lunedì 16 gennaio 2012

Inchiesta sanità arrestato primario ospedale Castellaneta


BARI – Con le accuse di corruzione, turbativa d’asta e falsificazione ideologica di atti pubblici, è stato posto agli arresti domiciliari il direttore della struttura complessa di ortopedia e traumatologia dell’ospedale di Castellaneta (Taranto), Vito Nicola Galante. L’arresto è stato disposto dal gip di Bari ed eseguito da militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza.


L'ordinanza cautelare riguarda un’ampia indagine avviata dalla procura di Bari sulla gestione della sanità pugliese. In particolare, scaturisce dagli accertamenti svolti sui rapporti esistenti tra Galante e gli imprenditori baresi Gianpaolo e Claudio Tarantini, ritenuti soci occulti ed amministratori di fatto della Tecno Hospital Srl, riguardanti la fornitura di protesi e trapani ortopedici destinati alle Unità operative di ortopedia di vari presidi ospedalieri della Asl di Taranto.

Secondo l’accusa, Galante «ha ricevuto ovvero accettato la promessa» dei fratelli Tarantini (che sono indagati) relativa a «titoli di viaggio, soggiorni presso strutture alberghiere, miglioramenti della propria posizione professionale» al fine di «compiere atti contrati ai doveri di correttezza ed imparzialità inerenti alla sua funzione di pubblico ufficiale». Il primario – sempre secondo la procura – ha infatti acquistato dalle aziende dei Tarantini dispositivi ortopedici «omettendo ogni valutazione in relazione all’infungibilità e/o insostituibilità» delle protesi «ovvero alla comparazione dei costi con altri prodotti aventi caratteristiche tecniche e finalità similari, così asservendo la funzione pubblica al soddisfacimento dei propri interessi».

Galante è inoltre accusato di aver turbato una gara indetta dal direttore generale dell’Asl di Taranto relativa all’acquisto di 'trapani ortopedicì destinati alle Unità operative di ortopedia di vari presidi ospedalieri, consentendo la partecipazione al pubblico incanto di alcune imprese nonostante fosse a conoscenza che le stesse erano riconducibili ad un unico centro decisionale (fratelli Tarantini), in violazione al Codice degli appalti. Secondo le stime della Guardia di finanza, i profitti derivanti dai reati contestati a Galante ammontano a oltre 600mila euro: per questo agli indagati (tra cui i fratelli Tarantini) sono stati sequestrati beni mobili (autovetture) ed immobili (abitazioni) e somme (conti correnti bancari e titoli). Il gip che ha ordinato l’arresto, Alessandra Piliego, a quanto si apprende, si è dichiarata incompetente per territorio e ha disposto la trasmissione degli atti alla magistratura tarantina.

Nessun commento:

Posta un commento