martedì 20 agosto 2013

Turista in viaggio nella bella Italia

 


 
Un viaggio nella bella Italia, amata dai turisti di tutto il mondo, può avere una controindicazione non trascurabile: l'extra è sempre in agguato.
Che si tratti di un conto shock per un cappuccino al bar, per un gelato pagato a peso d'oro o per una corsa in taxi di pochi minuti al prezzo di una notte in albergo, non sono pochi i turisti che si sono trovati il portafoglio alleggerito.

In alcuni casi si è trattato di vere e proprie truffe, in altri semplicemente di prezzi considerati troppo elevati per il bene offerto. Ma caro affitto, tasse e costi del personale di certo non trascurabili in Italia, difficilmente si potrà pretendere un prezzo "calmierato" nel centro storico di una grande città.

Lasciamo quindi decidere a voi, caso per caso, se le storie più eclatanti balzate alle cronache negli ultimi anni siano davvero sintomatiche di un pessimo comportamento italico verso i turisti o solo dei casi isolati che hanno purtroppo avuto una grande eco mediatica.
Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere commentando le singole storie.
 
 
 
Turista in vacanza a Venezia? Attenzione al supplemento musica.
Il 17 agosto 2013, sette romani in vacanza hanno pensato di prendere un caffè al "Lavena" di Piazza San Marco. Le voci di spesa riportate nello scontrino - prontamente fatto girare attraverso Facebook - lasciano pochi dubbi: 4 caffè a 6 euro (di cui uno con correzione nazionale a 4,20 euro) e tre amari al prezzo di 10 euro l’uno. Conto finale: 100,80 euro. Cosa c'è nel mezzo? 42 euro di "supplemento musica" (6 euro a persona).
Scontrino sicuramente shock ma del tutto regolare. "Ai turisti viene dato il listino nel quale sono indicati tutti i prezzi, compreso il supplemento per la musica" spiegano dal locale. Insomma, turista avvisato...
La polemica però - non del tutto nuova - sui costi delle consumazioni nella Venezia più "in" si è riaccesa. E come di consueto i commenti si sono divisi tra coloro che dicono che i prezzi non sono giustificati e che è una vergogna per l'immagine della città e chi replica che se si vuole sorseggiare caffè ascoltando musica in una delle piazze più famose del mondo si deve essere disposti a spendere. Nel mezzo ci sono gli esercenti, che sicuramente avranno dei costi non indifferenti in cui rientrare per quella posizione ammirata in tutto il mondo.
 
 
 
Nel giugno 2013 una famiglia dell'est Europa in vacanza a Roma si è fermata in un bar-gelateria nella centralissima via Cavour, a pochi passi dal Colosseo. Ha ordinato tre cappuccini e tre tiramisù con consumazione al tavolo. Il conto? 71,30 euro.
Il turista, che ha denunciato la vicenda al Codacons, dopo aver letto il prezzo della sua consumazione ha chiesto lumi ai camerieri del locale. Ha scoperto così che gli avevano addebitato 15 euro ogni fetta di torta, 5 euro a cappuccino e 12 euro di una non precisata tassa per il servizio.
 
 
Nel maggio 2013 è rimbalzato su tutti i principali siti inglesi il caso dei quattro turisti inglesi che vicino Piazza di Spagna avevano pagato 64 euro per quattro coni gelato. Mangiati in piedi. La denuncia era partita dall'Independent (che titolò niente meno che "Rome's ice-cream 'mafia': The family dynasty with a stranglehold on Italy's street food") che in un articolo durissimo aveva approfittato del caso (legato a un nome noto del cibo d'asporto romano) per sparare a a zero su presunti monopoli commerciali e sul "mercato grigio" italiano, definito come "huge “grey economy” that was not run by organised crime, but was not entirely legitimate, either".
In breve la notizia era stata ripresa anche dagli altri quotidiani online. Nello screenshot l'articolo pubblicato sul noto DailyMail con tanto di foto dei turisti che mostrano mestamente lo scontrino incriminato.
La gelateria si è giustificata dicendo che i prezzi erano esposti ovunque (alcuni coni arrivavano anche a 20 euro l'uno) e che comunque all'interno si trovavano 7 etti di gelato.
 
 
Nel febbraio 2013 due turisti danesi, in vacanza a Venezia, hanno pagato per una cena in un ristorante-pizzeria vicino a campo Santa Maria Formosa a Venezia ben 600 euro. Gli era stato chiesto se volevano anche degli scampi nella frittura, un extra all'apparenza innocente che però ha fatto lievitare notevolmente il conto.
A quanto pare nel menù era indicata la "frittura speciale" ma né il cuoco né i camerieri avevano specificato che l'aggiunta degli scampi trasformava la "normale frittura" in quella superlusso.
I due turisti hanno fatto scoppiare un vero e proprio caso diplomatico, coinvolgendo l'ambasciata italiana in Danimarca, il ministero degli Esteri e, ovviamente, i Carabinieri.
 
 
 
Nel 2011 è stata Firenze a dare il via all'estate dei raggiri ai turisti. Le vittime si chiamavano Sara e Hans Peter Ehrlich, due cittadini tedeschi di Friburgo in visita nel capoluogo toscano. Il loro errore è stato quello di aver scelto la gelateria sbagliata per fare una pausa nel corso della loro passeggiata a Ponte Vecchio. E hanno pagato 27 euro per un cono maxi e una coppa di gelato presi al bancone.
A raccontare la vicenda è stata Caroline Wasserfuhr, la proprietaria del bed&breakfast dove stavano i due turisti tedeschi, in Valdera. "Mi hanno mostrato lo scontrino e ho capito che era tutto vero", ha detto la donna, che ha poi deciso di offrire alla coppia una bottiglia di vino rosso per fargli dimenticare la sgradevole esperienza. Tutto regolare comunque: la gelateria in questione aveva i prezzi regolarmente esposti.
 
 
Nell’agosto del 2011, il conto è andato di traverso ai magnati russi della chimica Shami Gabdullin e Irek Boguslavsky, che in Sardegna hanno pagato 2 mila 123 euro per un pranzo a cui erano presenti tre famiglie con bambini. 15 persone in tutto. I due milionari si sono rivolti all' Unione dei consumatori di Olbia e hanno sporto denuncia. Sostenevano anche che i prodotti non fossero poi così freschi e di aver ordinato solo tre bottiglie di vino e un’insalata. Pretendevano le scuse del proprietario ma non un risarcimento. Secondo la versione del proprietario del locale di Baja Sardinia , le cose sono andate diversamente, ed è stato lui a decurtare di 400 euro il costo del pranzo, chiedendo alla comitiva di andarsene. Per il ristoratore avrebbe chiesto svariati primi, e 12 kg di pesce fresco
 
 
 
Nel febbraio 2011 un turista americano che alloggiava in un albergo romano ha chiamato la reception chiedendo soccorsi per la moglie. Arrivato in ospedale con l'ambulanza privata, è stato raggiunto dall'autista e dal barelliere, che gli hanno presentato un conto di 1300 euro da saldare sull'unghia e in contanti. Il turista ovviamente non aveva quella somma con sé e, intimorito dall'aggressività dei due, gli ha dato gli 85 euro di cui disponeva. Di tutta risposta si è visto sottrarre il portfolio, che è stato alleggerito dei restanti 100 euro.
Tornati in albergo sono continuate le minacce al resto della famiglia e a quel punto è intervenuta la polizia. Si è scoperto così che dalla reception era stata chiamato un numero di emergenza sanitaria privata e che "fiutando l'affare", non è stato comunicato ai malcapitati turisti che il tutto era a pagamento. La somma truffata è stata restituita al turista americano dal proprietario dell'albergo.
 
 
 
È successo in un bar di piazza del Popolo. "I prezzi sono esposti", si è difeso il proprietario del locale
Lo "scontrino della vergogna" spopola sul web con tanto di foto. Il cliente ha provato a dire la sua e a contestare il conto, ma non c'è stato nulla da fare. E ha dovuto pagare 10 euro per due caffè, cinque euro per la bottiglietta d'acqua e, come se non bastasse, 2,55 euro per il servizio al tavolo. "I prezzi sono esposti", si è difeso il proprietario del bar.
 
 

Nessun commento:

Posta un commento