L'omicida: «Non me ne sono accorto»
di GIOVANNI LONGO BARI - A Bari non ci vuole credere ancora nessuno. Anche perché l’unico che può dare delle risposte, per ora, preferisce non parlare, fatta eccezione per una frase che avrebbe pronunciato a denti stretti, con la testa tra le mani, negli uffici della Questura di Bari: «Non me ne sono reso conto». Ma come si fa non rendersene conto? Come si fa a perdere la testa fino al punto di infierire sulla psichiatra che hai di fronte con oltre 30 coltellate?
Eppure è accaduto ieri mattina, alle 9,30, nel Centro di salute mentale del quartiere Libertà, dove Vincenzo Poliseno, di 44 anni, ha ucciso Paola Labriola, psichiatra di 53 anni. Prima dell’omicidio , l’uomo è stato nella sede della Circoscrizione Libertà, popolare quartiere del capoluogo, e prima ancora, ma non ci sono conferme, sarebbe andato nel Centro di salute mentale al quartiere San Paolo. L’ultimo colloquio, quello fatale, in via Tenente Casale dove a quanto pare Poliseno andava di rado, per curare un disagio psichico legato essenzialmente ai suoi problemi di dipendenza.
L’ultima visita risalirebbe a maggio. Una sorta di trattamento volontario, ricollegabile al vissuto di droga e di alcol. Chi lo conosce, dice che Poliseno avrebbe avuto problemi con l’hashish fin da ragazzino. Poi il lungo tunnel dell’alcol e i primi problemi con la giustizia. Piccoli precedenti, alcuni anni fa, più che altro per furto, gli sono costati, nell’estate del 2012, un cumulo di pene. Qualche mese agli arresti domiciliari e poi di nuovo in libertà. Si era rimesso in riga, dice qualcuno, ma continuava a vivere una situazione di disagio legata alla mancanza di un lavoro stabile.
Spesso l’omicida si rivolgeva ai Servizi sociali della Circoscrizione Libertà, il quartiere in cui risiede, per chiedere aiuti economici. Come ha fatto ieri mattina. In quell’ambulatorio al piano terra, con la porta chiusa per ragioni di privacy, dove si è scatenato l’inferno. «Ho sentito le urla, ho provato a intervenire, ma è stato tutto così veloce. Povera Paola», racconta un’infermiera.
Da queste parti capita spesso di vedere gente «strana». Qualcuno alza la voce. Allarmi che però cadrebbero troppo spesso nel vuoto. Alcuni medici hanno raccontato di varie aggressioni subite dal personale del Centro e di loro richieste di avere un servizio di guardiania. Vane. La questione, comunque, sarà affrontata anche nella riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato per oggi in Prefettura.
Ma chi avrebbe mai potuto immaginare che quell’uomo con pantaloni blu e maglietta blu a righe che faceva anticamera avrebbe potuto colpire la dottoressa con 30 coltellate?
Bloccato da un infermiere, Poliseno è stato consegnato agli agenti della sezione Volanti, agli ordini del vicequestore aggiunto Giorgio Oliva, che, in collaborazione con la Squadra Mobile, agli ordini del dottor Luigi Rinella, conducono le indagini coordinate dal pm Baldo Pisani e dal procuratore aggiunto Anna Maria Tosto. Dopo l’arresto in flagranza con le accuse di omicidio volontario e di detenzione illegale di arma da taglio, Poliseno è stato trasportato in Questura. Quando ne è uscito, circa cinque ore dopo, era sul sedile posteriore di una volante, a testa bassa, per evitare le telecamere e i fotografi. Indossava una camicia bianca, diversa da quella che portava quando ha ucciso la psichiatra.
Giunto in Procura, non ha risposto alle domande del pm. Nei prossimi giorni sarà fissata l’udienza di convalida dell’arresto davanti al gip, mentre domani il medico legale, il professor Giancarlo Di Vella, che ieri ha eseguito l’esame esterno del cadavere, effettuerà l’autopsia.
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