qualche giorno dopo, la contro-imboscata: la "o" finale di Naturno viene trasformata in "s" con un pennarello bianco, e sotto ecco comparire una scritta che coi toponimi ci azzecca ben poco: "Fockn Walsche", che in dialetto sudtirolese significa "italiani di merda".
Da giorni l'Alto Adige sta vivendo una vera e propria "ebollizione politica", da quando cioè è stata resa nota l'intesa tra il ministro Graziano Delrio e il governatore altoatesino Luis Durnwalder per la cancellazione dei nomi. Centotrentacinque luoghi (dalla Forcella del Santo a Monte Sant'Anna, da Malga Zirago alla Forcella Mezdì) che a breve perderanno la loro denominazione italiana che sarà tolta definitivamente dai cartelli, dalle guide, e in pratica dalla storia. E se il ministro Delrio cerca di smorzare i toni e si dice "pronto a rimediare, ma lo spirito dell'intesa era all'insegna della convivenza", i politici locali - e non solo - sono usciti allo scoperto quasi all'unisono parlando di "accordo romano" passato sopra le loro teste. Il presidente del Cai bolzanino Giuseppe Broggi non ha dubbi: "In quella lista vedo nomi più che usati dalla comunità italiana, tagliarli non ha senso". E l'assessore provinciale Roberto Bizzo, uno degli uomini forti del Pd: "Basta agli accordi sottobanco, tra pochi "privilegiati", la politica esige trasparenza e condivisione". E giù bordate da parte del Pdl, di Sel e delle formazioni locali come Alto Adige nel Cuore e del suo battagliero esponente Alessandro Urzì: "Non si lasci che si compia un gesto di violenza inaudito". Urzì ha anche aperto un gruppo facebook in cui si invitano gli altoatesini a segnalare tutti i casi in cui il bilinguismo non viene rispettato.
La mossa a sorpresa l'ha fatta proprio ieri pomeriggio il sottosegretario altoatesino del Pdl Michaela Biancofiore: "Ho ordinato 1526 cartelli nuovi per un costo complessivo di circa 9.000 euro che andranno a sostituire quelli che il club alpino Alpenverein con un'azione spudorata e becera ha tolto", ha spiegato, invitando tutti i politici, non solo del centrodestra ma anche del centrosinistra e la popolazione ad aiutarla in questa azione di ripristino "con tanto di pinza e martello alla mano".
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