L’abuso sessuale è iniziato quando la ragazzina aveva tredici anni. Sorpresa anche nel sonno Alla sentenza l’uomo scoppia in lacrime: «Sono innocente». Ma il Dna dice che il bambino è suo
di Roberto Bo ALTO MANTOVANO. Per cinque anni ha violentato la figlia, costringendola ad avere rapporti sessuali con lui e cogliendola di sorpresa anche durante il sonno. Anche quando lei era appena una ragazzina di 13 anni. E alla fine l’ha messa incinta. Il bimbo è nato, il suo bambino, che contemporaneamente è anche quello di sua figlia. Ha sempre negato, ma l’esame del Dna non gli ha dato scampo. Ieri mattina in tribunale il 46enne, residente nell’Alto Mantovano, è stato condannato a dodici anni di reclusione. L’accusa, rappresentata dal capo della procura Antonino Condorelli, di anni ne aveva chiesti due in più. Nel corso dell’udienza l’imputato si è sempre proclamato innocente. Anche di fronte al test del Dna.
Alla lettura della sentenza l’imputato è scoppiato in lacrime. «Aspettiamo di leggere le motivazioni - ha spiegato il difensore – e poi valuteremo se fare appello, cosa che riteniamo probabile». L’uomo era finito in carcere nel febbraio di quest’anno, dopo la denuncia di quello che si ritiene essere l’ultimo episodio di violenza subito dalla figlia, datato novembre 2011. Lui ha sempre sostenuto di essere innocente e di non aver mai avuto rapporti con la figlia minorenne. Non ha nemmeno opposto resistenza all'esame del Dna che non ha lasciato dubbi. I risultati della perizia medica erano stati depositati nei primi giorni di dicembre. La sconcertante vicenda ha inizio nel 2007, quando la ragazza non ha ancora 14 anni. Nonostante si sia sempre opposta, ha dovuto sopportare quelle terribili attenzioni da parte del genitore. Le violenze avvenivano sempre nella loro abitazione e ovviamente quando erano assenti gli altri conviventi. Solo alla fine dello scorso anno la ragazza ha trovato la forza di denunciare il padre, grazie all'aiuto degli insegnanti della scuola che frequentava e a un gruppo di amici. Non poteva più fingere e tacere gli abusi perché iniziava ad accusare i primi sintomi della gravidanza.
A quel punto ne ha parlato con un famigliare, non la madre che vive all'estero. Subito la visita medica e la denuncia del suo stato di gravidanza, finita direttamente nelle mani dei carabinieri che hanno raccolto il racconto choc della ragazza. Da quel momento sono partiti gli accertamenti, che nel febbraio di quest'anno hanno portato all'arresto del 46enne. Ieri mattina il processo. La ragazza, ora maggiorenne, è seguita dai servizi sociali ed è stata da tempo trasferita in un comunità protetta insieme al figlio.
Alla lettura della sentenza l’imputato è scoppiato in lacrime. «Aspettiamo di leggere le motivazioni - ha spiegato il difensore – e poi valuteremo se fare appello, cosa che riteniamo probabile». L’uomo era finito in carcere nel febbraio di quest’anno, dopo la denuncia di quello che si ritiene essere l’ultimo episodio di violenza subito dalla figlia, datato novembre 2011. Lui ha sempre sostenuto di essere innocente e di non aver mai avuto rapporti con la figlia minorenne. Non ha nemmeno opposto resistenza all'esame del Dna che non ha lasciato dubbi. I risultati della perizia medica erano stati depositati nei primi giorni di dicembre. La sconcertante vicenda ha inizio nel 2007, quando la ragazza non ha ancora 14 anni. Nonostante si sia sempre opposta, ha dovuto sopportare quelle terribili attenzioni da parte del genitore. Le violenze avvenivano sempre nella loro abitazione e ovviamente quando erano assenti gli altri conviventi. Solo alla fine dello scorso anno la ragazza ha trovato la forza di denunciare il padre, grazie all'aiuto degli insegnanti della scuola che frequentava e a un gruppo di amici. Non poteva più fingere e tacere gli abusi perché iniziava ad accusare i primi sintomi della gravidanza.
A quel punto ne ha parlato con un famigliare, non la madre che vive all'estero. Subito la visita medica e la denuncia del suo stato di gravidanza, finita direttamente nelle mani dei carabinieri che hanno raccolto il racconto choc della ragazza. Da quel momento sono partiti gli accertamenti, che nel febbraio di quest'anno hanno portato all'arresto del 46enne. Ieri mattina il processo. La ragazza, ora maggiorenne, è seguita dai servizi sociali ed è stata da tempo trasferita in un comunità protetta insieme al figlio.
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